TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO 21^ GIORNATA
Juventus Empoli 1 – 1
di Vinicia Tesconi
Maledettissimo Empoli! Giustamente te ne tornerai in B e io spero anche in C che è il posto che ti meriti! Cosa hai ottenuto con quello stupido inutile gol allo Stadium? Solo la soddisfazione di averci tagliati fuori dalla corsa allo scudetto. La tronfia e sempre aiutata da arbitri e fortuna Inter si è già ripresa la pur fittizia classifica e visto che tanto non c’è verso di vederli giocare senza aiutini, sicuramente vinceranno anche il recupero con l’Atalanta, quindi di fatto, noi andiamo a San Siro sotto di 4 punti. E questo fa molto male e forse farà malissimo. Ovviamente ci abbiamo messo del nostro: probabilmente già un po’ troppo convinti della nostra solidità in difesa, al punto da perdere cattiveria e concentrazione e farsi bucare dagli ultimi in classifica. O forse perchè già (per fortuna) disabituati al corto muso e mentalmente convinti di segnare sicuramente più di un gol. Brutta partita, pessimo risultato. Inutile aver sperato nella Fiorentina che, probabilmente, per fare un dispetto a noi, ha perso con l’Inter pure volentieri. E adesso la vedo grama.
Lazio Napoli 0-0
di Pierluigi Califano
Dopo la gita delle scuole medie nei paesi arabi indetta per ripianare i debiti del liceo ambrosiano, torna il campionato giocato dove si dovrebbe giocare, in Italia. Si affrontano in una domenica pomeriggio allo Stadio Olimpico di Roma, la Lazio e il Napoli, ossia la squadra arrivata seconda e i campioni d’Italia in carica. Ci sono varie assenze in entrambi le formazioni e si preannuncia una partita non proprio da ricordare. Il Napoli si schiera con un 3/5/2 tanto caro a Mazzarri che prima della partita saluta Sarri, i due confabulano in toscano, l’allenatore laziale vorrebbe fumarne uno. La gara parte lenta, le compagini si studiano, il Napoli molto difensivo è il pallido ricordo della squadra dello scorso anno, la Lazio non ne parliamo, è la moviola dell’anno passato. Non succede nulla a parte Sarri che cammina per il campo arrivando a Ponte Milvio, per tornare prende il 32 che va verso Piazza Risorgimento. Spero che accada qualcosa, anche che si comprenda per quale motivo si ostini a far giocare Marusic a sinistra, misteri del calcio. Il primo tempo vola via, se così possiamo dire, e come direbbero i tecnici bravi è una grande rottura di zebedei. Una bella tisana per digerire le frappe e castagnole e inizia la seconda frazione dell’incontro. La Lazio parte più veloce, va beh. In ogni caso pressa alto e su un passaggio filtrante Castellanos si produce in una rovesciata meravigliosa che finisce in rete. Grande giubilo, solo che era in fuorigioco, un po’ come quando vince al superenalotto ma ti dimentichi di giocare la schedina. La partita continua e mi ricorda come la scena del film: I mostri, nel quale i pugili stanchi si affrontano e non riescono neppure a colpirsi, con Sarri nel ruolo di Guarnacci. Il campionato della Lazio è una lunga sequela di occasioni perdute, come il tempo che avrei decisamente potuto dedicare ad altre attività. L’Inter scappa e attua l’autonomia differenziata, il nord vince e il centro sud è spettatore non pagante
Genoa Lecce 2-1
di Marco Germelli
Un avversario robustoso come ben temprato acciaio, che già all’andata ci fece molto male, piomba al Marassi con immutata furia e, a forza di cannoneggiare la porta rossoblè in un avvio partita di fuoco e fiamme (sbaglia pure un penalty), alfine la buca e si porta sullo 0-1. Stessa storia dell’andata? Giammai ….oggi ricorre l’anniversario dell’invenzione dei popolarissimi mattoncini Lego. L’ingegneria di cui sono figli ci ha donato un termine oggi talmente pluriabusato da essere a dir poco odioso. Parlo della famigerata “Resilienza”, o capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. Ben lo sapeva, l’inventore di quei mattoncini, che prima faceva yo-yo e li vide passare di moda. Allora usò la plastica di quegli yo-yo per fare le ruotine dei camioncini giocattolo, salvo veder naufragare anche quel tipo di balocchi. E a quel punto, senza perdersi d’animo, inventò quei mattoncini, usando la plastica di quelle ruotine. E non si arrese manco quando la sua fabbrica fu distrutta da un incendio, ma la ricostruì, e con essa edificò un vero e proprio impero che perdura tutt’oggi.
