Il raperonzolo è una pianta erbacea con una grossa radice bianca e carnosa, che si presenta a polpa soda e croccante all’inizio della primavera. È simile ad una piccola rapa, ma, con l’andar del tempo, diventa coriacea e fibrosa. Ha fiori dalla corolla blu o lilla a forma di campanella, da questi deriva il nome Campanula con significato di piccola campana, mentre il nome rapunculus (dal latino rapa) è derivato dall’uso culinario che si è sempre fatto della sua radice. Il “ Raponz’l “ cresce un po’ ovunque: nei boschi, lungo le siepi, nelle zone erbose, anche in terreni aridi, ma, stranamente, non lo si trova in Sicilia e in Sardegna. Il fusto, alto anche più di un metro, è peloso, esile ed eretto; le foglie sono strette, allungate e leggermente ondulate, i fiori sono raccolti in pannocchie rade che sbocciano a tarda primavera.
Anche il raperonzolo, come molte altre erbe spontanee che compongono gli “erbi” locali, ha proprietà officinali. Contiene molta vitamina C, utile per rinforzare il sistema immunitario. A questa si uniscono sali minerali, tannini e resine, oltre ad interessanti sostanze antiossidanti. Ha proprietà diuretiche, rinfrescanti, digestive e lassative. L’azione lassativa è assicurata soprattutto dal consumo della radice, ricca di fibra ed inulina. Foglie e fiori del raponzolo hanno virtù antinfiammatorie ed antisettiche. In passato le applicazioni di cataplasmi a base di foglie fresche erano usate per combattere le verruche, mentre con l’infuso di fiori e foglie venivano fatti gargarismi per le infiammazioni di bocca e gola.
Il “Raponz’l” non fa solo parte degli “erbi” che possiamo lessare e condire con olio e sale, oppure ripassare in padella, ma è anche ottimo in insalata da consumare crudo, in purezza o mescolato ad altre erbe selvatiche. Si consiglia, in questo caso, di raccogliere la pianta insieme alla radice, naturalmente prima della formazione dello stelo che porterà il fiore. La radice è succosa, croccante e carnosa, ha un sapore dolce che ricorda quello delle nocciole. Prima di utilizzarla per i nostri piatti, bisogna pulirla accuratamente, togliendo tutti i residui terrosi, e poi raschiarla delicatamente con un coltellino, per togliere la pellicina amarognola che la avvolge.
Curiosità : fino a qualche decennio fa, molti contadini toscani raccoglievano le radici del “raponz’l” per conto di alcune case farmaceutiche, perchè le radici ricche di inulina venivano usate per preparare alimenti per diabetici .
Un’ altra curiosità: nella tradizione popolare questa pianta è legata al mondo magico delle fate, che si dice abbiano la loro dimora proprio all’interno del fiore.