TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO 28^ GIORNATA
Fiorentina Roma 2-2
di Gianni Ammavuta
Sono combattuto. Avevo promesso a Vinicia che avrei scritto ieri il pezzo sulla Fiorentina, perchè erano necessari un giorno di riflessione (e un’abbuffata di Malox) per assorbire questo pareggio all’ultimo secondo dell’ultimo minuto, da parte della simpaticissima Roma. Ma mi sbagliavo. Un giorno non è bastato. Solo ora, a 48 ore di distanza, penso di avere la necessaria lucidità per onorare il mio impegno con Diari Toscani. Ed è grazie a questa ritrovata oggettività ascetica, che posso dire di essere combattuto. Combattuto tra la gioia di aver visto finalmente una prestazione di livello da parte della Fiorentina, e la profonda, incontrollabile, furibonda delusione per la sua ennesima dimostrazione di pochezza.
La Viola approccia la gara come è d’uopo, quando si affronta una squadra che viene da una trasformazione camaleontica, e da una lunga striscia positiva, ricca di rotonde vittorie. La Roma si fa Rometta, buttandola – fin da subito – sulla rissa, sul fallo sistematico, e sull’aggressione verso l’arbitro. Un copione già visto, purtroppo, e che mi rende questa squadra particolarmente invisa, per dirla in modo aulico. La Fiorentina comincia ad impilare occasioni da gol reali e potenziali sbagliate, come se fossero mattoncini di una costruzione Lego. Il meritato gol arriva da calcio d’angolo, su incornata di Ranieri. La Roma non reagisce. Resterà sempre il dubbio se ciò sia dovuto alla forza della Fiorentina, o alla sua cattiva serata. Propendo per la prima ipotesi, anche perchè nel secondo tempo, la musica non cambia granchè, anche se arriva l’inaspettato pareggio romanista. La Fiorentina accusa un po’ il colpo, perdendo di un po’ di verve, ma non di garra. E’ come se si fosse messa in un angolino per vedere con che passo l’avversario si avvicina per finirti. Ma la Roma, non sembra aver voglia di affondare il fendente mortale e la Fiorentina torna a comandare il gioco. La costruzione Lego s’ingrandsce, e arriva anche il 2 a 1. La Roma saluta e sale sul pulmann, tanto che Paredes atterra Belotti in area di rigore, come se fosse stato uccellato da Cristiano Ronaldo. Nonostante Biraghi sbagli clamorosamente il terzo rigore di fila, la Roma non ne vuole proprio sapere di cercare il pareggio. Sembra una squadra scarica: si limita a giochicchiare, fingendo interesse verso una partita che forse si era rassegnata a perdere ancora prima di iniziare a giocare. Ma la Fiorentina fa ancora peggio, e crolla negli ultimi dieci secondi. Tanto dura l’azione che porta al traversone dalla 3/4, alla sponda di testa in piena area di rigore, e alla bella conclusione in mezza rovesciata che batte nonno Terracciano.E’ un abisso di frustrazione per i tifosi viola, e un’indimenticabile delirio per quelli romanisti. Ed è giusto che sia così, in fondo. La Roma, oltre ad essere odiosamente arrogante nel suo atteggiamento con l’arbitro, non ha fatto niente di male. Ha trovato un insperato ed immeritato pareggio, frugando nelle tasche di una Fiorentina che, una volta ancora, si è arresa davanti alla sua incompiutezza.
Come dicevo, da esteta del calcio, dovrei essere felice di quanto espresso in campo domenica sera dalla mia squadra; intensità, compattezza, organicità, e persino qualche giocata di classe. Dovrei ma non posso esserlo fino in fondo, perchè accontentarsi della prestazione, e proiettarla verso altre occasioni, è una mentalità da squadra senza ambizioni. Partite come questa portano la mente illuminata ad inferenze illuminanti e a profonde riflessioni sulla natura vagamente filosofica di questo gioco. Forse un’altra vo