Per tutti quelli che hanno un po’ di annetti sulle spalle: vi ricordate, quando i nostri genitori, vedendoci uscire il sabato sera, ci raccomandavano di non bere troppo? Non sapremo mai se anche al protagonista della nostra storia è stata fatta la stessa raccomandazione, ma sappiamo, per certo, che non l’ha ascoltata. Nella ridente città di Cleveland nell’Ohio, un uomo di 37 anni di cui non conosciamo l’identità, ha avuto la brillante idea di alzare un po’ il gomito ingurgitando ben 34 litri di birra. L’indomani però, guardandosi allo specchio, invece di notare gli effetti del dopo sbornia ha scoperto di essere ancora ubriaco dalla sera prima e questa spiacevole sensazione si è protratta per un mese intero. I sintomi chiari sono stati: bruciore alla testa, secchezza delle fauci ed “un alito così puzzolente da fermare il traffico”. Spaventato per il protrarsi dei sintomi, l’uomo si è recato in ospedale dove al termine di esami clinici è stato trovato in condizioni di salute normali, a parte gli effetti che si possono constatare in qualsiasi individuo che la sera prima ha ecceduto con l’alcol. Solo degli esami più approfonditi hanno potuto constatare un aumento della pressione del sangue intorno al cervello e tracce di una possibile e rara condizione autoimmune, chiamata sindrome da lupus anticoagulante (pure se il Dott. House ripeteva sempre “Non è mai Lupus”!). Ad ogni modo, grazie anche alla somministrazione di farmaci anticoagulanti, i sintomi da post ubriacatura sono definitivamente scomparsi dopo, addirittura, sei mesi.
L’abuso di alcol è sempre da evitare, non solo per scongiurare possibili inconvenienti come quello sopra descritto, ma anche per evitare di far male agli altri. È di pochi giorni fa, la pubblicazione del video che riprende l’autista di un furgone sorpreso dagli agenti di polizia inglese nel Nottinghamshire a guidare ubriaco lungo la M1. Il mezzo era stato avvistato procedere a zigzag, lungo la sua corsia di marcia e dopo una segnalazione da parte di altri utenti spaventati è stato seguito dagli agenti fino a quando, finalmente senza benzina, si è fermato a ridosso del guardrail. Scesi a controllare lo stato del conducente, per gli agenti è stata grande la sorpresa nel trovarlo addormentato sul volante, a causa dei postumi di una colossale sbronza. Gli effetti dell’abuso di alcol però, possono essere controproducenti anche nelle cene istituzionali, cosa avvenuta nel locale Tony’s nell’Upper East Side di New York, durante un convivio organizzato per raccogliere fondi per sostenere la possibile candidatura alle prossime elezioni presidenziali di Robert F. Kennedy Junior. Protagonisti dello stravagante siparietto, stando a quanto raccontato da un giornalista della rivista Page Six, presente all’evento, è stato l’editorialista Dough Dechert che, sentendo la domanda riferita a Kennedy da un ammiratore, su cosa ne pensasse del cambiamento climatico, palesemente ubriaco avrebbe urlato “La bufala climatica!” Per tutta risposta, il critico d’arte e suo amico di lunga data Anthony Haden Guest, lo avrebbe pregato di stare zitto. L’altro, indifferente alle preghiere dell’amico che oltre a chiedergli di stare zitto lo apostrofava con epiteti quale “pazzo” e “insignificante”, ha avuto la bella pensata di ribattere con un sonoro peto preceduto dall’irriverente annuncio sulle funzioni fisiologiche che stava espletando. Qualche giorno più tardi, sempre dalle pagine di Page Six, Dechert ha affermato: “Mi scuso per aver usato la mia flatulenza come mezzo di commento pubblico in tua presenza.”.
