prima parte
E così eccomi in viaggio per Montegrosso d’Asti una località del Monferrato dove faccio scorta di “Carbuné” una magnifica e robusta Barbera, che nasce sulla collina cru che un tempo apparteneva ad un carbonaio, da qui il nome, e di Chardonnay.
Proseguo poi per Canale d’Alba nel cuore del Roero, dove una volta giunto sulla collina della Madonna di Loreto, faccio rifornimento di Arneis, uno splendido e profumato vino un tempo chiamato anche nebbiolo bianco perché coltivato ai margini dei ben più pregiati vigneti di Nebbiolo.
Il suo nome, come mi hanno raccontato gli amici produttori, può derivare dal fatto che viene coltivato su colline sabbiose (reneise in piemontese) oppure perché un tempo, tendendo a spumeggiare, fosse un “arnese” difficile da domare, prima che le moderne tecniche di vinificazione avessero ragione di quella sua eccessiva esuberanza; non posso certo tralasciare di rifornirmi di Nebbiolo un vino che, se prodotto in altri più blasonati comuni, può essere denominato Barolo o Barbaresco.
Proseguo il mio viaggio ed all’ora di pranzo eccomi a Barbania, nel Canavese, dove mi attendono i cari e fraterni amici a cui sono legato da quasi sessant’anni.Giovani colleghi di lavoro, furono la prima coppia di amici, eravamo tutti poco più che ventenni, conosciuti dopo il nostro arrivo a Torino e da allora abbiamo continuato a frequentarci anche dopo il nostro ritorno in Toscana. Abitano in una bella villa ai margini di questo ameno paese, posto a 362 metri di quota su di una collina, ai confini del pianalto della Vauda, nella parte sud-occidentale del Canavese.
Di queste parti è originaria la famiglia di Guido Gozzano, poeta crepuscolare al quale mi sono sentito sempre profondamente legato e che è stato, con i suoi versi, artefice di una svolta determinante per il mio futuro. Nel 1963, superati i primi test per accedere ad una borsa di studio, mi trovai davanti, per il colloquio successivo, un esaminatore ieratico, imponente, con due baffi rossicci ed un forte accento piemontese, il quale, per saggiare le mie conoscenze in letteratura, mi chiese chi fossero i miei autori preferiti; non ebbi un attimo di esitazione: Giovanni Verga e Guido Gozzano. E – proseguì lui – “saprebbe recitarmi qualche verso?”. Non aspettavo altro. Partii con la Signorina Felicita, ovvero la Felicità.
“Ogni giorno salivo alla tua volta,
pel soleggiato ripido sentiero
il farmacista non pensò davvero
a un’amicizia così ben accolta,
quando ti presentò la prima volta
l’ignoto villeggiante forestiero…”
Man mano che andavo avanti vedevo i suoi occhi illuminarsi, fino a quando mi fermò e, stringendomi la mano, mi disse “Complimenti, grazie, vada pure”. Due giorni dopo fui chiamato a Torino per il colloquio finale.
Il Canavese, e più precisamente proprio Barbania, ha dato i natali a Bernardino Michele Maria Drovetti collezionista d’arte, esploratore e diplomatico italiano al servizio dalla Francia, in qualità di Console generale in Egitto, al quale si deve la raccolta di antichità che ha dato vita al Museo Egizio di Torino.
continua…