Apprezzata nel 1989 dal MOMA come” uno degli esempi più validi delle nuove tendenza della motorizzazione di massa”, stroncata dal Time come “una delle peggiori 50 auto di tutti i tempi” la Fiat Multipla di nuova generazione venne presentata al Salone dell’Auto di Francoforte nel 1997 per essere poi lanciata sul mercato nell’anno successivo.
Riprendeva il nome e la filosofia della vecchia 600 Multipla prodotta fra la fine degli anni 50 e la metà degli anni 60, antesignana delle “monovolume”, che tanto successo ebbe sia come veicolo industriale, grazie alle sue capacità di carico, come vettura famigliare, potendo ospitare fino a sei persone, e come comodo taxi.
Il modello successivo, 850 T, anziché sviluppare le capacità di monovolume per famiglie si trasformò in veicolo industriale ed i pochi esemplari da diporto vennero spesso usati da personale ecclesiastico tanto da meritarsi il nome di “pulmino delle suore”.
Quando vidi la Nuova Multipla per la prima volta ne rimasi affascinato per l’originalità delle linee, per i suoi fari abbaglianti posti sul fascione che sovrastava il cofano e, nonostante non raggiungesse i quattro metri di lunghezza, per le varie soluzioni con cui gli interni si adattavano ad ogni esigenza. Ma non era la macchina per noi; ormai in famiglia ognuno aveva il proprio automezzo e solo per me e mia moglie sarebbe stata eccessiva; per cui discorso chiuso. Ma allora per quale motivo, a tanti anni di distanza, mi punge vaghezza di parlare della Multipla?
Bene, chi segue i miei brevi scritti settimanali, sa che ho una nipote che vive e lavora ad Amsterdam; giorni fa mi telefona e mi racconta di aver trovato in città un bar chiamato Multipla con il logo riportante una Multipla prima serie rosso bordeaux uguale a quella sulla quale tutte le mattine portavo a scuola lei e la sorellina più piccola. Non ci vuole altro per far affiorare alla mente uno dei periodi più belli della mia vita. Sollecitato ed incentivato andare in pensione a cinquantasei anni, una vergogna ripensandoci oggi, mi sono ritrovato a buttare alle ortiche tutta la mia esperienza di lavoro dall’oggi al domani. Che fare?
In un primo momento con mia moglie accarezzammo il progetto di prendere in affido temporaneo bambini con problemi di famiglia, poi, la sorte ci dette una mano perché nel frattempo vennero ad allietare la nostra esistenza due piccole e meravigliose nipotine: Gaia e Greta ed allora perché non cominciare a fare il mestiere più bello del mondo? I nonni! Così cominciai tutte le mattine ad accompagnarle al nido ed alla scuola materna; e qui nacquero i problemi di posto all’interno della macchina finché decidemmo di risolverli acquistando l’unico automezzo esistente con tre posti anteriori. Andammo al concessionario ed eccola lì, sembrava aspettarci, una bellissima Multipla prima serie rosso bordeaux seminuova. Una volta saliti a bordo lo spazio a disposizione ci parve impressionante e quei tre sedili anteriori erano la soluzione ideale per i nostri piccoli problemi di trasporto. Inutile dire che quella diventò il nostro scuolabus; al mattino le bambine si accomodavano diligentemente davanti sui loro seggiolini e cominciava il viaggio verso la scuola. Durante il tragitto stavano ad ascoltare le favole vecchie e nuove che raccontavo loro, da quelle classiche tipo Cappuccetto rosso a quelle che di volta in volta inventavo come Gino e Martina, la storia di due pesciolini disubbidienti insidiati da uno squalo, Cappuccetto viola, la Gallina delle uova colorate, le avventure più disparate dei Tre Porcellini e Natalina, la bambina sperduta nel bosco, nelle quali gli animali, anche quelli apparentemente più cattivi, alla fine si rivelavano creature fondalmentalmente buone e soltanto bisognose d’affetto. Più avanti, alle elementari, iniziammo con Iliade ed Odissea, sempre ovviamente edulcorate a mo’ di favola terminando alla fine di ogni viaggio con la fatidica frase “il resto alla prossima puntata” che creava in loro il desiderio di tornare a scuola il giorno dopo non fosse altro che per conoscere il prosieguo della storia.
Quanti ricordi!
Con gli anni la vecchia Multipla prima serie fu sostituita con una seconda serie, per me esteticamente meno bella, ma, comunque, sempre una gran macchina, con la quale arrivammo, facendo scorpacciate di musica d’autore, fino alla maturità ed ai test d’ammissione al Politecnico di Torino e Milano.Poi anche quest’ultima terminò il suo ciclo vitale e non trovandone più sul mercato dovetti ripiegare su un’altra macchina certamente più moderna, ma sicuramente meno funzionale.
Ho letto che è allo studio un nuovo modello di Multipla 2025; beh, devo confessare che, nonostante l’età avanzata, io un pensierino ce lo farò.