Per scrivere bisogna prima vivere, sporcarsi quotidianamente con l’esistere e Mario Tobino di vite ne ha vissute molte da poter essere raccontate. Nacque da famiglia di origine ligure, suo padre era un farmacista, a Viareggio il 16 gennaio del 1910. Frequentò le scuole elementari e il ginnasio nella città versiliana e dimostrò un carattere alquanto inquieto, fino a quando venne espulso per essere stato scoperto in una casa di tolleranza. La conseguenza fu un periodo in collegio presso i padri Salesiani. In quella estate, suo padre lo costrinse a lavorare come garzone in farmacia. Mario Tobino si iscrisse al liceo Pellegrino Rossi di Massa, abbandonandolo nel 1931 e prendendo la licenza da privatista a Pisa. Sempre nella città toscana si iscrisse alla facoltà di medicina. In quel periodo iniziò a scrivere delle poesie e mentre Enrico Falqui provò a dissuaderlo, Giuseppe Ungaretti lo incoraggiò mostrando lungimiranza. Mario Tobino collaborò con numerosi periodici e nel 1933 si trasferì all’Università di Bologna e, nello stesso anno in cui morì suo padre, il 1936, si laureò in medicina e chirurgia. L’anno successivo fu ammesso ai corsi per allievo ufficiale di complemento del corpo sanitario. Nel 1939 Mario Tobino entrò in servizio presso l’ospedale psichiatrico di Ancona e pubblicò la sua raccolta di versi: Amicizia. Venne richiamato alle armi con l’entrata in guerra dell’Italia e partì per la Libia dove rimase fino al 1941. In quello stesso anno conobbe la contessina Lelé Augusta Bonasi Bonarelli, con la quale ebbe una relazione che narrò nel romanzo: Perduto amore pubblicato nel 1979. Nel 1942 Mario Tobino si trovava a Firenze presso l’ospedale psichiatrico San Salvi e in quel periodo conobbe Elio Vittorini, Eugenio Montale e Arturo Loria, frequentando il caffè Giubbe Rosse. Sempre in quello stesso anno, pubblicò Veleno e amore, un libro di versi, poi ancora: Il figlio del farmacista e La gelosia del marinaio. Mario Tobino ebbe una relazione con Lena Franchetti e con Paola Levi, sorella di Natalia Ginzburg e moglie di Adriano Olivetti. La guerra e l’impegno partigiano di Mario Tobino furono narrati nel Clandestino, che gli valse il Premio Strega nel 1962. Durante la lotta partigiana morì il suo amico Mario Pasi al quale dedicò molti scritti e il romanzo: Tre amici pubblicato nel 1988. Nel 1946 scrisse Bandiera nera, l’apologo civile che affrontava la realtà storica e politica del fascismo. Nel 1947 morì sua madre e l’anno successivo divenne primario all’ospedale psichiatrico di Maggiano a Lucca. Mario Tobino si ritrovò a lenire i traumi della guerra e li descrisse in molte sue opere. Raccontò la sua esperienza in Libia nell’opera: Il deserto della Libia e nel 1949, dopo un viaggio a Parigi, divenne cronista della sua stessa vita, scrivendo il romanzo: Due italiani a Parigi. Nel 1953 scrisse la sua opera più nota, Le libere donne di Magliano. Mario Tobino affrontò il tema della pazzia, stravolgendo il punto di vista dell’osservatore. All’inizio degli anni sessanta dello scorso secolo, iniziò a collaborare con il Corriere della sera, pubblicando un articolo al mese fino al 1985. Nel 1966 pubblicò: Sulla spiaggia e al di là del molo, un vero atto di amore verso Viareggio e la Versilia che fu selezionato per il Premio Campiello. Alla fine di quello stesso anno Mario Tobino ebbe un infarto che lo costrinse a una lunga convalescenza. Il romanzo pubblicato nel 1972, Per le antiche scale: una storia, vinse il Premio Campiello. Tobino narrò, tramite la figura del dottor Anselmo, la sua lunga esperienza nei manicomi, opera che aprì un intenso dibattito fino a sfociare nella legge 180 di Franco Basaglia, che portò alla chiusura dei manicomi. Nel 1975 venne tratto un film, diretto da Mauro Bolognini e interpretato da Marcello Mastroianni. Nel 1973 Mario Tobino si concentrò sulla vita di Dante Alighieri che terminò il suo lavoro nel 1974 pubblicando l’opera con il titolo: Biondo era e bello. Mario Tobino vinse il Premio Viareggio al quale teneva molto, nel 1976 con la raccolta di racconti: La bella degli specchi. Negli anni ottanta Mario Tobino rallentò la sua produzione e si limitò a valutare progetti artistici, pubblicando nel 1982, Gli ultimi giorni a Magliano e La ladra nel 1984. Nel 1986 morì Paola Levi Olivetti che sarebbe stata ricordata nel romanzo: Tre amici. Mario Tobino venne insignito della cittadinanza onoraria della città di Lucca e con il romanzo: Il manicomio di Pechino, chiuse la sua narrazione della sua esperienza nell’ospedale psichiatrico di Maggiano. Il 10 dicembre del 1991 Mario Tobino si trovava ad Agrigento per ritirare il premio Pirandello. Il giorno seguente il suo cuore già malato si fermò e morì nella città siciliana. Mario Tobino venne sepolto nella sua amata Viareggio e riposa nel cimitero della Misericordia. Mario Tobino si è intriso di vita e disperazione e ne ha narrato ogni sfumatura con poesia e cruda verità.