Chissà quale saggio di grottesca stranezza deve essere stato il primo incontro dei Romani con gli elefanti. Nel 280 avanti Cristo, Pirro, re dell’Epiro, giunse nella nostra penisola con l’obiettivo di sottomettere i territori meridionali e la Sicilia. E portò al proprio seguito molte di quelle enormi e stravaganti bestiole. I Romani rimasero atterriti e sbalorditi di fronte a quelli che parvero loro dei veri e propri mostri, e l’elefante divenne, già allora, esempio tangibile di “Stranezza, anomalia, scherzo della natura, bizzarria mai vista prima, diversità”. Sarà per questo che lo sventurato Joseph Merrick, un cittadino britannico vissuto durante l’età Vittoriana e noto per le gravi malformazioni congenite che lo affliggevano, venne soprannominato, dalla cronaca dell’epoca, “L’uomo elefante”.
L’opera più celebre che narra -prendendosi qualche libertà- la tragica vicenda di questo personaggio è, senza tema di smentita, il film del 1980 diretto da David Lynch ed intitolato, per l’appunto, “The elephant man”. Se non lo avete mai visto, previa autoflagellazione per punire voi stessi di una simile, imperdonabile, lacuna, beh…guardatelo. E, già che ci siete, la suddetta “previa autoflaggellazione” ponetela in essere davanti al graffito che troverete sulla serranda di Via del Cavatore a Carrara, dirimpetto a Largo Salvador Allende. Proprio lì troverete ritratto, in uno struggente omaggio, il povero Joseph Merrick. Pesantemente deformato dalla malattia (nota come “Sindrome di Proteo”); costretto, per campare, ad esibirsi come fenomeno da baraccone nei Freak Show dell’epoca; costantemente deriso, maltrattato ed isolato a causa del suo aspetto, considerato mostruoso;
Nonostante tutto questo egli, uomo altamente istruito e di grandissima sensibilità e bontà d’animo, riuscì perfino a diventare amico della Regina Vittoria e, con l’aiuto di un medico dal modus operandi decisamente avanti per gli standard dei suoi tempi, ad affrontare il coraggioso percorso di reinserimento in società, fino alla morte, avvenuta a soli 27 anni.
Dopo tutto questo tempo: grazie, caro Joseph, ci hai ricordato, una volta di più, che “Mostro”, secondo l’etimologia latina, significa “Prodigio, Meraviglia, Portento”, proprio come l’elefante a cui ti accostarono, che, secondo il poeta e saggista John Donne, era “Il grande capolavoro della natura: l’unica creatura gigantesca ed innocua.”🐘