La prima volta fu nel 18 dopo Cristo. Ottaviano Augusto, princeps, primo tra pari, dell’impero romano, iniziò la tradizione di concedere un periodo di riposo ai sudditi nel mese che portava il suo nome, agosto, appunto. Nacquero così le Feriae Augusti dalle quali, attraverso giri immensi, siamo arrivati al nostro Ferragosto, festività solo italiana, sovrapposta alla festività cristiano-cattolica dell’Assunzione di Maria, a sua volta sovrapposta a una serie di festività pagane che celebravano le divinità protettrici dell’agricoltura. Nella sostanza, non è cambiato molto, il concetto italico di Ferragosto, periodo in cui ci si riposa dopo aver finito il raccolto di luglio e in attesa delle fatiche della vendemmia di settembre, traslato al concetto delle ferie tipico del boom economico della seconda metà del ‘900, quando tutte le grandi fabbriche italiane chiudevano nel mese di agosto e milioni di dipendenti riuscivano, in qualche modo a partire per la “villeggiatura”, che fosse in hotel, in una pensioncina, in tenda o in casa di parenti. Ancora oggi, nel 2024, senza che vi sia una ragione tecnica a giustificarlo, a parte il caldo, ma ormai superato dall’aria condizionata in quasi ogni ambiente lavorativo, agosto resta il mese delle ferie: non più di un mese, magari solo di qualche giorno, che comprenda, ovviamente il 15 agosto. In origine, comunque le Ferie Augusti partivano il primo di agosto in ricordo della vittoria dell’esercito di Augusto su Marco Antonio e Cleopatra che determinò la presa di Alessandria, nel 30 avanti Cristo. La propaganda politica autocelebrativa era già una prerogativa del potere e Ottaviano era già un sublime maestro nell’esercitarla senza far percepire palesemente la ricerca di consenso politico. A ridosso delle idi di agosto, il giorno 15 per capirci, c’erano poi due feste religiose pagane di origine antichissima, alle quali i romani erano profondamente legati: il 13 agosto era il giorno in onore di Diana dea della caccia e della fertilità e le celebrazioni venivano fatto nel tempio a lei dedicato sul colle Aventino. Il 17 agosto i Romani festeggiavano Portunno, dio protettore dei porti e Giano, quello bifronte: uno sguardo al passato e uno al futuro; il 19 agosto c’erano le feste Vinalia rustica che celebravano l’uva matura e si facevano riti che aprivano la vendemmia; il 21 agosto era il giorno dedicato alle Consualia, antiche feste romane istituite da Romolo e dedicate al Conso, il protettore dei raccolti e dei granai. A chiudere il mese delle “feriae” c’erano gli Opiconsiva, feste in onore della dea Opis, collegata a Conso in quanto, anche lei protettrice del grano nei granai, il cui simbolo era la cornucopia.
Quindi la caratterizzazione di agosto come mese del riposo e delle feste per le divinità ha radici profondissime e molto italiche. Il passaggio a trasformare le feriae augusti in una festa cristiana avvenne, come per tutte le altre festività del calendario ecclesiastico, con la semplice sovrapposizione alle feste pagane ormai consolidate nella memoria collettiva. E quindi, nel V° secolo dopo Cristo, la Chiesa, fece una specie di summa di tutte le feste pagane intorno al 15 di agosto e scelse quella data per celebrare l’assunzione in cielo di Maria. La festa dunque sopravvisse per secoli nella connotazione cristiano cattolica e ci vollero secoli per darle quei connotati di festa di fine estate, con gite, barbecue, fuochi d’artificio che conosciamo oggi. La tradizione del gita di Ferragosto cominciò in epoca fascista e nell’ambito dei dopolavoro di vari mestieri che iniziarono a proporre gite popolari. Il regime istituì addirittura dei treni speciali, per lo più di terza classe, che restarono in uso dal 1931 al 1939, e che erano rivolti soprattutto alle classi meno abbienti. I treni di Ferragosto, come venivano chiamati, erano attivi dal 13 al 15 agosto per quelle che erano conosciute come gite di un sol giorno e pur dovendo restare in un raggio di circa 100 chilometri, massimo 200, permisero a molte persone di conoscere il territorio italiano. Da allora il 15 di agosto è diventato l’appuntamento imperdibile di ogni estate, spesso, come oggi, il saluto all’estate che, ahimè, se ne sta andando, alla stagione in cui esplodono la luce, i colori, il caldo, il mare, le vacanze, la voglia di staccare da tutto, anche solo per un giorno. Il vero capodanno dell’anima. Come cantavano i Righeira: “L’estate sta finendo, un anno se ne va…”.