Ci sono persone che nascono con delle vocazioni o predisposizioni: quella di Caterina di Jacopo di Benincasa, che nacque a Siena il 25 marzo del 1347, era di mettersi al servizio della fede in Cristo. Suo padre era un tintore, sua madre si chiamava Lapa di Puccio; quando vide la luce era la ventitreesima di ben venticinque figli. Potete ben immaginare che i genitori di Caterina avevano altri progetti, come renderla un buon partito da far sposare e ricevere una dote. Il sogno di Caterina iniziò molto presto. All’età di sei anni cominciò ad avere delle visioni mistiche e fece voto di verginità. Quando raggiunse i dodici anni, Jacopo e Lapa conclusero un accordo vantaggioso per farla sposare e Caterina accettò suo malgrado il destino. Tutto cambiò tre anni dopo quando Bonaventura, sua sorella, morì di parto. Caterina decise di votarsi al Signore e di voler prendere i voti. Sorse un problema. All’epoca per prendere i voti religiosi bisognava versare una dote e la famiglia di Caterina non aveva denaro a disposizione. Ostinatamente, la giovane Caterina seguì la sua vocazione. Si tagliò i capelli e si rinchiuse nella preghiera. La famiglia dapprima la isolò, poi tentò di aiutarla. Sua madre decise di andare a parlare con la priora delle Sorelle della penitenza di San Domenico, che erano note come “Mantellate” a causa del mantello nero che copriva la veste bianca. La priora rifiutò: non erano ammesse vergini ma solo vedove o donne mature con una buona dote – quando si dice la vocazione. Accadde qualcosa che cambiò il corso della storia. Caterina venne colpita da una non specifica malattia che le portò febbri altissime e pustole che le sfigurarono il viso. Pregò sua madre di intercedere presso la priora e la suora accolse la supplica di Lapa e decise di accogliere Caterina a far parte della Mantellate. Appena guarita dalla malattia entrò in convento nella basilica di San Domenico, era il 1363. L’impatto con la vita insieme alle Mantellate fu difficile. Caterina era semianalfabeta, non sapeva leggere e scrivere e pertanto neppure recitare le preghiere in latino. Decise di dedicarsi ad assistere gli ammalati e i poveri, che secondo Caterina impersonavano la sofferenza di Cristo. Fu attiva presso l’ospedale di Santa Maria della Scala e la sua abnegazione fece da esempio per le altre Mantellate che iniziarono ad assistere i malati. Nel 1370 la famiglia di Caterina si trasferì a Firenze i suoi genitori divisero le loro strade. In quello stesso anno prese finalmente i voti fra le Mantellate e iniziarono le sue estasi mistiche, insieme a un ricco epistolario in cui affrontava problemi di vita e religiosi, da quelli politici a quelli morali. Nel 1374, dopo aver partecipato al Capitolo dell’Ordine Domenicano, rientrò a Siena e si prodigò per curare gli ammalati colpiti dalle frequenti epidemie – pensare che non avevano neppure i vaccini, ma questa è un’altra storia. Nel 1375 avvenne, nella domenica delle Palme, qualcosa che cambiò il corso della storia di Caterina: ricevette le stigmate, sempre ovviamente secondo gli scritti tramandati. L’anno seguente Caterina iniziò una corrispondenza con papa Gregorio XI, all’epoca in esilio ad Avignone. Caterina spronò il papa a tornare nella sua sede di Roma e si incaricò di mediare la pace tra la repubblica di Firenze e lo Stato pontificio. Nello stesso anno Caterina si recò ad Avignone per accompagnare il papa Gregorio XI nel suo ritorno a Roma. Il viaggio fu avventuroso e periglioso. Il papa non sopravvisse molto e morì il 27 marzo del 1378. La successione fu drammatica. Fu eletto Urbano VI, ma ci fu uno scisma che fece eleggere un secondo papa, Clemente VII, che tuttavia fu costretto a fuggire ad Avignone insieme ai cardinali che lo avevano eletto. La cagionevole salute di Caterina ne aggravò le condizioni, tuttavia continuò ad assistere gli infermi e i malati, che erano la sua ragione di vita. Il 29 aprile 1380 il suo respirò divenne sempre più flebile e le diedero l’Unzione degli infermi. Caterina morì poco prima di mezzogiorno di domenica 29 aprile del 1380, le sue ultime parole furono: “Padre, nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio.” Caterina da Siena venne canonizzata da papa Pio II nel 1461 e nel 1866 divenne compatrona di Roma grazie a papa Pio IX. Nel 1939 divenne patrona d’Italia, insieme a San Francesco. Paolo VI la proclamò dottore della Chiesa nel 1970, fu la prima donna a ricevere il titolo. Santa Caterina da Siena riposa nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva a Roma, anche se il suo cranio fu portato a Siena nel 1385 e si trova nella basilica di San Domenico. Da agnostico non credo alle stigmate o ai miracoli, tuttavia credo che Caterina da Siena abbia vissuto la sua esistenza nello spirito di ciò che dovrebbe essere la fede cristiana, mettersi al servizio degli altri, degli ultimi e per tale motivo posso riconoscerle il suo titolo di Santa Caterina da Siena.