Se abbiamo uno sguardo profondo sul periodo fascista lo dobbiamo ai diari di un nobile prestato al fascismo: Gian Galeazzo Ciano, conte di Cortellazzo e Buccari, nacque a Livorno il 18 marzo del 1903. Con la sua famiglia si trasferì a Venezia durante la prima guerra mondiale. Studiò al liceo ginnasio Marco Polo e poi si trasferì a Genova, dove conseguì la maturità classica. Durante gli studi universitari iniziò a collaborare con alcune testate giornalistiche, tra cui Il Nuovo Paese, La Tribuna e nel 1924 sull’Impero, giornale del partito fascista, dove scriveva di critica teatrale e non di politica. Dopo la laurea in giurisprudenza iniziò la sua carriera diplomatica, fu inviato come addetto di ambasciata a Rio de Janeiro. Il 24 aprile del 1930, sposando Edda Mussolini, figlia del dittatore fascista, cambiò la sua vita. Forse avrebbe potuto cambiarla a milioni di italiani, ma andiamo con ordine. Dopo il matrimonio, i coniugi partirono per Shanghai, dove Gian Galeazzo ottenne il ruolo di console. Nel 1933 Ciano fu richiamato in Italia e venne nominato capo dell’Ufficio stampa e nel 1935 divenne ministro della Stampa e propaganda che poi sarebbe diventato Minculpop, Ciano divenne un sinistro collega di Goebbels. Galeazzo Ciano partì come volontario nella guerra d’Etiopia. Rientrato dalla campagna in Africa, fu nominato Ministro degli affari esteri, correva l’anno 1936. In quel periodo ci fu il suo probabile coinvolgimento nell’omicidio dei fratelli Rosselli, raggiunti in Francia e trucidati, in quanto colpevoli di aver fondato il movimento antifascista: Giustizia e Libertà. Il suo appannaggio nobile gli consentì di frequentare la corte reale, divenendo il collegamento tra i reali Umberto e Maria José con il movimento fascista. Furono gli anni in cui Galeazzo Ciano, in accordo con Umberto di Savoia, lavorò per tenere l’Italia lontana dalla guerra, che sembrava sempre più vicina, dopo che i nazisti uccisero il Primo ministro austriaco Dollfuss, che aveva rapporti cordiali con Mussolini. Galeazzo Ciano fu a capo della pacifica invasione dell’Albania, il popolo albanese non oppose la minima resistenza. Nel maggio del 1939 Ciano fu costretto a firmare il Patto d’Acciaio ed entrò in aperto conflitto con l’ingombrante suocero. Nel frattempo, la Germania aveva schierato le sue truppe in Cecoslovacchia e stabilì il suo protettorato in Boemia. Galeazzo Ciano nella veste di Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle Corporazioni, si rese attivo sul fronte interno e quello estero. Per quanto riguardava l’Albania, creò una struttura militare clandestina, in grado di fermare qualsiasi forma di irredentismo. Benito Mussolini era sempre più ansioso di competere con il suo degno compare, Adolf Hitler. Malgrado il lavoro diplomatico di Galeazzo Ciano, che per tale motivo era stato accusato dallo stesso Hitler di essere un traditore all’interno della famiglia Mussolini, il duce annunciò davanti ad una folla acclamante, l’entrata in guerra dell’Italia, era il 10 giugno del 1940. La presa di posizione di Mussolini per non sfigurare contro l’alleato tedesco, fece precipitare l’Italia nell’incubo bellico. Così Galeazzo Ciano si occupò del fronte greco con i risultati assai modesti, che il film Mediterraneo di Salvatores ha egregiamente narrato. Nel 1942 Galeazzo Ciano venne nominato da Vittorio Emanuele III, Conte di Buccari, titolo che si unì a quello di Conte di Cortellazzo. Durante un rimpasto di governo, Mussolini inviò Ciano come Ambasciatore in Vaticano e il conte entrò in contatto con monsignor Giovan Battista Montini che sarebbe diventato papa Paolo VI. Durante tutto quel periodo Galeazzo Ciano continuò a scrivere i suoi minuziosi diari su tutto ciò che accadde in quegli anni ruggenti, e che sarà ripreso dalla pellicola di Luigi Zampa del 1962. Il 25 luglio del 1943, una fronda interna al partito fascista, guidata da Dino Grandi, mise in minoranza Benito Mussolini. Alla votazione partecipò anche Ciano che votò contro il suocero e lo fece sperando di prendere il potere nel rimpasto e di dare un volto nuovo al fascismo. I piani furono stravolti dalla scelta del Re di affidare il governo a Pietro Badoglio e cancellare il fascismo che ad oggi mi sembra una missione non riuscita, ma questa è un’altra storia anche se è la stessa. Mussolini fu arrestato e condotto a Campo Imperatore, poi fu liberato dai nazisti in ritirata dal sud Italia, che si era già ribellato. Ciano cercò asilo in Vaticano, ma gli fu negato e fuggì a Monaco di Baviera in attesa di scappare in Spagna. Fu scoperto, estradato e fu condotto a Verona, dove venne processato per alto tradimento, insieme a Marinelli, Gottardi, Pareschi. Il giorno 11 gennaio del 1944 avvenne l’esecuzione della condanna a morte di Galeazzo Ciano al poligono di tiro di Verona. Venne fucilato di spalle e poi finito con due colpi alla testa e morì senza che lo stesso Mussolini potesse far nulla, malgrado le suppliche della sua adorata figlia Edda. Grazie alla moglie di Galeazzo Ciano, alla figlia di Benito Mussolini, che preservò i preziosi diari di Ciano, la ricostruzione di quei drammatici anni ha qualche lato oscuro in meno e dona al conte Galeazzo Ciano quel ruolo di giornalista che, probabilmente, avrebbe voluto essere. Forse, avrebbe fatto meglio a stare lontano da certi parenti.