Immaginate di essere una ragazza bionda, giovane, carina con tanta voglia di passare una serata in compagnia dei vostri amici, magari ballando o passando da un locale all’altro di una nota località turistica. Siamo in Toscana e allora immaginiamoci di essere in Versilia: siamo in compagnia e, ad un certo punto, si avvicina a noi un giovane con un microfono in mano, fa parte di un programma televisivo che manda i suoi inviati in giro per i luoghi di divertimento ad intervistare le persone comuni, facendo domande su particolari, anche intimi, riguardanti le abitudini delle coppie. Niente di trascendentale finora, non è una gran novità, è un trend abbastanza comune ai giorni d’oggi. Ecco che però vi approccia e comincia a farvi delle domande la vostra amica sembra un po’ imbarazzata ma, la voglia di stare al gioco è forte e quindi risponde fino a quando quel ragazzo che appare (ma non lo è) scosso dalle sue risposte si gira verso di voi e vi chiede: “Che cosa fa impazzire un ragazzo a letto?”. Fermiamoci un attimo qui, perché io ho fatto tutta questa ricostruzione di una cosa che in realtà è avvenuta qualche settimana fa a Broadway negli Stati Uniti. La ragazza, proveniente da Belfast (non quella in Irlanda), un paese di circa mille anime nel Tennessee, si chiama Hailey Welch, ha 23 anni, è giovane, carina, spigliata, sta a al gioco e a quella domanda, a cui la sua amica sta cercando di dare una risposta non troppo spinta, risponde con un “You gotta give ’em that ‘hawk tuah’ and spit on that thang!You know what I mean?” Che tradotto significa “ Devi fare hawk tuah! E sputarci sopra quel coso, capisci cosa voglio dire?” facendo chiaro riferimento ad un rapporto orale. Una volta una simile affermazione, trasmessa in televisione avrebbe fatto svenire più di una mamma, ma oggi non siamo più così bacchettoni e la prendiamo per quello che è: una battuta. Spinta, ma una battuta e non sarà questo il luogo per decidere se sia di dubbio gusto o meno, ognuno è libero di pensarla come vuole e se ci pensiamo bene, a parti invertite, ovvero se fosse stato un ragazzo a dire una cosa del genere, forse non avrebbe sollevato tanto clamore. Questo spezzone di video, dopo qualche giorno dalla sua registrazione è diventato virale sulle solite piattaforme social e la vita di Hailey è cambiata dal giorno alla notte: è comparsa in un concerto a fianco di Zach Bryan, un famoso cantante country americano, ha aperto una linea di gadget e merchandising che le ha fatto guadagnare una valanga di soldi in pochissimo tempo, si parla di un contratto con un’agenzia di scouting per la televisione e tutto ciò che può seguire. Addirittura sembra ci sia l’intenzione di registrare il marchio ed il verso per evitare che qualcuno possa usare in maniera fraudolenta.
Andy Warhol disse una volta “in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti” e la sua profezia, oggi, sembra davvero essersi avverata, solo non specificò mai per quale motivo la fama sarebbe arrivata. Ma si può parlare davvero di fama o di qualcosa di cui non sappiamo dare una spiegazione? Fino a non molto tempo fa essere famosi, esclusi i casi di notorietà negativa, significava essersi distinti per la propria bravura nel fare qualcosa. Cantare, ballare, recitare, dipingere, praticare attività sportive o qualsiasi cosa possa mettere a dura prova le abilità di tutti noi, il più bravo emergeva guadagnandosi di diritto il podio, la notorietà, stava poi a lui, o a lei che dir si voglia, mantenerlo o cederlo a chi era in grado di sorpassarlo. Oggi tutto è invertito, niente più bravura, niente più talento, niente più capacità superiori, mimare una semplice scatarrata, attività in cui mio nonno sarebbe stato mille volte più bravo, può portarci in vetta per guardare, almeno per quindici minuti, il panorama dall’alto. Basta dire o fare la cosa giusta al momento giusto ed ecco il mondo ai nostri piedi. Questa grande arma di distrazione di massa rappresentata dai social può stravolgerci la vita e con altrettanta velocità può anche distruggercela, basta vedere cosa è successo alla nostrana Chiara Ferragni. I miei genitori vissero periodi storici passati alla storia come il boom economico o l’estate dell’amore, io sono cresciuto negli anni ottanta, un’era di relativo benessere. Abbiamo attraversato il periodo dello stravolgimento tecnologico, ma come chiameremo questi anni in cui il successo non dipende più dall’impegno o dal talento in un qualsiasi campo, ma dall’apparenza generata da un gesto o una battuta buttata lì a caso, magari solo per farsi una risata con degli amici?
Torniamo nella nostra immaginaria notte in Versilia, il tizio si avvicina a noi per farci la fatidica domanda, noi stiamo al gioco, la nostra amica non sa bene come rispondere, ma noi guardiamo il ragazzo negli occhi, gli prendiamo il microfono dalle mani e gli diciamo: “Cosa faccio col mio ragazzo a letto è una cosa che rimane tra me e lui, perchè così è mille volte più bello”. Come avrebbe reagito il pubblico secondo voi?