Il rosolaccio o papavero è una pianta molto comune e diffusa, infestante nei campi di cereali, presente spesso ai bordi delle strade e nelle massicciate ferroviarie. È un’erba annuale alta fino a 80 o 90 centimetri con stelo diritto, coperto da peli rigidi, che, una volta tagliato, emette un latice bianco. I boccioli sono verdi a forma di oliva e penduli. Ricordo che da bimba mi divertivo a raccoglierli e a trasformarli in “ballerine” col tutù colorato dal bianco, al rosa al rosso a seconda del colore dei petali ancora stropicciati racchiusi nel bocciolo, oppure cercavo di indovinarne il colore prima di aprirne i sepali.
Il fiore è rosso dai petali delicati che si staccano facilmente al solo toccarli, spesso macchiato di nero alla base in corrispondenza degli stami di colore nero. Fiorisce in primavera da aprile fino a metà estate. Al centro dei petali c’è l’ovario anch’esso passatempo dei bimbi della mia epoca: lo raccoglievamo e lo schiacciavamo sulla fronte a mo’ di timbro e questo sulla pelle lasciava l’ impronta di un piccolo sole circondato da tanti raggi. Da ogni pianta, da primavera fino a luglio, sboccia un solo fiore formato da 4 petali, quasi impalpabili, di colore rosso acceso.
Il rosolaccio contiene alcaloidi dei quali il principale è la rhoedina, dalle proprietà blandamente sedative, contenuta in tutta la pianta e principalmente nei fiori. La pianta inoltre contiene anche mucillagini. Ha proprietà calmanti e leggermente narcotiche. Viene quindi usata contro l’insonnia, la pertosse e l’asma bronchiale. I cataplasmi sono antinfiammatori. Per uso esterno l’infuso di petali sembra portare giovamento nei casi di mal d’orecchio e ascessi dentali. Tuttavia, nel caso del papavero, io sconsiglio di fare preparazioni “fai da te”.
Tra i nostri “ erbi” non può mancare la “ rus’dina”, che è, forse, l’ “erbo” più bramato e ricercato dai raccoglitori d’erbi per il suo sapore delicato e dolce. Viene raccolta prima che fiorisca quando le foglie sono tenere, lavata molto bene sotto l’ acqua corrente (la peluria di cui è cosparsa può mantenere attaccata terra e sabbia) quindi cotta assieme agli altri erbi oppure mangiata cruda in insalata .
Una curiosità: l’ etimologia del nome papavero è incerta, tuttavia papaver sembra derivare dal celtico “papa” = pappa per un’antica usanza di unire il suo lattice alla pappa dei bambini per farli dormire meglio mentre la seconda parte del nome botanico, Rhoeas, deriva sicuramente dal greco “reo” = cado, per il fatto che i delicati petali cadono facilmente.