Il 1983 vide apparire sugli schermi cinematografici un film dal titolo “Wargames – Giochi di guerra” nel quale il protagonista, un giovanissimo Matthew Broderick, nel tentativo di hackerare una casa di produzione per videogiochi, inavvertitamente penetra il sistema di difesa nucleare statunitense e attraverso una simulazione di giochi di guerra, con una embrionale intelligenza artificiale, rischia di scatenare una guerra termonucleare globale. Il film ebbe un forte impatto emotivo sul pubblico tanto che l’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, ordinò ed ottenne dallo staff del dipartimento della difesa la revisione e l’inasprimento delle regole di ingaggio in una ipotetica guerra mondiale a base di bombe atomiche. Da quegli anni ’80, in cui tutto il mondo si rese conto che in pochi secondi saremmo potuti scivolare in un conflitto che avrebbe portato alla distruzione, quasi totale, di tutta la popolazione mondiale, abbiamo imparato ben poco, se ancora oggi i dittatori di turno ostentano la minaccia nucleare per avvalorare le proprie ragioni. Per tenere a bada queste intimidazioni, ancor oggi sono presenti centinaia, se non migliaia, di testate atomiche pronte ad essere usate in caso di ipotetica necessità.
I missili nucleari possono essere lanciati in tre modi diversi: da silos interrati e super sorvegliati all’interno di basi militari più o meno segrete, da vettori aerei, per lo più bombardieri strategici a lungo raggio e da sommergibili nucleari. I primi due metodi non offrono però garanzie assolute di riuscita; nel caso dei silos è necessario che chi parte per secondo riesca ad attivarsi ed a rispondere in tempi relativamente brevi, nell’ordine di minuti, altrimenti l’attaccante, godendo nell’effetto sorpresa può neutralizzare facilmente tutto l’apparato difensivo dell’avversario annientandone la capacità di risposta. Per ciò che riguarda i vettori aerei, al pari dei siti terrestri, oltre alla quasi immediata possibilità di essere scovati, sono facilmente tracciabili e, brutalmente detto, facilmente abbattibili. Non rimangono che i sommergibili, i quali conservano ancora una tutt’altro che modesta capacità di nascondersi e di eludere le difese nemiche. Quella dei sottomarini può quindi essere considerata l’ultima linea di difesa di una nazione, nel caso le prime due per un motivo o l’altro non abbia avuto effetto. Naturalmente per far funzionare tutta la linea di comando e per verificare l’efficacia delle armi è necessario fare dei test, delle esercitazioni militari con le quali viene messo alla prova non solo il funzionamento della singola arma ma anche tutto l’apparato decisionale e dinamico delle forze messe in gioco.
E quello che è successo alla fine di gennaio di quest’anno, a bordo di un sommergibile nucleare della Marina Britannica, peccato che alla fine il risultato è stato a dir poco disastroso. Nei dettagli il Vanguard, un sottomarino lungo 150 metri, pesante 15900 tonnellate con un equipaggio di 179 persone e dal costo di circa 3,75 miliardi di sterline (quanto una manovrina economica), al largo della costa della Florida ha proceduto al lancio di un missile balistico intercontinentale Trident II delle dimensioni di 14 metri, per più di 58 tonnellate, al fine di testarne il funzionamento, le capacità balistica e l’effettiva funzionalità essendo oggi conosciuto come il missile balistico più potente al mondo. In condizioni di guerra il vettore dovrebbe raggiungere le zone alte dell’atmosfera, esplodere rilasciando ben 12 testate nucleari che rientrando al suolo alla velocità di circa 13600 miglia orarie possono colpire bersagli nel raggio di 7500 miglia. Quello lanciato circa un mese fa, privo della sua carica mortifera, avrebbe dovuto percorrere all’incirca 1000 miglia per andare ad impattare l’Oceano Atlantico in un punto imprecisato tra le coste del Brasile e quelle dell’Africa occidentale. Invece, dopo una prima fase di attivazione dei booster, il missile è ricaduto in acqua non molto lontano dal Vanguard che per l’occasione, ospitava a bordo il Segretario della Difesa Grant Shapps. L’esercitazione ha rischiato di trasformarsi in una di quelle scenette in cui Will Coyote cerca invano di acchiappare Beep Beep e non sarebbe nemmeno la prima volta che accade. I test con quel tipo di missile sono molto rari per il governo inglese, non fosse altro perché ognuno di loro costa ben 17 milioni di sterline, ma, come appena accennato, anche nel 2016 le cose non andarono per il verso giusto. Partito sempre dal solito sottomarino, il Trident II seguì la rotta prestabilita, se non che, ad un certo punto, ha cambiato drasticamente rotta puntando dritto verso l’entroterra statunitense. Sebbene, come accade per ogni esercitazione di questo tipo, le difese aeree e militari delle nazioni confinanti fossero state avvisate, il missile fu fatto esplodere in volo tramite un dispositivo di autodistruzione. Il ministero della difesa americana si è detta stupita del fallito test in quanto la Marina degli Stati Uniti ha già testato per ben 191 volte l’uso di questo missile, l’ultima volta lo scorso settembre nell’Oceano Pacifico dal sottomarino della classe Ohio USS Louisiana, senza mai riscontrare anomalie di sorta.
È curioso, ma io aggiungerei anche un po’ preoccupante, sapere che dal 1969, in qualche segreto punto dell’oceano, spesso sotto la calotta polare, si nasconde un sommergibile con il preciso compito di sferrare un ultimo lancio, in risposta ad un attacco nucleare proveniente da nazioni nemiche. Il personale imbarcato, per tutti i mesi di permanenza a bordo durante il turno di sorveglianza, è completamente tagliato fuori dal mondo e non ricevere messaggi dall’esterno se non alcuni brevissimi messaggi chiamati familygram, ai quali non può comunque rispondere. Non può nemmeno ricevere la notizia di un familiare deceduto perché tanto non potrebbe fare nulla a riguardo. L’unico motivo per cui è possibile rompere il silenzio radio è in caso di pericolo di vita di qualcuno al suo interno. Naturalmente ci sono delle modalità super segrete e super criptate con le quali il sottomarino rimane in costante contatto col governo ma nel caso questo dovesse interrompersi, la procedura di emergenza prevede che vengano esaminate le frequenze radio della BBC4 per verificare che la Gran Bretagna esista ancora, in caso negativo e solo dopo tre giorni, il comandante è autorizzato ad aprire una lettera scritta a mano dal Ministro della Difesa che gli impartisce le ultime direttive.
Di fronte a tale scenario apocalittico a questo punto è doveroso tornare indietro al film dal quale siamo partiti. Nella scena finale, mentre il computer centrale disegna immaginarie traiettorie di testate nucleari, l’Ufficiale in carica attende di verificare la fondatezza di ciò che vede sui monitor per ordinare un eventuale contro lancio di missili, che però viene azionato in automatico dal cervello elettronico, bypassando ogni intervento umano. Per scongiurare l’ultimo conto alla rovescia, il protagonista ha una brillante idea, sfida il computer a giocare a tris contro sé stesso. La macchina ingaggia una serie infinita di partite che finiscono tutte in pareggio, al termine di queste sospende definitivamente quella che si è rivelata una pericolosa simulazione e chiude la faccenda con una frase sulla quale dovremmo meditare un po’ tutti: “L’unica mossa vincente, è non giocare!”
https://www.thesun.co.uk/news/26070479/trident-nuke-sub-missile-launch-fails/