Seconda e ultima parte
L’episodio scatenante è il racconto di un insegnante che, dopo essersi scagliato contro uno studente e averlo preso a male parole, lo ha trascinato via dalla postazione in lacrime, prendendolo per un orecchio davanti a tutti. Tang sa che nel 2018 una ong con sede a New York, specializzata nelle indagini sotto copertura nelle fabbriche cinesi, la China Labour Watch, in collaborazione con il periodico The Observer, ha denunciato il fatto che i precari impiegati alla Foxconn di Hengyang sono il 40 per cento della forza lavoro, cioè quattro volte il limite consentito dalla legge. Difficile pensare che le autorità cinesi non fossero a conoscenza della cosa, ma le ispezioni e le azioni disciplinari in Cina sono rare, soprattutto quando l’azienda sospettata dell’illecito tiene in piedi l’economia di un intera provincia. Così, il risultato dell’articolo è solo un generico impegno da parte di Amazon a richiedere un’immediata azione correttiva ai vertici aziendali.
Tang ha la certezza che l’articolo è nel giusto. I fatti sono sotto i suoi occhi dal 2016, l’anno del suo arrivo a Hengyang. Chiede lumi al suo superiore, il quale gli risponde che ci saranno dei cambiamenti imminenti. Ma nella seconda parte dell’anno l’esercito di precari e studenti si ripresenta, come sempre. L’azienda continua ad infrangere la legge. Il sospetto diventa una certezza quando Tang consulta la rete informatica aziendale. I numeri sono chiarissimi e nemmeno troppo nascosti.
Le vuote promesse aziendali, e l’episodio del ragazzo in lacrime trascinato via per un orecchio, convincono Tang che è il momento di dire basta. Nella primavera del 2019 scrive una lettera alla ong. Il fondatore dell’organizzazione risponde che è pronto a mandare degli ispettori in incognito per verificare la notizia che la Foxconn continua a violare le disposizioni in materia di assunzioni, nonostante i fatti dell’anno precedente, ma che ha bisogno di prove. Per Tang è un gioco da ragazzi procurarsele e spedirle a New York. Nessuno della famiglia, a parte la moglie, sa che cosa ha fatto. Lui sa che potrebbe venir licenziato, ma è disposto a correre il rischio, perché la paga è bassa e la sua carriera non decolla. In cuor suo spera di diventare una specie di Snowden, molto lodato in Cina per aver divulgato le attività illegali di sorveglianza degli Stati Uniti, perché chi denuncia il comportamento scorretto di un’azienda, è tutelato dalla legge sulla concorrenza. Il problema è che il governo cinese e la Foxconn, nonostante sia un’azienda della “ribelle” Taiwan, sono tutt’altro che nemici, perché il suo peso politico è enorme e travalica ogni legge.
Nell’agosto del 2019 esce l’articolo. Amazon reagisce dichiarando una nuova azione di pressione nei confronti della Foxconn, che verrà portata avanti, anche stavolta, ai massimi livelli. L’azienda, da parte sua, licenzia il direttore dello stabilimento, ma avvia un’indagine interna per scoprire chi è la talpa. Una settimana dopo, Tang viene arrestato. Dopo ore e ore di abusi verbali e fisici firma una confessione, come racconterà in seguito. Dieci mesi più tardi, periodo in cui si reca regolarmente al lavoro, scortato dalla polizia e confinato in una sala riunioni, viene nuovamente arrestato e accusato di aver rubato documenti commerciali segreti, e aver causato, di conseguenza, un danno economico alla Foxconn. Tang trascorre i nove mesi che precedono il processo in un centro di detenzione. In aula i legali dell’azienda quantificano il danno economico causato dalle rivelazioni di Tang nella cifra di 1,4 milioni di yuan, circa 180 mila euro. Le argomentazioni del difensore di Tang, secondo le quali il danno non è imputabile alle rivelazioni, bensì al comportamento illegale della Foxconn, e le informazioni divulgate erano accessibili e affatto segrete, non sono bastate.
Il 1 luglio del 2020 Tang viene condannato a due anni di carcere. Poiché dieci mesi li aveva già scontati in attesa del processo, Tang esce nel 2021, ma la sua vita è distrutta. Durante la detenzione – in cui aveva diritto solo ad una telefonata di cinque minuti alla moglie ogni mese – il padre è morto, senza che lui potesse partecipare al funerale. Poco dopo la scarcerazione, anche la sorella muore. Era malata da tempo e Tang è schiacciato dal senso di colpa per non esserle stato accanto quanto avrebbe voluto. Per riabilitare il suo nome, oggi Tang è impegnato in una battaglia legale che, nelle intenzioni dei suoi avvocati, porterà il suo caso difronte ad un tribunale straniero, per costringere la Foxconn a chiedere scusa e risarcirlo del danno inflittogli. Ma, nel frattempo, deve anche trovare un lavoro stabile, e la cosa non è facile. La sua condanna gli impedisce di essere assunto dalle grandi aziende, che svolgono una serie di controlli a livello penale, o di trovare un incarico come quello precedente. Costretto a rincorrere il lavoro, spostandosi da una parte all’altra del paese, oggi Tang è un precario, alla stessa stregua di quelli per cui si è esposto. Il suo coraggio e la sua onestà gli sono costati un prezzo che non tutti saremmo disposti a pagare. Ancora nel 2022, China Labour Watch ha accertato che la Foxconn di Hengyang ha continuato ad avvalersi di precari e studenti ben oltre il limite consentito.
Certe volte, forse, è davvero meglio voltarsi da un’altra parte.
Fonti: The Financial Times, UK (tradotto e publicato in Italia da Internazionale Spa)