Voglio raccontarvi la storia di una scuola, di un’istituzione importante, toscana, di fama mondiale. Nel 1810 la Toscana era una provincia dell’impero francese sotto Napoleone Bonaparte. Proprio Napoleone volle creare, a Pisa, un istituto che avesse la missione di formare insegnanti di scuola media superiore: era il 22 febbraio del 1811. La prima sede della nuova scuola fu il convento di San Silvestro. L’educazione degli studenti era composta da ordine militare e didattica, facendo riferimento alla scuola francese. La Scuola Normale era destinata agli alunni di età compresa tra i diciassette e i ventiquattro anni, che si erano distinti nei vari licei. La Scuola Normale di Pisa ebbe vita breve, il 6 aprile del 1814 Napoleone firmò l’abdicazione e il granduca Ferdinando III rientrò sul trono di Toscana. Sembrava tutto finito, invece un decreto granducale del 1817 sancì il ripristino degli antichi cavalieri di Santo Stefano. Il processo di riattivazione fu lungo e si concluse nel 1843 con la creazione di un convitto di giovani nobili da formare alla Scuola Normale. Solo nel 1846, il granduca Leopoldo II di Lorena, con un Motu proprio granducale, istituì la Scuola Normale Toscana, chiamata anche Imperial Regia Scuola Normale, in quanto legata al sistema austriaco. Lo scopo era sempre quello di formare maestri e professori delle scuole secondarie. Le materie studiate erano filosofia e filologia, con qualche contaminazione di scienze fisiche e matematiche. I moti risorgimentali, ovviamente, toccarono da vicino la Scuola Normale e la trasformazione in Stato unitario, malgrado il tentativo del governo provvisorio toscano nel 1860, ne modificò il nome in Scuola Normale del Regno d’Italia: correva l’anno 1862. La Scuola Normale cambiò il suo ordinamento interno, lo Stato era laico e pertanto furono eliminati gli esercizi religiosi e confessionali, mantenendo il suo scopo didattico di formazione dei docenti per gli studenti italiani. Con l’avvento del fascismo e con la Riforma Gentile del 1927, la Scuola Normale perse la funzione abilitante, mantenendo quella preparatoria all’insegnamento. Il Regime vide nella Normale una fucina di idee, un laboratorio, e per tale motivo ne prese il totale controllo, anche con una feroce repressione che portò all’arresto di tre normalisti accusati di attività antifasciste. Divenne commissario il filosofo Giovanni Gentile, fascista per caso, che ampliò la platea degli studenti e istituì per i più meritevoli la gratuità degli studi. Il drammatico periodo bellico non fermò l’attività della Scuola Normale, seppure con grandi difficoltà logistiche. Alla fine della guerra, la Normale rimase sotto la dominazione tedesca, in quanto facente parte della Repubblica di Salò. Pisa fu bombardata molto pesantemente e si avvicendarono i rettori. Dopo la liberazione, Luigi Russo e il matematico Leonida Toninelli avviarono la ricostruzione, anche con raccolte finanziarie da parte dei privati. Con un salto temporale arriviamo al 1959, quando fu ammessa la prima studentessa e fu istituita una sezione femminile. Negli anni sessanta dello scorso secolo, la Scuola Normale subì la concorrenza delle altre università, che erano meno settarie e più aperte allo studio di massa. Nel 1964, il nuovo rettore Gilberto Bernardini cambiò leggermente la vocazione della Normale, rinunciando ai collegi medici e giuridici. Il 1968 e il fervore di contestazione che infiammò l’Europa, non risparmiò la Scuola Normale. Gli studenti misero in discussione l’impostazione e i regolamenti fondanti, oltre che l’intero sistema universitario, considerato ormai obsoleto per il mondo che stava cambiando. Si stabilì l’ampliamento del corpo docente interno, il potenziamento delle strutture di ricerca e l’aumento del numero degli allievi ammessi ai corsi ordinari e di perfezionamento. Furono anche gli anni di nuove sedi della Scuola Normale. Dopo la sede storica di Pisa, nacque quella di Cortona in provincia di Arezzo. Negli anni ottanta dello scorso secolo avvenne il riconoscimento del diploma di perfezionamento della scuola al titolo di dottore di ricerca, rilasciato dagli atenei italiani. Nel 2013, la Scuola Normale di Pisa incorporò l’Istituto italiano di scienze umane di Firenze, che divenne il Dipartimento di scienze politico-sociali della Normale, con sede a palazzo Strozzi nel capoluogo toscano. Oggi la Scuola Normale è strutturata in due classi, una di Lettere e Filosofia e una di Scienze con un Dipartimento di Scienze politico sociali. Tra gli studenti della Scuola Normale di Pisa si annoverano: Giosuè Carducci, Enrico Fermi, Carlo Rubbia, Giovanni Gronchi, Carlo Azeglio Ciampi. Il sogno di Napoleone di formare nuovi docenti in grado di insegnare, si è modificato, ma forse non ha perso la sua connotazione, fornire i migliori strumenti del sapere per rendere edotti gli studenti di allora e di domani.