Quelli che, come me, cominciano ad avere qualche annetto sulle spalle (non troppi, però, eh!) si ricorderanno certamente di un programma televisivo che ebbe un gran successo sulle reti nazionali, anche perchè c’erano solo quelle. Si trattava di Portobello, un format vario e simpatico, la cui parte più interessante e da tutti più attesa, era quella in cui uno spettatore estratto a caso, veniva inviato davanti alle telecamere per cercare di far ripetere ad un pappagallo il suo nome: Portobello, appunto. Pochissimi ci riuscirono invero, ma quella trasmissione contribuì a rendere famoso quello speciale animale, proprio per il fatto che era in grado di ripetere i suoni e le parole dette dagli uomini.
Non tutti i pappagalli sanno “parlare”, alcuni riescono ad imitare alcuni rumori, altri reagiscono alle interazioni umane in maniera inaspettata e divertente: le piattaforme social sono piene di video in cui si vedono quei volatili reagire soprattutto a stimoli sonori e, se non ci credete, andate a cercare il video nel quale il pappagallo, un Cacatua, di Iggi Pop reagisce sentendo “Tweet Tweet Tweet” degli Sleaford Mods. Ma fra tutte le specie di pappagalli, quelli grigi africani, sembra siano dotati di una particolare intelligenza paragonabile ad un uomo in età compresa tra i quattro ed i sei anni, almeno da quanto emerge da uno studio americano (sempre loro) eseguito attraverso il riconoscimento di suoni, forme e colori.
Il Lincolnshire Wildlife Park di Boston, in Inghilterra, fors’anche per allietare e divertire i suoi visitatori, decise di adottarne ben cinque, poco prima che il mondo fosse scosso dalla comparsa del Covid 19. A causa, però, della lunga quarantena che, subito dopo, intervenne, i cinque sono stati messi in una stanza da soli e, forse a causa della noia e presumibilmente con la complicità di qualche inserviente poco attento, improvvisamente hanno cominciato a imprecare e a pronunciare insulti irripetibili. La cosa ha inizialmente divertito gli addetti ai lavori, anche perchè i pappagalli si sostenevano a vicenda nel pronunciare improperi sempre più marcati, ma quando le porte del parco naturale sono state riaperte, la presenza di bambini tra i visitatori, ha spinto il direttore a metterli in quarantena nella speranza che la finissero di dire parolacce. A questi cinque simpatici volatili ne erano stati affiancati altri tre, pure loro dotati di un linguaggio scurrile con la speranza che si dessero una calmata, ma il risultato finale è stato quello di avere otto animali con un linguaggio da scaricatori di porto. Questa notizia era già stata riportata nel 2020, ma nel 2023 è stata ripresa dai tabloid inglesi perché, ripresa la normalità delle visite nei parchi, questi otto pennuti scostumati hanno attirato l’attenzione di più di un visitatore.
Sempre per risolvere il problema del linguaggio di questi pappagalli, il direttore, che non si capisce bene se sia un morigerato dirigente attento alla salvaguardia dei costumi dei suoi ospiti e dei suoi clienti o più semplicemente un furbone che ha fiutato il modo di far soldi, ha avuto la bella pensata di inserire gli otto mascalzoni in un gruppo più ampio di loro simili con la speranza che la maggioranza possa educare la minoranza. In pratica ha infilato gli otto scostumati in un gruppo di altri cento e non oso immaginare cosa sia potuto succedere, se al contrario, cosa alquanto più probabile, siano stati quegli otto ad addomesticare il resto della compagnia, trasformando il parco in un qualcosa di più simile ad una delle peggiori bettole di Caracas. Varrebbe la pena fare un viaggetto lì per testare di persona!
Tornando al programma Portobello, giusto per soddisfare le voglie dei più curiosi, dopo ben cinque anni di totale silenzio, solo una persona riuscì a far parlare il verde pennuto: la simpatica e ormai scomparsa attrice Paola Borbone, che lo convinse a fargli pronunciare il suo nome ma, per un secondo, immaginiamoci la scena con uno di quegli otto scalmanati che alla terza cortese, sommessa, quasi sussurrata richiesta della gentil donnetta, si gira e gli risponde “Ma vedi di andartene affan…”