Voce graffiante, fisico imponente, impossibile non restare colpiti quando lo si sente cantare: Alessandro Emme è un cantautore toscano con molte cose da dire. È in uscita il suo nuovo singolo e la sua carriera è costellata da progetti e tanti “pezzi” carichi di significati e contenuto. Lo caratterizza la sua voglia di fare: lui agisce e non si lascia vivere. Ho avuto modo di conoscerlo e di vederlo esibirsi, ho ascoltato i suoi testi ed è per questo che ho voluto porgli delle domande. Di lui si capisce subito che non è alla ricerca del facile successo, perchè resta sempre fedele a se stesso e non cede alle leggi del mercato e questo gli fa onore. La sua anima arde di un fuoco che non si può spegnere facilmente. Il panorama musicale nazionale si è accorto di lui e quel che bolle in pentola non posso anticiparlo. Vi lascio alle sue risposte, fatevi voi la vostra opinione. Chi vive di musica e con la musica è un sognatore ed i sogni non vanno spenti, ma alimentati.
Alessandro, quando ha capito che la musica avrebbe fatto parte della sua vita?
Credo che non ci sia stato un momento preciso: è una cosa che si sente, una sorta di magnetismo. L’infanzia avvicina tutti i bambini alla musica, ma per me era qualcosa di più, sentivo il dover e di fare qualcosa per essere protagonista. Trascrivevo testi e cercavo di capirli, anche se, probabilmente, non sapevo neanche cosa significavano, ma a me non importava, volevo solo esserci. Avevo capito che la musica aveva un discreto potere di comunicazione, una specie di grande piazza che unisce le culture. Voglio pensare che sia ancora cosi.
Cosa rappresenta per lei la musica e tutto quello che gravita intorno all’ambiente?
La musica fa parte della mia vita, l’ambiente non fa parte di me. Ho vissuto la musica nei rock club italiani, nelle radio, che mi hanno ospitato e nelle cantine. Oggi si va in studio o si registra dal divano di casa, a me manca molto l’atmosfera di qualche anno fa, mi sentivo molto di più a mio agio. Quello che mi auguro è fare qualcosa per scuotere la situazione e poter far parte di questo nuovo ambiente, nel quale, come cantautore, mi sono appena affacciato.
Cosa vuole esprimere con i suoi brani?
Nelle canzoni si scrivono emozioni, quindi quello che vorrei è farle capire, sentire. Ti racconto un episodio dello scorso anno: ero a suonare in acustico in un pub, non mi aspettavo molto dalla gente, sinceramente, ma, poi, noto un gruppetto di persone. Una di queste piangeva a dirotto. Io non avevo idea di cosa era successo, pensavo a tutt’altro, un litigio che ne so… quando poi mi hanno parlato a fine live e mi hanno ringraziato e salutato sono rimasto contento. La signora che piangeva, in particolare, mi ha abbracciato e non mi mollava più. Ecco quel giorno ho capito che potevo trasmettere ad altre persone emozione. È una forte empatia: secondo me, un artista dovrebbe fare questo. Quel giorno è stato decisamente forte ed è stata una piccola vittoria.
Da cosa trae ispirazione?
Credo che l’ispirazione non si rubi da nessuna parte. Almeno per me è così. Mi cerca e arriva da sola e se non c’è, non ci penso, però mi aiuto con gli appunti, ma solo perché così posso cominciare. Io credo che non siano solo pezzi di vita, mia o di qualcuno. Per esempio, a volte, potrei essere anche negli occhi del cane che passa per strada. Ecco: quella lì è vera ispirazione, una sorta di metamorfosi del proprio ego. Io credo che se puoi trasformarti in qualcos’altro, sei veramente ispirato
Secondo lei a che punto è oggi la musica?
E chi lo sa? Secondo me la musica, oggi, ha perso un po’ del suo essere eterna. Senti un brano, lo spingono fuori ovunque; passano una, due settimane e poi è sparito. Credo che la musica oggi sia in un punto di singolarità: a volte la trovo un po’ sintetica, asettica, compulsiva. È decisamente il ritratto della società, però penso che ci siano artisti giovani molto interessanti.
Ha dei gruppi a cui fa riferimento, o che occupano un posto nel suo cuore?
Eh! Ce ne sarebbero tantissimi. Ne nomino solo tre perché mi si è ristretto il cuore con l’età: Faith no more, Guns ‘n roses e i Queen.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Sto collaborando con un etichetta discografica di Torino: stiamo lavorando molto bene. ma ultimamente vado a rilento perché ho molti impegni famigliari che sono prioritari.
Può parlarcene?
Non posso andare nel dettaglio, ma posso dire che stiamo lavorando a un brano molto forte, nel quale sarò protagonista con un videoclip incredibile. Ci siamo divertiti molto a girare. Per me, che sono solo alla seconda esperienza, c’è stato modo anche di imparare come stare davanti alle telecamere. Uscirà la pubblicità anche nei cinema: non vedo l’ora.
Cosa si sentirebbe di dire ai ragazzi che si approcciano ora alla musica?
Forse di studiare bene bene la musica. Devo dire che, personalmente, non ho studiato molto ma questi, per certi versi, mi ha slegato anche dalle regole prettamente tecniche. Quindi direi loro di studiare solo “abbastanza” .
Quali sono i suoi sogni per il futuro?
Fare musica per vivere e avere una casa fuori città con mia moglie e i figli. Non ho da chiedere molto ai miei sogni, ho già tutto quello che serve, devo solo trovare il modo di poter fare un salto nel vuoto