prima parte
Diari Toscani incontra il compositore Alberto Masoni. Vive a Bergamo, città nella quale è nato. A tredici anni prende lezioni come privatista da un docente di chitarra classica del Conservatorio G. Donizetti e i suoi studi proseguono fino a venti anni quando inizia il percorso di specializzazione in chitarra moderna in America, al Musicians Institute di Los Angeles. Nello stesso periodo inizia a studiare anche composizione ed orchestrazione classica e moderna nello stesso istituto. Il suo sogno nel cassetto è poter scrivere la sua musica e lavorare alle grosse produzioni cinematografiche anche internazionali. Tra i suoi lavori: “La Stanza del sorriso” è stato candidato ai David di Donatello in varie categorie, tra le quali miglior brano originale e “Hoganbiiki” presentato alla Biennale di Venezia e vincitore di diversi premi nei festival Internazionali: New York, Parigi, Singapore, Svezia. Tra gli interpreti, Manuela Arcuri, Eva Moore, Antonio Giuliani. “Psychiatric-Alcatraz” è lo spettacolo teatrale/acrobatico/musicale con il quale è partito in un tour con più di trecento repliche, per il quale ha scritto le musiche originali. Ha all’attivo anche “I luoghi della speranza”, un docufilm che tratta il tema oncologico, tra i cui interpreti c’è anche Piero Angela che parla di prevenzione e ricerca. E ancora TicToc, una web series che ha ricevuto la certificazione di eccellenza come “Best comunication campaign of the year” (Life Science excellences awards 2023). Infine Irecu, film fantasy, che ha tra gli interpreti Terry Gilliam e “Gioia, l’angelo del ghiaccio”, progetto patrocinato dal CONI e dalla Federazione Italiana pattinaggio sul ghiaccio.
Maestro Masoni, il suo primo approccio alla musica...
A sette anni mio padre mi portò in un negozio di dischi per il mio compleanno e lì acquistai la colonna sonora di Tenebre, un film di Dario Argento, rimasi affascinato dalla copertina. Fu come una folgorazione e mi appassionai a quel genere di musica che poi scoprii essere “progressive music”. Fin da bambino, quando guardavo un film, la colonna sonora mi restava in mente più del film stesso. Mi hanno sempre affascinato i “Temi principali”, quelle poche note che ti si stampano in testa e non escono più. Poi in casa sentivo sempre musica, mio padre ascoltava Beatles, Withney Huston, musica classica, Ennio Morricone, ma anche Celentano, Mina, insomma un po’ di tutto. Ho sempre amato tutta la musica, quando è fatta bene e con gusto, a prescindere dal genere. Poi a tredici anni andai a un concerto Hard Rock e mentre ascoltavo la band mi dissi che un giorno anch’io avrei voluto essere lì, sul palco a sprigionare tutta quell’energia.
Lei è un chitarrista: suona anche altri strumenti?
Sì, oltre alla chitarra suono anche strumenti che per me sono complementari: la batteria, il basso e il pianoforte. Saper suonare anche altri strumenti, conoscere le basi e saperli gestire è fondamentale per scrivere la mia musica. E anche se non si possono suonare tutti, bisogna comunque conoscere il suono, l’estensione di ogni strumento. Se si scrivono colonne sonore, in particolare.
Ci sono volte in cui nella vita si devono fare scelte non facili, e questo avviene anche nella professione. Quanto è importante il coraggio?
In questo lavoro tantissimo. Se guardi ciò che hai intorno aspettando il momento giusto, o stai dietro a ciò che ti dicono di fare gli altri, non fai niente. A me interessa ciò che faccio io, e guardi: non è presunzione. Ciò che è fondamentale è la correttezza in ciò che si fa e che si propone e bisogna saper dire anche no a proposte superficialmente allettanti. Io di treni che negli anni sono passati, ne ho persi tanti, ma la bicicletta ce l’ho ancora e continuo a usare quella, male che vada andrò a piedi. Sapevo perfettamente quello che volevo fare e quale fosse la strada che volevo percorrere: scrivere la mia musica, quello era il mio obiettivo. Sapevo anche per certo che non volevo fare il chitarrista turnista, cioè suonare nelle orchestre o nelle varie cover band. La mia idea è sempre stata quella di suonare e proporre quello che scrivo, sono molto ambizioso.
