Visitare un antico orto botanico nel centro della città? A Firenze si può. Assieme ai musei di antropologia, geologia e paleontologia e alla Specola, c’è l’orto Botanico che fa parte del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze e ha la finalità di coltivare e ricercare le piante per la conservazione della biodiversità, l’educazione e la divulgazione. È rigoglioso e si estende per più di due ettari. I fiorentini sono avvezzi a chiamarlo il “Giardino dei Semplici”, perché con il termine “i semplici” si indicavano le piante con proprietà medicamentose e terapeutiche, essenziali in antichità.
Fu Cosimo I de Medici a creare il giardino affinché gli studenti fiorentini, che frequentavano la facoltà di medicina a Pisa, potessero studiare queste varietà anche nella loro città. Era il primo dicembre del 1545. Nel giugno dello stesso anno era stato fondato un orto botanico a Padova, mentre nel 1543 era nato quello di Pisa. Attualmente gli orti universitari più antichi del mondo nelle sedi originarie sono quelli di Padova e di Firenze.
Per i visitatori è facile orientarsi nel giardino, grazie a totem colorati che indicano le varie sezioni. Le collezioni storiche delle rose e degli agrumi hanno cartellini in ceramica. Ci sono aiuole esterne, per esempio attorno al laghetto in cui cresce il fior di loto, il Nelumbo Nucifera, ci sono le palme, la collezione delle piante aromatiche e medicinali, tessili e tintorie e quelle alimentari, suddivise in settori, uno dei quali, la domesticazione, con progenitrici selvatiche, mostra i cambiamenti ottenuti nei secoli con il miglioramento genetico.
Interessante anche la parte dedicata ai frutti meno conosciuti come il biricoccolo, il crespino, l’azzeruolo. Nell’ orto botanico, davvero un grande parco, gli alberi sono più di 150 e quelli monumentali e ultracentenari destano stupore e ammirazione. Tra tutti spicca un enorme tasso con rami contorti e a cascata, Taxus baccata, estremamente velenoso, piantato dal celebre botanico e direttore dell’Orto botanico nel settecento, Pier Antonio Micheli. A lui è intitolata la via in cui è situato l’ingresso all’orto; a lui e alla sua propensione alle relazioni con studiosi stranieri si deve il fatto che il giardino abbia acquistato una fama internazionale. Fondò la Società botanica fiorentina, proprio negli anni in cui cominciarono a differenziarsi i campi di studio botanico e medico delle piante.
Dal 1737 fu Ottaviano Targioni Tozzetti il nuovo direttore: lui piantò la Quercus Suber, sughera alta trenta metri, ancora viva e impressionante per maestosità e spettacolarità del tronco. Il successivo direttore del giardino, Saverio Manetti, pubblicò un importante indice che catalogava i semi, Index seminum, per favorire gli scambi con gli altri orti botanici.
In varie parti del giardino sono diffuse le piante di rose: le selvatiche, le antiche, specie cinesi introdotte in Europa nel XVIII secolo, e le moderne. Rampicanti e arbustive. Le fioriture stagionali conferiscono al giardino un aspetto sempre invitante e sorprendente: a primavera le azalee, le rose e le orchidee, in estate le ortensie, le ninfee. L’autunno è colorato dal foliage degli alberi e in inverno, a febbraio, ci sono le fioriture precoci delle bulbose.
Su 1700 metri quadrati si estendono due grandi serre costruite nel 1880, sotto la direzione di Teodoro Caruel. Quella calda ospita le specie tropicali, tra cui quelle da cui si ottengono il cotone, il caffè, il pepe, il cacao; quella fredda le cicadee, gli agrumi, le palme e le succulente. Meraviglioso l’esemplare di Monstera deliciosa, arrampicata alla parete per 10 metri. La conosciamo tutti come pianta d’appartamento, tuttavia è un privilegio poterla ammirare in queste dimensioni. In Guatemala è considerata sacra e le foglie sono usate come ventaglio per scacciare gli spiriti maligni. I frutti sembrano delle pannocchie di mais verdi e squamose e hanno un gusto simile all’ananas.
Tantissime le specie provenienti dall’America centrale e meridionale nelle sei piccole serre realizzate nella metà del Novecento. Accolgono begonie, bromeliacee e epifite. Queste ultime vivono su altre piante per trovare un appoggio, sono le felci, i muschi e i licheni, ma anche 60 specie di orchidee dalla fascia tropicale e subtropicale di tutto il mondo, i cui fiori hanno raggiunto strutture complesse e raffinate, coevolvendosi con numerosi insetti impollinatori. Bellissimo un esemplare di Maxillaria tenuifolia Lindl., intenso nei colori rosso, arancio, rosa e con un profumo profondo e inebriante di cocco e incenso.