Il 13 luglio è rimbalzata sui mezzi di informazione di tutto il mondo la notizia dell’attentato occorso ai danni Donald Trump, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, nella cittadina di Butler, una semi sconosciuta località della Pennsylvania. Le strane circostanze in cui è avvenuto questo evento sono subito saltate all’occhio di tutte le persone che hanno visto i video girati da chi assisteva al comizio elettorale: l’attentatore che sale indisturbato sul tetto di un capannone armato di un fucile d’assalto, la gente che accortasi della sua presenza lo filma, esterrefatta per la mancanza di reazione da parte delle forze di sicurezza, i cecchini dei servizi segreti che, pur notando la sua presenza, non fanno nulla, se non quando il primo colpo sparato colpisce l’orecchio del candidato, uccidendo però un ignaro spettatore. Un numero incredibili di sviste, di errori, di mancanze hanno risvegliato i pensieri assopiti dei soliti complottisti che hanno cominciato a far circolare voci su un possibile accordo segreto stipulato tra democratici, iraniani, russi e chi più ne ha più ne metta per eliminare dalla scena politica il Tycoon americano. Le teorie del complotto non sono nuove: basti ricordare quel bel film, che però tale rimane, di Oliver Stone, sull’assassinio di J.F.Kennedy, all’interno del quale veniva ipotizzato un complotto tra castristi, russi, la mafia, qualche marito arrabbiato e gli immancabili servizi segreti deviati. Come ho già detto un bel film ma, sinceramente, un po’ troppa gente coinvolta. Lo stesso movimento Qanon è stato oggetto di infinite elucubrazioni riguardo alle elezioni americane del 2020, che hanno portato all’assalto al Campidoglio dell’anno successivo. E se andiamo ancora più indietro nel tempo vediamo come la stessa ideologia nazista, secondo alcuni, sia basata sull’idea di un complotto teso da una parte della società, quella ebraica per la precisione, a dominare l’economia e quindi lo sviluppo e la ricchezza di un paese a danno di un altro. Tesi che, peraltro, ritornano ancora oggi in auge a causa del conflitto israelo-palestinese, dove la stato ebraico, a torto o ragione su alcuni comportamenti assunti (non è questo il luogo per starne a discutere), viene accusato di gestire il potere ed il flusso di influenze a livello mondiale.
Sta circolando proprio in questi giorni una serie di notizie riguardo lo sbarco degli astronauti americani sulla Luna nel 1969, definito da molti un falso storico. A buttare benzina sul fuoco ci ha pensato, ancora una volta, il cinema, con l’uscita di un film che narra le vicende di una sequenza filmata che il governo americano avrebbe girato per coprire un eventuale fallimento della missione Apollo. Ancora oggi ci sono persone che non credono a quell’evento, pure se esistono prove inconfutabili che Neil Armstrong abbia realmente camminato sul suolo lunare e che dopo di lui altri astronauti abbiano fatto lo stesso.
Ma da dove nasce tutto questo scetticismo? Secondo il sociologo Massimo Introvigne, citando il suo libro “Nuove mitologie religiose”, queste teorie, “che sovvertono spesso il senso comune o la verità comunemente accettata, talvolta potrebbero essere considerate come un processo di mitopoiesi, che comporta la creazione di vere e proprie mitologie religiose”. Secondo un articolo del “Sole 24 ore” del 2016, intitolato “Ecco quanto ci costa essere complottisti” dalla penna di Gilberto Corbellini “Alcuni studi empirici indicherebbero che la credulità verso i complotti sia aiutata da un approccio epistemologico relativista che blocca lo sviluppo di un pensiero critico personale, per superare il quale è necessario imparare gli elementi costitutivi del metodo scientifico. Secondo questi studi è stato dimostrato che questo relativismo, per il quale ogni forma di conoscenza è un’opinione alla pari di altre, è in gran parte diffuso tra persone che possiedono un’istruzione superiore non seguita da una specializzazione”. Causa di tutti i mali o forse veicolo di contagio, specialmente in questi ultimi anni, è sicuramente l’uso dei social media che ha permesso a chiunque di esprimere un parere su ogni cosa che affligge l’universo mondo. Diritto sacrosanto, per carità, che però non può essere considerato vincolante di fronte a uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a studiare e confrontare e sperimentare, all’interno di laboratori o di convegni, temi che necessitano, per lo meno una conoscenza approfondita del fenomeno preso in esame. In poche parole è sconcertante notare come teorie scientifiche possano essere prese d’assalto da @coccinella68 o @cavalieredellaverità11, mentre controllano che il ragù non bruci o che il tubo del lavandino non perda. Ad ognuno il suo. Chi è imbattibile nel ragù o nell’aggiustare lavandini, rimanga nel suo ambito senza pretendere di insegnare ad un archeologo come sono state costruite le piramidi o ad un climatologo come si formano le nuvole.
Un giorno ho assistito ad una conferenza tenuta da un sedicente professore, che assicurava di poter certificare la presenza dei templari Lunigiana, semplicemente elencando una serie interminabile di segni a forma di croce trovabili ovunque sui portali delle case antiche. Il professore di matematica, o qualcosa del genere non ricordo, ma sicuramente non di storia, si era poi lanciato nell’interpretare alcune raffigurazioni sul portale di una chiesa locale, come il segno di viaggi intercontinentali avvenuti ben prima della scoperta dell’America. Non potendo resistere alla voglia di intervenire, feci una domanda abbastanza precisa, chiedendo di poter vedere almeno un documento scritto che provasse quanto da lui detto. Naturalmente non fu in grado di mostrarmene nemmeno mezzo, accampando scuse che non stavano nè in cielo, nè in terra. Ne seguì un acceso dibattito,, dove io chiesi solo di poter vedere delle prove più consistenti su quello che andava raccontando. Alla fine dovetti uscire dalla sala per non essere aggredito fisicamente e mi ritrovai a discutere con un tizio, forse proprio @cavalieredellaverità11 che cercava di convincermi dell’esistenza di carri di fuoco che solcavano i cieli in epoca antica.
Oltre ai complottisti quindi si aggiungono, o forse si sovrappongono, quelli che oggi si definiscono ricercatori indipendenti che, proprio per il principio citato da Corbellini, per il quale ogni forma di conoscenza è un’opinione al pari delle altre, cercano di imporci una lettura alternativa e, per loro, più veritiera di alcuni fatti storici o scientifici. La verità è che ormai i social dominano la nostra vita: non leggiamo più libri o, forse, per essere più precisi, non abbiamo tempo di leggere quelli che richiedono un po’ più di impegno, un po’ più coscienza critica, preferendo quelli che ci fanno vedere la vita come vorremmo che fosse e non com’è. Proviamo allora a immaginare una vita senza computer, senza internet, senza telefonini e vediamo cosa accade.
Fermi tutti! Ma quelli della mia generazione non avevano nessuno di quegli strumenti un periodo storico così noi lo abbiamo vissuto e allora… cosa cavolo è successo nel frattempo?