Marino Marini nacque a Pistoia il 27 febbraio del 1901, quando il nuovo secolo aveva mosso i primi passi. Appena sedicenne si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, insieme a sua sorella Egle, pittrice e poetessa. Frequentò i corsi di pittura tenuti da Galileo Chini e quelli di scultura dell’artista Domenico Trentacoste. Ebbe la fortuna di incontrare August Rodin, che era un notevole rappresentante della scultura. Marino Marini arrivò a Parigi nel 1919, esplorò le nuove tendenze artistiche. Appena tornato in Italia, applicò al suo lavoro quanto appreso in Francia. Le sue opere pittoriche e di incisione, furono influenzate dal primo Rinascimento, soprattutto da Piero della Francesca. Nel 1926 aprì uno studio a Firenze e nel 1929 si trasferì a Milano per sostituire Arturo Martini come insegnante presso la scuola d’arte Isia nella Villa Reale di Monza. All’inizio degli anni trenta del secolo scorso, Marino Marini tornò a Parigi che in quel periodo era frequentata da Pablo Picasso, Georges Braque, Kandinskij e tutto il meglio dell’arte e la cultura di quegli anni ruggenti. Nel 1936 Marini partecipò alla Biennale di Venezia, esperienza che ebbe modo di ripetere nel 1938, dopo aver sposato Mercedes Pedrazzini, che lui chiamava Marina. All’inizio degli anni quaranta si trasferì a Torino per assumere l’incarico di professore alla facoltà di scultura all’Accademia e l’anno successivo divenne titolare di quella all’Accademia di Brera a Milano. A seguito dei cruenti bombardamenti del 1942, Marino Marini si rifugiò in Svizzera, in quel periodo espose a Zurigo e Basilea. Rimase nel paese elvetico fino al 1948, quando riprese la sua cattedra all’Accademia di Brera, partecipando alla Biennale di Venezia e riuscendo a vendere un suo Cavaliere, influenzato dal Cavaliere di pietra che aveva visto a Bamberga, a Peggy Guggenheim. La filantropa americana lo istallò davanti al museo di Venezia e dove si può attualmente ammirare. L’artista toscano riprese a viaggiare e soggiornò negli Stati Uniti, dove conobbe Stravinskij, Dalì, avendo modo di confrontarsi con espressioni culturali e artistiche di ampio respiro internazionale. Tornò in Europa, fermandosi a Londra e a Bruxelles, dove ricevette il riconoscimento come membro onorario dell’Accademia reale fiamminga. Le varie esperienze e conoscenze lo fecero divenire uno scultore che sapeva trattare ogni tipo di materiale, alla cera, al gesso, alla terracotta. Poi ancora l’intaglio del legno. Opere come: Il nuotatore, Icaro, il Pugile, rappresentarono un argomento di discussione sulla scultura che aveva come protagonista il nudo maschile. Marino Marini espose a Stoccolma, Cincinnati, Oslo, Copenaghen, New York. Nel 1954 vinse il Gran Premio all’Accademia dei Lincei di Roma. La vacanza di famiglia che fece in quello stesso anno, fu qualcosa da ricordare. Si recò a Forte dei Marmi e incontrò Pablo Neruda, meglio delle mie vacanze a Tor San Lorenzo, dove al massimo potevi incontrare l’imbianchino di Pomezia, ma questa è un’altra storia. Le reminiscenze della frequentazione parigina con Pablo Picasso, fu manifesto della sua produzione di sculture, Miracoli e Guerrieri, che rimandavano l’idea della Guernica, dell’artista spagnolo e che rappresentavano e ancora oggi testimoniano, il disperato urlo pacifista contro qualsiasi guerra. Negli anni sessanta Marino Marini espose al Museo Boymans Von Neunigen di Rotterdam, a Palazzo Venezia di Roma, liberato dall’ingombrante ospite e ricevette numerose onorificenze. Marino Marini divenne cittadino onorario della città di Milano e nel 1973 inaugurò il Museo Marino Marini nella Galleria d’Arte Moderna della città lombarda. Espose al castello Sforzesco e alla fine degli anni settanta, con un’esposizione itinerante, fece conoscere la sua arte in Giappone, partendo da Tokyo, fino a Sapporo e Kobe. Marino Marini è morto il 6 agosto del 1980, a Viareggio, nella sua amata Versilia. È stato un artista poliedrico, che ha lasciato un’imponente eredità pittorica e scultorea che ha risentito degli insegnamenti di Galileo Chini, della condivisione di idee con Picasso, Kandinskji, dell’incontro con Pablo Neruda, esule cileno di Videla. Oggi esistono vari musei dedicati a Marino Marini, da quello citato nella Galleria d’Arte Moderna di Milano, a quello nell’ex chiesa di San Pancrazio a Firenze. A Pistoia, nella sua città natale, esiste un Centro di documentazione dell’opera di Marino Marini, con un archivio di disegni, incisioni, lasciate dallo stesso artista