Quanto è importante avere un obiettivo?
È basilare: se dovessi guardare al mercato musicale italiano, smetterei domattina, per questo è importante fissarsi degli obiettivi, avere stimoli e andare avanti ad oltranza. Fortunatamente la musica non ha limiti, né confini; continuo quindi a cercare contatti lavorativi anche all’estero. Il mondo è grande, all’estero il mercato è più vasto e si possono trovare produzioni serie in tutti i generi cinematografici e non. Questo non significa che non abbia fatto provini/concorsi o che non lavori in produzioni italiane. Per esempio nel 2003 vinsi un premio speciale come miglior chitarrista al concorso rock targato Italia e, nel 2005, al Festival “Emergenza Live” vinsi sempre come miglior chitarrista e migliori brani originali. Da anni collaboro anche con le produzioni cinematografiche di Torino Dr movies e Nuovi Orizzonti Production. L’ultimo film realizzato con loro, Hoganbiiki, sta riscuotendo tanti riconoscimenti Internazionali.
Maestro lo strumento che viene insegnato nelle scuole, solitamente, è il flauto, penso che sia toccato in sorte anche a lei…
Certo che è toccato anche a me! E questo è un altro limite dell’Italia. Mi spiace dirlo ma è così, anzi, le dirò che nel periodo delle scuole detestavo suonare il flauto. Nuovamente mi vedo costretto a fare un paragone: in America, per esempio, fin dall’età di sei anni i bambini, a scuola, possono scegliere quale strumento studiare e questo fa sì che siano più stimolati. Per fortuna, adesso molte scuole italiane si sono adeguate e fanno scegliere fin da piccoli a quale strumento approcciarsi.
Le racconto un piccolo pezzo di me per arrivare alla domanda che le farò. A sette, otto anni iniziai a prendere lezioni di pianoforte, prima in una scuola di suore e, successivamente, a undici anni, da un insegnante privato non vedente – aveva perso la vista a cinque anni in seguito a una malattia. Questo insegnante era anche pittore e associava i colori alle note e ai giri armonici. Com’è possibile riuscire in questo? Quale collegamento c’è fra la musica e i colori?
Tutte le arti sono collegate. Sto scrivendo un progetto proprio su questo, la musica è fatta di frequenze, ogni cosa che si muove emana frequenze, e le frequenze sono suoni, anche il sole ha le sue frequenze, come hanno una frequenza i pianeti e tutto ciò che ci circonda e che si muove. Le frequenze emanano emozioni, bisogna solo saperle cogliere. Gli stessi colori messi insieme sprigionano emozioni e ogni colore può essere associato a un suono o a una melodia. Sto scrivendo un concept album sui “colori sonori”. Da bambino, spesso, mi mettevo in camera al buio ad ascoltare il suono del silenzio e a immaginare suoni e colori, ma anche immagini e scene da film. Adesso le racconto io un piccolo aneddoto: sono sempre stato un appassionato di film horror. Da piccolo andavo in una scuola di suore e, durante le lezioni di disegno, creavo dei piccoli story board, mini cortometraggi horror in cui i personaggi erano mostri e vampiri: per me, ovviamente, era un gioco. Poi, un giorno, i miei genitori vennero chiamati per un colloquio e gli chiesero se a casa avevamo problemi. Naturalmente non avevamo nessun problema, è che a me i mostri facevano simpatia e quindi li disegnavo, ma per le mie insegnanti era indicatore di bambino con problemi.
continua…