Il tema dell’edizione 2024 della rassegna “Donna anima e corpo”, storico e prestigioso appuntamento culturale dell’estate carrarese, era l’immensità e, meglio che con i dei due incontri che hanno animato la serata finale di venerdì 19 luglio, il concetto di immensità non poteva essere spiegato. Interessante, attualissimo e coinvolgente il dialogo con il professor Luigi Zoia, luminare mondiale della psicoanalisi junghiana, condotto dalla sempre accurata e attenta Marta Matteini, nel quale il professor ha trattato tematiche che hanno dato agli settatori importanti spunti di riflessione come la reale differenza tra la percezione comune e la realtà su temi come il terrorismo islamico.
Ma a prendersi letteralmente la scena è stata, senza ombra di dubbio, Lucilla Giagnoni, attrice e autrice teatrale, che lavora anche in radio e televisione, direttrice artistica del Teatro Faraggiana di Novara. È stata Lucilla Giagnoni ad aprire la serata con un monologo, scritto da lei, come tutti i testi che interpreta, che ha indagato l’immensità, creando un percorso affascinante tra poesia, scienza e sentimenti. Attraverso un’interpretazione da brividi di alcuni brani tratti da “La ginestra” e de “L’infinito” di Giacomo Leopardi, passando per le più moderne teorie di astrofisica, rimbalzando su brani di Emily Dickinson e Wislawa Szymborska, ma anche sugli antichi testi poetici dei Veda, dopo essere partita dalle parole dell’Immensità di Don Backy, Giagnoni ha trascinato il pubblico, sempre più coinvolto nella sua trattazione, in un crescendo esplosivo, fin dentro l’anima e il cuore di ognuno, la sede estrema e infinita dell’immensità.
Una grandissima apertura di serata e una delle migliori performance passate sul palco di Dogliani. A seguire, come sempre , un folto pubblico che ha tributato ai protagonisti lunghi applausi. Per Margherita Dogliani, mente e motore della rassegna, è arrivato anche il riconoscimento ufficiale della Regione Toscana con una targa che le è stata consegnata a inizio serata dal consigliere regionale Giacomo Bugliani.