foto di Giovanni Viaggi
Stamani, domenica, dopo tre giorni di tempo piovoso, c’è un cielo splendido di un azzurro terso che invoglia a camminare; alzo gli occhi e lassù si apre la vista sulle Apuane imbiancate dalla neve caduta nei giorni scorsi. Si può resistere? Una serie di telefonate ai componenti dell’ormai collaudata compagnia ed in meno di un’ora siamo sulla via che da Carrara porta alla Foce di Pianza. La strada è ottima fin quando troviamo sulla destra il bivio per Campocecina. Da quel punto in avanti è bene prestare attenzione alle condizioni dell’asfalto, che presenta alcuni tratti sconnessi con buche che, se non affrontate con la dovuta cautela, possono far soffrire seriamente le sospensioni della macchina.
Superiamo la località della Maestà, che prende il nome dalla piccola costruzione sottostante la strada e che dava rifugio ai viandanti, poi la Gabellaccia, altrimenti detta Dogana della Tecchia, posta a quota 895 metri, che segnava il confine fra lo stato di Massa Carrara ed il territorio di Fivizzano, facente parte del Granducato di Toscana. Qui, fino al 1848, i viandanti dovevano appunto pagare una gabella, evidentemente non gradita tanto da essere declinata in senso dispregiativo, presso le costruzioni della Dogana ormai ridotte a ruderi.
Dopo un quarto d’ora arriviamo al Piazzale dell’Uccelliera: notevole, da qui, è la vista panoramica sulle cave sottostanti, e anziché procedere a sinistra per Acquasparta, proseguiamo sulla destra su una strada disastrata, un tempo invece ben asfaltata, divenuta poco più di una via di cava fino ad arrivare alla Foce di Pianza a quota 1272.
Qui la neve è alquanto scarsa, ma alzando gli occhi ci si offre lo spettacolo del monte Sagro imbiancato che spicca contro un cielo blu cobalto.
Dunque, partiamo, imboccando i sentieri CAI 172 e 173, che, qui, partono assieme e proseguiamo fino al bivio ben segnato sulle rocce. Scegliamo di percorrere il 172 un po’ più lungo, ma con meno pendenza e, soprattutto, già percorso da altri che stamani hanno avuto la stessa nostra idea.
Il sentiero sale abbastanza facile tutto su rocce coperte da un velo di neve fresca e dopo un’ora arriviamo alla Foce della Faggiola. Qui abbandoniamo il 172 che piega a destra verso la Foce Luccica ed iniziamo la salita vera e propria al Sagro.
Ahimé, il tempo si sta guastando e quella splendida giornata si trasforma, man mano che saliamo, in un mare di nuvole.
Ma non per questo desistiamo, anzi, il salire sulla neve fresca, che si fa sempre più spessa, ci fa ancora più piacere, al punto di scordare la fatica della salita che, pur non essendo impegnativa – il Sagro dal lato Ovest non è altro che un gran pratone obliquo – è comunque lunga.
Comincia a nevicare: è un nevischio fine, fine che, ben presto, riduce la visibilità a pochi metri.
Noi, comunque, continuiamo a salire senza problemi su un manto di neve che è ormai alto una quarantina di centimetri. Un colpo di vento, una breve schiarita ed ecco sopra di noi, ormai a poche decine di metri, la grande croce posta alla sommità del monte.
Siamo arrivati: dopo due ore di cammino ci troviamo in un mondo ovattato avvolti da nebbia impenetrabile, sotto il nevischio che il vento ci scaraventa addosso: ma che c’importa, siamo felici, ben coperti e ci godiamo appieno questo momento magico.
Un breve pasto frugale, le foto di rito e poi via sul sentiero del ritorno che, ogni tanto, abbandoniamo a bella posta per rotolarci in mezzo alla neve fresca a riprova che il fanciullino di pascoliana memoria non ci ha abbandonati.
Breve digressione in chiusura
Normalmente, alla fine di ogni escursione, ci ritroviamo a casa mia per cui, il giorno prima, è mia cura preparare qualcosa di adatto per uno spuntino serale. Questa volta il piatto principale era costituito da acciughe al verde da accompagnare con un bianco fresco oltre, ben s’intende, ai soliti salumi e formaggi. Attorno al tavolo, finalmente rilassati, commentiamo la giornata ricordando i momenti più belli, programmiamo la prossima uscita e spazzoliamo tutto quanto c’è di mangereccio in una atmosfera allegra e serena.Unica nota stonata: i miei cari amici accompagnano le acciughe al verde con la birra!