Ci sono storie che, pur sembrando assurde e campate in aria, meritano a volte di essere lette o ascoltate, perché deliziano tanto quanto la lettura di una novella, di un romanzo o della visione di un film. Proprio la letteratura e la filmografia sono piene zeppe di avventure nelle quali, ignari o consapevoli, personaggi viaggiano nel tempo e nello spazio, abbattendo barriere tecnologiche che ai giorni nostri sembrano davvero insormontabili. Certo non bisogna nemmeno pensare che tutto faccia parte di un complesso di limiti invalicabili, se pensiamo per esempio ai film di fantascienza di quaranta o cinquanta anni fa, cose che per il tempo erano davvero fantascientifiche e che oggi fanno parte del quotidiano o comunque non sono ammantate di quel velo di irraggiungibilità che allora le avvolgeva.
La prima storia che mi torna in mente e che all’epoca fece scalpore, sebbene fosse chiaro che fosse tutta una montatura, è quella di John Titor. Il 02 novembre del 2000 apparve un post col nickname di Timetravel_0, su un forum specializzato per appassionati di viaggi nel tempo. La storia che proponeva era, in tutta sostanza, quella che lo vedeva come un marine originario di Tampa, in Florida, proveniente dall’anno 2036, inviato con la specifica missione di recuperare un computer IBM 5100, uno dei primissimi computer portatili in commercio, perché dotato di caratteristiche e di potenzialità mai del tutto rivelate della casa costruttrice. Per avvalorare il suo racconto, il sedicente Titor affermò che le teorie sul multiverso, elaborate dai fisici quantistici Hugh Everett e John Wheeler, erano esatte e per dargli ancora più peso, rivelò alcune immagini sul futuro che attendevano l’umanità: una guerra civile che avrebbe sconvolto gli Stati Uniti nel 2004 ed una terza guerra mondiale con oltre tre miliardi di morti nel 2015. Continuò a scrivere messaggi fino al 24 marzo 2001, quando, nel suo ultimo messaggio preannunciò il suo ritorno, se così si può dire, nel 2036. Dopo fu il silenzio rotto solo il 21 marzo 2004 da Timetravel_1 che annunciò la morte di Titor.
Certe storie, per quanto siano intriganti e avvincenti, sono però dure da smontare, perché ancor oggi, in molti, credono ancora alla veridicità di Titor e a nulla valsero le dichiarazioni di un uomo di nome Samson Rodriguez, che ammise di essersi inventato tutto per il solo gusto di fare uno scherzo, che a questo punto potremmo dire riuscitissimo. A nulla è valso far sapere che nessun Titor è mai nato a Tampa nel 1998 e che il professor Robert Brown fisico all’Università Duke di Durham (North Carolina), analizzando i dati scientifici citati dal protagonista nei suoi racconti, abbia dichiarato che il viaggio nel tempo a quelle condizioni, sarebbe impossibile sia teoricamente che materialmente.
Altra storia, un po’ più recente, ma che grazie agli onnipresenti social media, torna di tanto in tanto è quella che riguarda un altro americano, Randy Cramer che, invece di affermare di essere stato nel futuro, racconta di aver vissuto per ben diciassette anni su Marte. Il capitano Kaye, così preferisce farsi chiamare, avrebbe fatto parte di un gruppo di Marines, sempre loro, selezionati fin da bambini, per essere addestrati ad un livello di maggior efficienza ed obbedienza sul campo di battaglia. Dislocati in una base super segreta e super nascosta sul pianeta rosso, associati al progetto “Mannequin”, sarebbero stati oggetto di un addestramento tendente ad annientare ogni freno inibitorio, ogni dubbio morale ed ogni forma di disobbedienza con lo scopo di difendere le colonie umane sia su Marte, sia su Titano, e, soprattutto, a non farsi alcun problema ad eliminare ogni forma di vita nemica che si opponesse a loro. Sì, perché su Marte, non ci siamo solo noi umani, ma pure colonie di rettiliani, esseri abbastanza docili coi quali si può discutere, e anche colonie di insettariani coi quali invece è meglio non avere a che fare. Un po’ come quando torniamo a casa tardi, brilli, e troviamo nostra moglie che ci aspetta sulla soglia di casa. Per evitare che nessuno venga a sapere nulla di quanto accade sul pianeta rosso, viene usata in maniera un po’ complicata, una macchina del tempo, in modo da non permettere ai futuri soldati di sapere cosa stia realmente accadendo. Compiuti i 17 anni, l’addestramento viene ritenuto concluso e l’inquadramento nella “Mars defence force” è automatico. Se andiamo in rete a cercare notizie sul capitano Kaye, possiamo trovare ulteriori informazioni, sempre più particolareggiate, sempre più incredibili, ma è proprio questo aggettivo che deve farci drizzare le antenne.
Se stessimo parlando di fiction, come ho accennato all’inizio, gli appassionati del genere avrebbero di che vivere per anni, contribuendo, con la propria fantasia, ad arricchire un mondo fatto di esseri con tre occhi, venti braccia e chissà che cos’altro. Il problema è che un numero esagerato di persone nel mondo, ritiene veritieri racconti del genere e diventa davvero difficile fargli capire che fantasia e realtà sono separati da una sottile membrana attraverso la quale, notizie ed informazioni possono e devono viaggiare ma sempre filtrati da un elemento di ragionevolezza e di discernimento.
Possiamo ancora una volta dare la colpa all’eccessivo credito donato alle piattaforme social? O forse dobbiamo pensare che il mondo in cui viviamo ci sottopone a stress così persistenti che preferiamo credere a storie del genere, piuttosto che alla verità di tutti i giorni? Ognuno di noi si dia una risposta.