Il tarassaco è un’ erba dai milleusi: dal soffione per trarre auspici, caro agli innamorati, alla padella dove è un ottimo contorno. Il tarassaco (taraxacum officinalis) è una pianta erbacea perenne con una grossa radice a fittone; può raggiungere un’altezza compresa tra i 10 e i 30 centimetri. Ai primi tepori della primavera sviluppa alla base foglie simili a piccole lance con margine dentato, munite di corto gambo. Subito dopo, su uno stelo cavo, che se reciso emette un latice bianco, si sviluppa l’ infiorescenza formata da fiori di un giallo carico. Una volta impollinati e sfioriti i fiori, ecco compiersi la magia: ogni fiore è sostituito dai piccoli frutti, gli acheni, e sulla punta di ciascun achenio sorge il pappo, un’appendice piumata simile a un paracadute che permetterà ai singoli semi di disperdersi grazie a all’aria, diffondendosi nel territorio circostante. Il tarassaco è una pianta comune dei luoghi incolti e dei prati esposti al sole, ma non disdegna la mezzombra al margine dei boschi, e possiamo trovarlo anche nei campi coltivati o sul ciglio delle strade.
L’etimologia del nome del tarassaco è incerta : secondo alcuni autori deriverebbe dal greco “tàrachos”, disordine, e “àcos” rimedio, nel senso di rimedio per ogni male. Secondo altri, la sua origine andrebbe ricercata in una parola araba indicante la cicoria selvatica, a cui il tarassaco assomiglia nella forma della foglia, nel sapore amarognolo ed anche nelle proprietà curative. Il nome invece dato dal vulgo , “pisci’a let”, ricorda le proprietà diuretiche della pianta . Nei tempi passati il tarassaco, per il colore giallo del suo fiore, si pensava che potesse curare le malattie biliari. Fu quindi utilizzato per la cura di patologie legate a fegato e bile. La scienza moderna ha, poi, appurato che il tarassaco è veramente efficace nella cura di questi disturbi, ma ciò non è ovviamente dovuto al colore del fiore.
La parte della pianta che contiene maggiormente i principi attivi è la radice, ma tutta la pianta ne è ricca. Le radici si raccolgono durante la stagione fredda, quando vi sono stipate tutta l’energia e le sostanze nutrienti. Può essere impiegata fresca oppure essiccata. Essendo una radice, va usata in decozione, cioè la si fa sobbollire per dieci minuti, poi la si lascia riposare per altri dieci minuti. Le virtù officinali del tarassaco sono molto simili a quelle della cicoria: si tratta di un ottimo diuretico, drenante, disintossicante del fegato. Ha proprietà digestive ed antinfiammatorie. Il decotto delle foglie viene comunemente bevuto come depurativo, diuretico, lassativo ed attivatore epatico. Queste proprietà sono note anche alla fitoterapia ufficiale. Tra gli usi particolari che ne faceva la gente apuana, c’è il decotto delle radici e dei fiori, che veniva bevuto due o tre volte al giorno come espettorante in caso di tosse catarrosa. Sempre in Toscana, con le foglie bollite assieme allo zucchero, veniva fatto uno sciroppo chiamato “giulebbe” dato in gocce ai neonati per prepararli a succhiare il latte dal seno materno. A Massa le foglie fresche venivano pestate e applicate sulle ferite per fermare il sangue; in Lunigiana il decotto ottenuto con l’ intera pianta veniva bevuto per curare le emorroidi, mentre esternamente si applicavano cataplasmi di foglie di tarassaco e borragine. Il succo fresco della pianta era usato per schiarire le macchie della pelle e le lentiggini.
Il Tarassaco è ottimo in cucina: le foglie si possono raccogliere tutto l’anno, ma mentre all’inizio della primavera sono tenere e croccanti, tanto da costituire un meraviglioso ingrediente per il consumo a crudo in insalata, nel corso dell’anno tendono a diventare dure, per cui è preferibile farle cuocere da sole o assieme ad altri “erbi”. Spesso con questi ultimi viene “ripassato” in padella con olio d’ oliva e aglio. Le foglie vengono anche usate per preparare minestroni di verdura, zuppe e torte salate. I boccioli dei fiori possono essere conservati sott’aceto o sotto sale, per essere usati come i capperi, mentre dai fiori, uniti a polpa di mela, si ottiene una particolare marmellata, idonea ad accompagnare formaggi stagionati, sempre con i fiori messi a macerare nello zucchero si può fare una sorta di finto miele dal retrogusto amaro. La radice può essere tostata e macinata e usata come succedaneo del caffè, con effetto stimolante e tonico su tutto l’organismo.
Curiosità : il tarassaco sarebbe collegato simbolicamente all’idea del desiderio. Nella tradizione popolare si dice che, se con un solo soffio si riesce a fa volare via tutto il “ soffione “ si avvera il desiderio pensato.Secondo antiche usanze il soffione veniva utilizzato dagli oracoli per trarne auspici in base al modo in cui i singoli semi si sarebbero dispersi nell’aria. Gli innamorati vi soffiavano sopra, affidando ad esso la loro brama della persona amata. Se i semi fossero volati via tutti insieme al primo soffio, avrebbe significato che il loro amore era corrisposto.