Il Grifo prende esempio e, con lo stesso sorriso apparentemente ebete che caratterizza gli omini del Lego, afferra il match con le loro pure caratteristiche manine a tenaglia, e abilmente lo ribalta, infilando il sesto risultato utile consecutivo. Eh già, la vita è proprio come il Lego: a volte basta riuscire a trovare il mattoncino giusto…sia mai che …🤞
P.s.- il nome “Lego” venne ideato nel 1934 dall’unione delle parole danesi “leg godt”, che significa “gioca bene”. Anche lì sia mai che…🤞
Fiorentina Inter 0-1
di Gianni Ammavuta
E’ finita come tutti i pronostici avevano pronosticato, se no non si chiamerebbero pronostici. L’unica predizione non azzeccata è il punteggio. Perdere 1 a 0, fa sembrare che la partita sia stata combattuta, giocata quasi alla pari. Ma non è così. Nel primo tempo, l’Inter ci grazie due volte. Sull’angolo che segue la seconda occasione sprecata dai neroazzurri, Lautaro si libera della marcatura di Parisi soffiandogli addosso. Parisi, strutturato fisicamente come un come un famoso formaggio spalmabile, viene spostato e cade all’indietro, inciampando goffamente su N’Zola. Le telecamere, impietose, colgono il suo urlo di dolore: “mamma, mamma…mi sono fatto la bua1”. L’argentino dell’Inter ringrazia e gira di testa in rete sul primo palo. La partita dell’Inter finisce qui. Non ci sarebbe niente di male se, dallo stesso punto, iniziasse quella viola. Ci vogliono ben 15 minuti di non-calcio alla Italiano per vedere una parata di Sommer, che alza in angolo un tiro centrale, mezzo ciabattato di Buonaventura. La Fiorentina del primo tempo è tutta qui. L’intervallo al freddo pungente che il meraviglioso pubblico viola si deve sorbire, non deve essere sembrata una punizione adeguatamente severa agli occhi della bislacca compagine fiorentina, perché al ritorno in campo, la squadra è ancora più piccola e malinconica di quanto lo fosse stata durante la prima frazione. L’Inter sbaglia almeno tre palle gol con azioni di ripartenza veloci che le permettono di arrivare in area di rigore facilmente e con una certa libertà di tiro. Visto che il raddoppio non stava arrivando nei tempi previsti, l’Inter decide che è meglio non rischiare di sbilanciarsi troppo alla ricerca del gol e si mette ad aspettare la Fiorentina. Oppure si può dire anche che è la Fiorentina a prendere un certo sopravvento, dipende dai punti di vista. In ogni caso la Viola fa quello che può per spingere e mettere alle strette la retroguardia avversaria. Non che questo porti a chissà quali occasioni, ma alla fine arriva il rigoretto che fa trasalire lo stadio. Sommer esce di pugno e colpisce in pieno NZola, che fa quasi un carpiato in volo prima di rovinare a terra. La palla s’impenna, un viola la colpisce di testa a porta vuota, ma un difensore salva sulla linea. L’arbitro concede l’angolo ma viene richiamato al Var, perchè l’uscita di Sommer sta per essere spedita in questura protocollata come “tentato omicidio”. E’ rigore. Sul dischetto si presenta Nico Gonzalez, al rientro dopo l’infortunio. Nico prende la rincorsa. Nico da un’occhiata al pallone. Nico calcia guardando il portiere. Nico sbaglia. Il suo rigore è un inspiegabile passaggio al portiere, il quale si tutta per bloccare il pallone solo per dare un senso alla frase “Il portiere para il rigore”. Ir resto sono una serie di attacchi alla porta interista che hanno la forza e la lucidità di uno che si sveglia dopo una sbornia.