Isabelle Autissier, la prima donna ad aver completato il giro del mondo in barca a vela in solitaria, nel 1991, è arrivata in Italia per presentare il film “Soudain Seuls”, tratto dal suo romanzo omonimo. Giunta a Firenze, all’Institut français, ha incontrato un pubblico interessato e curioso di ascoltarla. Dialogando anche con l’altra ospite della serata, Audrey Escoubet, pilota di Air France, ha risposto alle domande della giornalista Chiara Dino che ha sottolineato come la posizione della donna nel mondo del lavoro sia ancora svantaggiata, a livelli di numero di assunzioni e di retribuzioni. È stata un’intervista molto interessante, finalizzata a smontare i tanti pregiudizi di genere. La Autissier si è detta grata nei confronti dei genitori che, mai, le hanno posto limitazioni né alla carriera scolastica come ingegnere agronomo specializzato nella pésca, né alle competizioni e ai viaggi in solitaria. In nessuna occasione il suo essere donna è stato un freno agli occhi dei suoi. Ha ricevuto fiducia e ha saputo dedicarsi con tenacia alla vela. Non ha nascosto che, talvolta, lavorando in team con uomini, si è sentita considerata da loro come un peso. Forse è anche per questa ragione che ha deciso di mettersi alla prova con regate e competizioni in solitaria.
Isabelle Autissier si occupa attualmente di navigazioni a carattere scientifico e ospita a bordo della sua barca scienziati e studiosi dell’ambiente marino, come Erik Orsenna, con cui ha realizzato il libro “Verso il grande sud”, il racconto di un viaggio al Polo sud, con preziose annotazioni storiche e osservazioni scientifiche sull’origine geologica dell’Antartide. Isabelle è apparsa una donna decisa, serena, appassionata e molto equilibrata. Lei è anche celebre per un’emozionante avventura con un felice esito: nel 1999 durante la competizione “Around alone”, mentre navigava dalla Nuova Zelanda all’Uruguay, la sua imbarcazione, per un problema tecnico, si è ribaltata completamente in mezzo all’oceano e lei ha dimostrato sangue freddo, prima effettuando le operazioni di routine per chiedere aiuto, poi riuscendo a chiamare i soccorsi, che videro andare in suo aiuto il velista Giovanni Soldini. “Solo un italiano può trovare una donna persa in mare!” ha commentato ridendo la Autissier.
Differenti esperienze hanno permeato la crescita e la carriera della pilota dell’Air France Audrey Escoubet. “Sia mio padre che i miei insegnanti hanno provato a dissuadermi dal diventare pilota- ha ammesso – Gli stereotipi sono duri a morire e permeano il cervello malleabile degli adolescenti”. Dei quattromila piloti di Air France, solo il 9 per cento sono donne (a livello mondiale, meno del 6 per cento). Tuttavia, lei, grazie a costanza e volontà esemplari, è riuscita a diventare capitano e istruttore dell’A320, oltre a gestire la famiglia. Audrey, in verità, ha fatto notare come il tema della cura familiare non venga sottolineato quando si intervista un pilota uomo. A loro non è chiesto come sappiano gestire lavoro e bambini. Ci sono ancora molti cliché da superare. Essere pilota, uomo o donna, non fa alcuna differenza. Poteva esserlo in passato quando i primi veivoli avevano dei comandi pesanti e duri da azionare, non più adesso. Alla Escoubet capita ancora di trovare qualche passeggero sospettoso nei confronti di un comandante donna. “È una situazione divertente – ha detto la Escoubet – mi dispiace solo per quella persona, che non riuscirà a rilassarsi durante il viaggio”. La comandante si è anche augurata che in futuro non le vengano rivolti più quei rari complimenti che riceve per il lavoro svolto, perché questo è, a suo parere, nella stessa misura, frutto di pregiudizio.
Durante l’intervista, grazie ai racconti delle due donne, il pubblico ha sognato, ha viaggiato attraverso il mare e ha spaziato nel cielo. La Autissier è anche attiva ambientalista e presidente della sezione francese del WWF. Il suo amore per la natura è trapelato in tutte le sue risposte: “Mai contrastare la forza del mare, mai andare in direzione opposta degli elementi naturali. È necessario assecondarli se si vogliono evitare conseguenze fatali”. La Escoubet, dal canto suo, si è detta consapevole del grosso impatto ambientale che il traffico aereo ha in tema di inquinamento. Recentemente ha pensato di mettere le sue competenze a disposizione della difesa della natura, pilotando i Canadair nella lotta antiincendio.