foto di Pietro Marchini
Sono, anzi ero, e forse sarò ancora il Centro Culturale Amendola, ma ho la netta sensazione che senza il convinto appoggio della popolazione, non lo sarò più. Certo gli impegni della Pro Loco e le assicurazioni dell’amministrazione comunale, dovrebbero far pensare ad un futuro migliore, ma sono troppe le incurie che riguardano in particolare Avenza, un tempo passaggio per i viandanti della via Francigena: l’ex-scuola Leonardo da Vinci, la palazzina ex-Cat, il Mercato Coperto “di detriti”, le bonifiche della Zona Industriale, ecc. Mancano i soldi per affrontare il tutto, ma, intanto si spendono 80 mila euro di fuochi artificiali per il breve sollazzo di chi viene in vacanza e molti altri per i cosiddetti eventi dell’estate. Tutto lecito, ma il territorio continua a soffrire, e io questi eventi li considero “armi di distrazione di massa”, per distogliere il cittadino dalle sempre più gravi inadempienze che incombono sulla sua vita 365 giorni l’anno. Avenza merita ben altra attenzione, date le sue origini o quello che si chiamano le sue “radici”. Il codice Pelavicino nell’anno 950 riporta un atto che riguarda un certo Gherardo, che in questa località risiedeva. Per vedere, nel luogo, una intera comunità bisognerà attendere il 1180, anno di fondazione del nuovo borgo. È durante il dominio vescovile che il borgo viene fortificato e costruita una rocca, che sarà poi ripresa e ingrandita sotto Castruccio Castracani e dai suoi successori fino al XVIII secolo, quando la fortezza con quattro torrioni, le mura di cinta, una casa castellana e un rivellino, si poteva osservare nel suo integrale aspetto. Nell’antica piazza del borgo murato troviamo la chiesa di San Pietro, è l’Ecclesia Sancti Petri del 1187. Molte sono le opere d’arte che essa nasconde, alcune risalgono al medioevo come la luna marmorea simbolo della città di Luni, un crocifisso ligneo del XII secolo e una immagine sacra in stile gotico del XIV scolpita nel marmo, alcune statue e il fonte battesimale appartengono al Cinquecento, il pulpito e due altari sono del Settecento, altre e preziose opere risalgono al XIX secolo fra cui l’organo dell’empolese Serafino Paoli e il Trittico Ringli del 1438, raffigurante s. Pietro tra Sant’ Antonio Abate e Santa Maria Maddalena. Da non dimenticare che la luna è anche il simbolo riconosciuto del borgo di Avenza, lo possiamo trovare nella facciata della chiesa, di alcune case e nel pavimento di piazza Finelli.Avenza segue gli avvenimenti storici con la massima attenzione e partecipazione ed è durante il Risorgimento che il carattere anarchico e mazziniano dei suoi abitanti emerge in modo netto. Nel 1848 questa comunità si stacca di fatto da Carrara per aderire allo stato sabaudo di Carlo Alberto, proclamandosi Governo Provvisorio con la reggenza di Pietro Menconi e Pietro Crudeli. Ed è ancora nel 1859, primo atto del costituendo Stato italiano, che il nostro borgo viene riconosciuto dalle autorità nazionali come comune autonomo.
Come è possibile che una comunità immersa in tanta storia, sia stata privata, fin dal 2012, del suo centro culturale di aggregazione non solo degli avenzini, ma di tutto il territorio carrarese? Iniziai la mia attività nel 1980 insieme alla attigua biblioteca progettata dall’architetto Aldo Pisani e posso affermare di essere orgoglioso di avere ospitato molteplici rassegne culturali, convegni e riunioni, fui anche sede dell’Università del tempo libero, oltre a numerose recite scolastiche.
Spero di rivedervi prima dello scadere del secolo.
Con affetto: Centro Culturale Giorgio Amendola.