Nel recente giro da Bocca di Magra Montemarcello avremmo voluto scendere fino all’abitato di Tellaro ma, data l’ora e la distanza, saremmo rientrati a notte. Oggi, dunque, decidiamo di farci anche questa bella camminata e così ci ritroviamo a Montemarcello, nella graziosa piazzetta XIII Dicembre 1944, dopo aver fermato gli automezzi in un ampio parcheggio semivuoto che, in gennaio, è gratuito.
Questa piazza, in effetti, prima della data con la quale attualmente è conosciuta non esisteva; al suo posto vi erano antiche solide case con robusti archivolti, sotto i quali erano soliti correre a rifugiarsi gli abitanti quando l’aviazione americana arrivava per bombardare le sottostanti postazioni militari di Punta Bianca, nonché la batteria “D.Chiodo” poco distante dal paese. Il 13 dicembre del 1944 ci furono 23 incursioni. Verso sera, forse per un fatale errore di puntamento, due bombe da 500 libbre centrarono in pieno le case provocandone il crollo. Dalle macerie furono estratti 35 cadaveri e decine di feriti.mOggi la piazza è un luogo di silenzio e di pace e una targa ne ricorda il tragico avvenimento.
Ci incamminiamo dunque lungo il sentiero CAI 433 proveniente da Bocca di Magra che prosegue fino a Tellaro e Lerici. La segnaletica è ottima e subito scendiamo in un fitto bosco di cipressi, vegetazione alquanto insolita ed evidentemente piantumata, per poi proseguire, inoltrandoci nella tipica macchia mediterranea; troviamo sulla sinistra una staccionata, che superiamo per accedere al Belvedere, un grosso spiazzo a picco sul mare, dal quale si può ammirare, con la dovuta attenzione, in quanto non c’è alcun parapetto davanti a noi, tutto il meraviglioso golfo di La Spezia, mentre in basso si intravvedono i rossi tetti di Tellaro.
Il sentiero è largo e ben tenuto e, proseguendo in un continuo saliscendi, arriviamo, dopo una quarantina di minuti, all’abitato di Zanego, un gruppo di case sparse costruite dagli abitanti di Tellaro: i Tellarini, come era solito chiamarli Mario Soldati, che qui aveva dimora o Telain secondo il dialetto locale, che in questi luoghi coltivavano i loro orti, le vigne e gli uliveti.
Ed è proprio qui che i superstiti di Montemarcello trovarono rifugio nel lungo inverno del ’44, dopo che il loro paese fu praticamente reso inabitabile dal bombardamento e dall’esplosione di depositi di munizioni lì vicino operate dai tedeschi in ritirata.
Da ora in avanti, si scende su una comoda mulattiera che alterna il selciato a lunghi tratti di larghi gradoni fino al bivio con il sentiero CAI 444, che faremo al ritorno. I gradini ora si fanno più ripidi, affacciandosi talvolta sulla costa a picco sul mare, per portarci, dopo una quindicina di minuti, all’abitato e quindi, tramite altre scalinate, alla marina.
Tellaro è veramente una bomboniera sul mare: le sue stradine, le case multicolori, il panorama sul golfo, l’ordine e l’accuratezza ne fanno un luogo incantevole.Dalla marina risaliamo al piccolo rimessaggio di barche variopinte, per poi aggirare la chiesa di San Giorgio con il suo campanile prospicente il mare ed andare a rifocillarci sulla scogliera.
Ora vale la pena di raccontare una storia, non si sa se vera, ma, comunque, narrata da centinaia d’anni, relativa ad un fatto che salvò il paese. Durante una notte di forte vento, la corda delle campane scivolò fuori dal campanile e finì nel mare sottostante; un grosso polpo si aggrappò ad essa provocando un suono disordinato delle campane stesse. Gli abitanti del paese, sentendo quegli strani rintocchi, si allarmarono e scesero verso la chiesa e qui, oltre a vedere il grosso polpo che si era arrampicato sulla corda, videro anche i pirati saraceni che, approfittando del buio, stavano tentando di sbarcare per mettere il paese a ferro e fuoco.
Inutile dire che la sorpresa fallì, i saraceni furono ributtati a mare ed il paese fu salvo grazie al nostro polpo. Io penso che, al contrario di tutti i paesi della costa dove i polpi vengono regolarmente pescati e cucinati, a Tellaro, non foss’altro per riconoscenza, i polpi dovrebbero essere tutelati e invece ogni anno in agosto, proprio qui, si tiene la famosa Sagra del Polpo, che richiama innumerevoli buongustai e durante la quale, per la delizia dei palati, centinaia di polpi vengono bolliti o cucinati in umido. Vai a capire la riconoscenza dei Telain!
Ritorniamo sui nostri passi fino a ritrovare il bivio con il sentiero 444 che, sulla destra s’inoltra a mezza costa nel bosco per arrivare fino a Punta Bianca.
Qui dobbiamo dimenticare la bella mulattiera che abbiamo trovato sul 433: il sentiero, infatti, dopo un primo tratto, pur se ben segnato, diventa poco più di una traccia con alcuni tratti esposti che, in un continuo saliscendi, s’inoltra far pini corbezzoli e lecci, con lo spettacolo delle scogliere, delle minuscole spiaggette e del mare che si frange un centinaio di metri più in basso.
In mezzo a tanto verde ecco spuntare il giallo di una mimosa già fiorita, nonostante la primavera sia ancora lontana, a dimostrazione della mitezza del clima.
Dobbiamo ora attraversare, con la dovuta attenzione, una grossa frana che si è staccata non molto tempo fa dalla montagna, che ci permette però uno spettacolare affaccio sul mare spumeggiante.
Ancora un ultimo sforzo e, raggiunto il sentiero per Punta Corvo, pieghiamo a sinistra per il paese di Montemarcello a chiudere l’anello dopo due ore di cammino da Tellaro. Sosta in un grazioso ed ospitale bar con giardino, birretta fresca ed, ormai all’imbrunire, si torna a casa ricchi di una nuova esperienza.