foto di Silvia Meacci
Le pesche con il vino: un dessert dolce e profumato, intimamente legato alla natura e al territorio. Tradizionale, anche, ma non distintivo della Toscana, anzi, forse più associato al sud dell’Italia, dove si è diffuso come versione semplificata della sangria, portata dagli spagnoli. Solo pesche, vino, forse un po’ di zucchero e spezie. A Firenze, tuttavia, l’abitudine di tuffare pezzi di pesca nel vino rosso a fine pasto è una piacevole abitudine estiva, tipica già nelle case contadine. Le pesche col vino erano presenti addirittura ai tempi dei Medici al termine di banchetti fastosi e nuziali. Il ricevimento per il matrimonio di Maria de’ Medici e Enrico IV di Francia, celebrato per procura, fu uno dei più sontuosi della storia. Immaginate il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, illuminato con innumerevoli lumi, addobbato a festa con statue di zucchero scolpite dal Giambologna, tavagliato di pregiato lino. Furono serviti 26 piatti freddi, due sequenze di piatti caldi ( rispettivamente da 18 e 10 portate ), un servizio da dare “in credenza”, formaggi, cialdoncini e frutta, tra cui le “pesche in vino”. Auspicio di felicità ? Ancora oggi le spose cinesi portano fiori di pesco come augurio opulenza.
Per questo Ferragosto mi sono procurata delle pesche di Rosano, una località nel comune di Pontassieve, vicino a Firenze. Sono frutti particolarmente profumati, non troppo permeabili, capaci invece di rilasciare il loro profumo al vino. Esistono gialle, bianche e percoche. Taglio queste ultime a pezzi e le inondo di un vino rosso leggero cui la pesca dia tutte le sue note aromatiche. Forse aggiungo una puntina di zucchero. Forse. Mentre il tutto riposa in frigo, scelgo dei bicchieri a coppa di fattura antica per servire le mie pesche. Il gusto deciso e asprigno del vino si arricchisce dell’aroma delle pesche la cui polpa croccante e gustosa a sua volta cangia sotto la leggera marinatura nel vino. Per una cena più raffinata si potrebbe utilizzare del Prosecco di Valdobbiadene, affogarci le pesche e servirle in un flûte, magari decorando con della menta fresca. Connubio semplice questo tra due ingredienti antichi: il vino e ancora di più la pesca. Recentemente nello Yunnan, in Cina, sono stati infatti ritrovati dei noccioli fossili che pare risalgano a due milioni e mezzo di anni fa. Da là giunse in Persia e poi a Roma nel I secolo d.C. La chiamavano Mala persica ( mela della Persia). La sua coltivazione si diffuse nei giardini dei monasteri in tutta l’area mediterranea grazie a Alessandro Magno.
Buon Ferragosto!