foto di Silvia Meacci
Per la prima volta a Firenze una mostra dedicata al fotografo contemporaneo, Mimmo Jodice, maestro di eternità. Per lui, napoletano, classe 1934, la fotografia è sempre stata un modo per esprimersi, un’arte. Sin dai suoi esordi, non voleva accettare che si trattasse solo di una mera rappresentazione della realtà, tanto che il risultato più evidente che asserisce di aver raggiunto negli anni, è di aver dato credibilità al linguaggio fotografico.
La personale a lui dedicata a Villa Bardini, mostra le sue foto a partire dagli anni sessanta, quando il suo approccio era sperimentale. Jodice confessa di avere strappato tanti scatti e esser intervenuto molto sulle sue creazioni, bruciandole, massacrandole, distruggendole, per poi ricreare delle foto contaminate, manipolate. Ha utilizzato pensieri e parole come modo espressivo ed esplorativo.
Bellissima la foto che ritrae una mano che scrive una frase e altrettanto quella di un’intera confezione intonsa di carta Ferrania, che si usava in quegli anni per stampare foto, firmata e fissata in uno scatto, con tutta la sua potenzialità inespressa, ma idealmente latente. Sembrano dipinti, disegni. C’era e c’è molta concettualità alla base della fotografia di Jodice, eccellente tecnico, occhio che prima di tutto vede e riconosce la luce giusta presente sul soggetto.
Fotografare è soprattutto saper vedere. “La fotografia mi ha insegnato a vedere ma anche a concentrarmi su cose che non hanno un contenuto apparente”. Fotografie senza tempo, visioni, scatti sospesi e rivelatóri, piuttosto. In tutti pervade il silenzio, la calma, il sogno. Perfino le fotografie della sua città natale, Napoli, sono altre, inusuali. Meravigliose, mostrano dettagli o strade vuote, immerse in una quiete assordante. Così appaiono anche i ritratti di altre città italiane o straniere, Boston, Venezia, Parigi, Roma.
La mostra presenta anche scatti di opere scultoree di Michelangelo, molte delle quali esposte a Firenze nelle Cappelle Medicee, al Museo dell’Opera del Duomo o al Bargello. La sfida di Mimmo è stata quella di rendere in foto la tridimensionalità già raggiunta dallo scultore. Questi ritratti, tra cui la Pietà Bandini, il Tondo Pitti, Bruto, dialogano in una connessione muta ma molto evidente con le nature morte fotografate da Jodice. Gli alberi scheletrici paiono membra umane, hanno la stessa luce e consistenza dei corpi.
Il maestro ama completare il suo lavoro in camera oscura aumentando o sottraendo la luce e modellando il risultato finale. Il novantacinque per cento del suo lavoro è in bianco e nero, una scelta che sicuramente conferisce un aspetto drammatico, solenne e misterioso ai suoi scatti. La sezione della mostra dedicata al mare è forse la più suggestiva. Al fotografo piace “perdersi” nella visione dei paesaggi ma soprattutto quelli marini. “Il mare a cui guardo è eterno, lo stesso mare così come lo hanno visto secoli e secoli fa i primi naviganti, lo stesso mare che vedranno gli abitanti in futuro. Sul mare il tempo si arresta definitivamente. Ho passato ore a guardare il mare perché nell’apparenza piatta, nel movimento circolare delle onde che si infrangono sulla riva, nella ripetitività dei gesti naturali ho rintracciato la dimensione dell’assoluto”.
Le sue parole e i suoi scatti rammentano l’ossessione del pittore Plasson descritta nel romanzo “Oceano Mare” di Baricco. Il ritrattista osserva il mare continuamente per dipingerlo, ma non riesce inizialmente a trovarne l’anima, in quanto non sa individuarne gli occhi. Allo stesso modo il professore Bartleboom, nell’intento di completare un’enciclopedia, studia incessantemente, e forse invano, le onde per capire dove iniziano e dove finiscono. Un mare senza tempo.
Durante il percorso espositivo è possibile ammirare il cortometraggio realizzato dal regista Mario Martone in cui il fotografo Jodice parla di sé, della sua tecnica, della sua passione, del tempo privilegiato che ha passato nella sua camera oscura ascoltando buona musica, di come ami ancora le sue foto e di quante, invece, rimangano chiuse nei suoi archivi, perché in quegli scatti non è riuscito a riconoscersi.
Mimmo Jodice
Senza tempo
Fino al 14 luglio 2024
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