Ho ancora vivido il ricordo di quelle meravigliose sere d’estate quando, da bambini, seduti nell’aia davanti casa, aspettavamo il sorgere della luna piena. Verso le nove di sera, allora non c’era ancora l’ora legale, il cielo costellato da miriadi di stelle cominciava pian piano a schiarire dietro il cono della Brugiana, finché, in una esplosione di luce, ecco spuntare il bel faccione dorato della luna che rapidamente lasciava il profilo del monte per innalzarsi su nel cielo. Sulla collina dove abitavamo, scendeva un silenzio irreale ed io osservavo quel miracolo della natura, quasi trattenendo il fiato nel timore che il mio stesso respiro potesse turbare la pace di quel momento; che cosa avrei dato per poter essere sulla cima del monte e toccare la luna! Ma non sono mai salito lassù, finché oggi, a tanti anni di distanza da quei giorni, decidiamo di colmare questa lacuna.
Il monte Brugiana è una modesta cima delle Apuane, 974 metri di quota, che divide la valle del fiume Carrione, nella quale è adagiata la città di Carrara, dalla valle del fiume Frigido che fa da culla alla città di Massa.
Molte sono le storie legate a questo monte: addirittura in antichità si riteneva che fosse, a causa della sua forma di cono quasi perfetto, un vulcano spento, storia questa avvalorata dalla leggenda che dalla Buca del Diavolo uscissero fiamme provenienti addirittura dall’Inferno.Bene, dunque partiamo e, lasciata la città, risaliamo il fianco della montagna superando i borghi di Castagnetola, Lavacchio, Bargana, Bergiola Maggiore e, dopo poche centinaia di metri, giungiamo, sempre su strada asfaltata, ad un tornante a quota 400 dove è possibile parcheggiare. Da qui parte un sentiero ben tracciato che unisce Bergiola Maggiore sul versante di Massa a Bergiola Foscalina situata su quello prospicente Carrara.
A cinque minuti dalla partenza incontriamo un ruscelletto di facile guado e subito dopo un bivio; pieghiamo a sinistra ed iniziamo a salire alternando piccoli strappi a tratti molto più agevoli in un bel bosco di ontani che ben presto cedono il posto ai castagni.
Dopo un’ora siamo in vista dell’abitato di Bergiola Foscalina, tristemente nota per l’eccidio, uno dei tanti, che le SS agli ordini del Maggiore Walter Reder, fiancheggiate dai fascisti XL Brigata Nera di Apuania, perpetrarono il 16 settembre 1944, contro la popolazione inerme, composta da donne bambini e vecchi lasciandosi dietro 72 cadaveri ed il paese in fiamme quale rappresaglia per la morte di un soldato tedesco.Un attimo di raccoglimento e ci inoltriamo di nuovo nel bosco dove diventa problematico trovare qualche riferimento; vaghiamo per un buon quarto d’ora a naso fra le felci che ostacolano il cammino (avverto chiaramente nell’aria i dubbi di chi mi segue “ma oggi dove ci porta?”) poi finalmente a quota 560 ecco i segni rossi del sentiero CAI 152 che sale da Carrara fino alla vetta al monte.
Il percorso, su un tratto abbastanza scivoloso, sale rapidamente con una pendenza media del 40 per cento, fra grosse piante di castagno attraverso le quali si intravvede lo scempio che la sconsiderata estrazione del marmo ha fatto sui nostri monti.
A due ore dalla partenza arriviamo a quota 850, su un piccolo pianoro dove finisce il basco e proseguiamo ora fra ginestre selvatiche, erica ed una sinfonia di fiori fino ad una panchina posta in posizione panoramica sulla piana del fiume Magra ed il golfo di La Spezia.
Lasciata la bella ombra dei castagni, comincia a fare veramente caldo, anche perché non c’è un refolo di vento; proseguiamo ancora su una facile traccia fino ad intravvedere la bianca croce posta su una delle due vette del monte a quota 959 che raggiungiamo dopo un’altra mezz’ora di cammino. Una sosta ci voleva proprio per riprendere fiato; consumiamo il solito pasto frugale innaffiato con acqua di borraccia, frutta e caffè che però io declino, essendo diventato da anni un estimatore dell’orzo tostato.
Il panorama a 360 gradi ha dell’incredibile; il monte Brugiana, infatti, è l’ultimo contrafforte della “coda” del monte Cavallo che dai suoi 1890 metri discende rapidamente con le sue cime della Mandriòla, del Castagnolo, del Girello, del Tamburone e della Cima di Gioia fino a settecento metri di quota per poi risalire d’un solo balzo dove ci troviamo.
Ed allora ecco alle nostre spalle tutta l’imponente catena delle Apuane settentrionali che discendono in ampio arco verso sud fino al mare con una vista che spazia da Livorno a La Spezia; oggi, per uno strano gioco di luci e nonostante la foschia, s’intravvedono chiaramente il dito della Corsica, la Capraia, la Gorgona ed una parte dell’Elba. Ce lo godiamo tutto.
Cominciamo la discesa lungo uno stradello sul quale sono cresciute a dismisura le ginestre selvatiche che con le loro spine accarezzano, si fa per dire, le nostre braccia scoperte. Fino a pochi anni fa qui c’era un bel bosco di pini devastato poi da un grosso incendio; se non verrà fatta opportuna manutenzione presto il sentiero diverrà praticabile solo a colpi di machete.
Superiamo alcuni grossi tronchi di pino, ormai trasformati in formicai; il sentiero ora piega a sinistra, in una parte non lambita dall’incendio, lungo una costa scoscesa con un breve tratto esposto attrezzato con una fune che dà sicurezza.
Costeggiamo un mare di felci e ci immergiamo di nuovo nel bosco che qui torna ad essere rigoglioso; un breve tratto di strada sterrata e poi giù di nuovo lungo la pista di ciclocross “Giorgi Giorgi”.
Il cielo si è fatto cupo ed alcune gocce di pioggia iniziano a cadere; acceleriamo il passo soffermandoci solo ad ammirare la Buca del Diavolo che incontriamo sulla sinistra. Ancora una ventina di minuti ed arriviamo al ruscelletto incontrato all’andata; pochi minuti ancora di passo veloce ed eccoci alla macchina giusto in tempo per evitare il primo scroscio di pioggia.