Evitare di oltrepassare i limiti sarebbe auspicabile, ma se ciò non dovesse accadere, a nulla varrebbe appellarsi all’aiuto di San Benedetto patrono della birra, San Vincenzo patrono del vino o Santa Bibiana patrona contro i postumi della sbronza (sì, esiste una santa protettrice dagli effetti di una sbornia). In rete si possono trovare centinaia di rimedi per recuperare la lucidità perduta e combattere il mal di testa, la dissenteria, il mal di stomaco e la nausea, segni inequivocabili di quello che più comunemente viene indicato come hangover, ovvero il post sbronza. Se la bevuta è programmata, potrà far bene mangiare cibi grassi perché questi catturano le particelle di alcol rilasciandole gradatamente nel sangue, oppure un uovo sodo (non è ben chiaro il perché, ma funziona) o ancora dell’olio d’oliva in funzione di gastro protettore. Come insegnano i nostri anziani, è sempre consigliato bere in progressione di gradazione alcolica, possibilmente evitando di mischiare vino, birra e superalcolici, ma se proprio non siamo stati in grado di azionare i nostri freni inibitori, ecco alcuni suggerimenti pratici: bere acqua naturale al risveglio per diluire l’etanolo nel sangue, mangiare due uova crude con molto limone per aiutare il fegato a riprendersi, bere un infuso di tarassaco, bere caffè accompagnato da acciughe salate – anche in questo chiaro le ragioni non sono chiare, ma gli effetti positivi sì – o, in alternativa sarà sufficiente un buon caffè nero. Ancora, bere acqua e bicarbonato, che non è il massimo della piacevolezza, ma aiuta a diminuire il senso di nausea, evitare le bevande gassate perché aumentano la tensione gastrica ed infine mangiare qualcosa di solido in modo tale da impegnare lo stomaco in qualcosa di più utile piuttosto che infastidire le nostre già sconquassate viscere. In realtà, più di una persona a questo breve elenco aggiungerebbe un metodo che sembrerebbe un controsenso, ma in realtà aiuterebbe il nostro corpo a riprendersi più in fretta, ovvero riprendere a bere alcol. È vero, sembrerebbe una cosa da pazzi, ma bere alcol, seppur moderatamente aiuterebbe i vasi sanguigni a non restringersi violentemente dopo essersi dilatati con altrettanta violenza la sera prima (prendete però questo metodo con tutti i benefici del dubbio).
Con questo intento sarebbero nati negli anni venti del secolo scorso due cocktails chiamati “Corpse reviver”, letteralmente resuscita cadaveri. Il primo chiamato Corpse reviver number 1, è stato inventato tra il 1920 ed il 1930 da un certo Frank Meier, bartender del Ritz Bar di Parigi e comprende un mix di Cognac, Calvados, Vermouth e acqua fredda, una vera e propria bomba da bere al mattino (auguri). Il secondo, chiamato Corpse Reviver number 2 è un mix di gin, Cointreau, lillet blanc, succo di limone e assenzio è stato inventato da Harry Craddock, il barman dei divi. Di chiare origini inglesi, emigrò nuovamente in Inghilterra dagli Stati Uniti negli anni ’20 del novecento a causa del proibizionismo, ottenendo successo come dispensatore di cocktail all’American Bar dell’Hotel Savoy di Londra.
Tra una preparazione e l’altra, servita ai migliori esponenti del jet set dell’epoca troverà il tempo di scrivere il leggendario “The Savoy cocktail book” vero testo sacro di ogni barista serio che si voglia definire tale. Craddock fu anche autore di alcune trovate commerciali degne di nota per l’epoca, una di queste consisteva nel nascondere nelle mura dei locali in cui prestava servizio, una fialetta contenente dei suoi cocktail. Quella contenente un white lady, nascosta nel 1927 nel muro del Savoy la stanno cercando ancora adesso. Dopo aver inventato il Corpse Reviver number 2, ebbe a dire che se uno di quei cocktail aveva il potere di resuscitare i morti, quattro consecutivi rispedivano il cadavere dove stava prima.
Ma come ho detto all’inizio di questo articolo, chi come me ha qualche annetto sulle spalle, si spera abbia messo un po’ di giudizio, lasciandosi alle spalle le follie alcoliche giovanili e invece di impegnare il proprio tempo a cercare fialette dentro i muri, lo usa per trovare in credenza l’ultima bustina di camomilla prima di andare a letto.