Oggi facciamo i turisti: niente escursioni EE (escursioni per esperti n.d.r.) o roba del genere, infatti abbiamo deciso di andare a visitare la cava Valsora. Molti ormai avranno sentito parlare di questo luogo grazie anche ad una bella trasmissione RAI 2 che ne ha decantato le bellezze nonché la sua unicità. Partiamo quindi da Massa e, seguendo la Via dei Colli, superiamo gli abitati di San Carlo, Pariana, Altagnana ed Antona fino a raggiungere Pian della Fioba, sede del rifugio Città di Massa e del rinomato Orto Botanico Pellegrini Ansaldi. Da qui si prosegue ancora e, dopo un paio di chilometri, poco prima della galleria del Passo del Vestito, troviamo sulla sinistra una chiara indicazione della nostra meta.
C’è un ampio parcheggio gratuito ed una biglietteria che fa anche servizio bar, nonché una serie di tavoli per poter comodamente consumare uno spuntino davanti a quello che è la regola fissa delle Apuane: uno spettacolo mozzafiato.
Stamani fa piuttosto freddo, siamo a quota mille metri, e ci aspetta una delusione: la biglietteria è chiusa e la strada d’accesso alla cava è sbarrata da un pesante cancello. Le soluzioni sono due, o rinunciare alla visita o fare i…portoghesi. Scegliamo la seconda, determinati, comunque, a pagare l’obolo di otto euro a persona se, al ritorno, troveremo la biglietteria aperta.
Poiché le gambe sono buone, troviamo la via per aggirare l’ostacolo: cominciamo a scendere lungo un’ampia via di cava e dopo una quindicina di minuti eccoci arrivati a quota 900, dove troviamo un bel tavolato che ci porta alla meta della nostra gita: il bio lago della cava Valsora.
Beh, forse chiamarlo lago è un’esagerazione, si tratta in effetti di una enorme pozza di acqua cristallina che si è formata a causa delle scorie di lavorazione del marmo che si sono depositate sul fondo della cava a pozzo, rendendola impermeabile alle acque piovane che nel tempo l’hanno riempita.
Il lago, di una purezza unica, è circondato sui tre lati da pareti verticali alte circa trenta metri, tagliate sul candido marmo dal filo elicoidale e dall’unico lato accessibile ad esso si possono chiaramente osservare, quasi miracolo della natura, i tritoni alpestri delle Apuane, piccoli animaletti della famiglia delle salamandre, che hanno scelto queste acque così limpide per metter su casa. Un’alga rara di antichissime origini, l’alga Chara, dà al fondo del lago una stupenda colorazione verde smeraldo. È veramente uno spettacolo unico che merita di essere visitato.
Poiché è ancora presto decidiamo di salire verso il Diacceto, una cima cinquanta metri più in alto, dove sorge un complesso di case abbandonate, nonché una cabina elettrica desolatamente in completo sfacelo, che servivano da rifugio ed abitazione ai cavatori che salivano dai sottostanti paesini di Gronda, Redicesi e Casania posti 800 metri più in basso nella valle di Renara.
Vorremmo proseguire fino alla cava Taneta ed alla cava alta Serra delle Rose, ma il percorso impervio e la presenza di ghiaccio ci fanno desistere, per cui decidiamo di tornare al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automezzo. La biglietteria è ancora chiusa pertanto pagheremo la prossima volta.
Scendiamo verso Pian della Fioba, qui lasciamo l’automezzo e saliamo a piedi fino al rifugio Città di Massa, una bella costruzione posta in mezzo ad un’abetaia dove è possibile consumare, in un ampio salone confortevole e ben riscaldato, un pasto caldo.
Ben rifocillati decidiamo di fare un breve percorso ad anello di circa mezz’ora in mezzo agli abeti dopodiché, ormai alle quindici e trenta, giunge l’ora di andare ad assistere al secondo spettacolo della giornata: le Rosse di Sera.
Scendiamo, quindi, fino all’ingresso dell’Orto Botanico dove ci aspetta, unitamente ad altri escursionisti, una guida che ci condurrà fino alla sommità dell’Orto a quota 949. La salita non è particolarmente impegnativa ed il sentiero è ben tracciato e protetto da balaustre.
Arriviamo in vetta e qui, lasciatemelo dire, la visione che ci si presenta è veramente incomparabile; sotto di noi la piana che scende fino al mare ed alle nostre spalle i monti Sagro, Pizzo d’Uccello, Contrario, Cavallo, Tambura, Sella e Macina formano una cornice unica in piena luce sotto un cielo azzurro e terso.
Poi accade il miracolo: man mano che il sole scende sul mare, avviandosi al tramonto, come per incanto, le montagne cominciano a tingersi di un rosa sempre più acceso fino a tingersi di rosso.
È uno spettacolo d’incomparabile bellezza che vorremmo non finisse mai. Poi il sole si tuffa nel mare, tramonta, e tutt’intorno il rosso brillante cede rapidamente il posto al grigio della sera.
Prima che sopraggiunga la notte, scendiamo con ancora negli occhi la luce unica delle Rosse di Sera.