Quando nel 1964 fu inaugurato a New York il ponte sospeso tra Brooklyn e Staten Island, era il più lungo al mondo. Fu intitolato a un esploratore italiano, anzi toscano, Giovanni da Verrazzano, che aveva vissuto una vita breve e intensa ed era stato il primo europeo ad entrare nella baia di New York, finendo, poi, in modo tragico i suoi giorni. Andiamo con ordine. Giovanni da Verrazzano nacque a Greve in Chianti, luogo dove esisteva l’omonimo castello Verrazzano di proprietà della sua famiglia, nel 1485. I genitori rivestirono incarichi di livello per la Repubblica sotto i Medici. Giovanni era il terzo di quattro fratelli: Bernardo, suo fratello maggiore, era un banchiere a Roma e Nicolò fece parte della Signoria. Giovanni manifestò fin da ragazzo il desiderio di viaggiare ed esplorare il mondo. Raggiunta la maggiore età, intorno al 1506 scelse la carriera di navigatore e si trasferì in Normandia. Nel 1508 partecipò alle prime spedizioni, navigando nel Mediterraneo orientale e fermandosi per qualche tempo al Cairo. Nel 1517 Giovanni da Verrazzano si trovava a Lisbona per assistere alla partenza di un altro illustre navigatore, Ferdinando Magellano. Qualche anno dopo, nel 1521 Giovanni era operativo in Francia e grazie a qualche conoscenza locale, ebbe modo di ricevere da parte del re francese, Francesco I, l’incarico di esplorare la zona tra la Florida e Terranova, al fine di cercare una nuova rotta verso l’Oceano Pacifico. Giovanni da Verrazzano costituì una società di affari insieme ad altri otto mercanti, cinque italiani e tre francesi. La piccola flotta partì nel marzo del 1523 verso occidente, alla ricerca di un passaggio settentrionale verso l’Asia orientale, ma fu costretto a rientrare a causa di violente tempeste che si abbatterono sulle navi e sull’equipaggio. Alla fine del 1523, una nuova spedizione partì dalle isole a sud-est di Madera in Portogallo e giunse, dopo cinquanta giorni di navigazione assai difficile, in prossimità di Cape Fear, il cui nome è già tutto un programma. Giovanni da Verrazzano e il suo equipaggio tentarono di scendere verso sud, ma incontrarono i vascelli spagnoli che erano poco amichevoli e quindi decisero di costeggiare una terra denominata Arcadia, l’attuale Maryland e raggiungere la baia di New York, dove scambiarono il fiume Hudson per un grande lago di acqua dolce. Proseguirono verso settentrione e raggiunsero l’attuale Baia di Narraganset, dove incontrarono i nativi americani e poi, ancora, verso la Baia di Chesapeake e il fiume Delaware. Giovanni da Verrazzano fece un dettagliato resoconto del viaggio e scrisse in volgare italiano al re Francesco I, raccontando di aver, forse, trovato il passaggio per l’Oceano. In seguito incontrò una grande laguna nell’odierna Pamlico Sound che scambiò per l’istmo collegato con il Pacifico. Tornò dal viaggio con un bagaglio di conoscenze nuove da divulgare e il desiderio di raccogliere altri fondi al fine di ripartire per nuove esplorazioni. Nel marzo del 1528, sempre con il supporto economico del re Francesco I, ripartì da Dieppe, un piccolo paese affacciato sulla Manica, alla volta del Sud America, verso Rio de la Plata. Era accompagnato anche da suo fratello Girolamo che era preposto alla stesura una mappa cartografica, oggi conservata nei Musei Vaticani. Il viaggio si concluse in tragedia per Giovanni e altri sei compagni di avventura. Tra l’estate e l’autunno di quello stesso anno, in prossimità delle Piccole Antille, furono attaccati dalle popolazioni indigene che li uccisero e forse si cibarono dei loro resti. Questa seconda parte è sospesa tra realtà e leggenda, come quella che descrive Giovanni da Verrazzano nelle vesti di un pirata al soldo del re Francesco I, intento a depredare le navi spagnole e portoghesi, nei primi anni del 1500. Si possono narrare mille storie e altrettante leggende riguardo all’esploratore toscano. Un dato di fatto certo è che ha vissuto intensamente i suoi anni, senza fermarsi e lasciando quel ricordo misto di verità e mito, come solo i grandi della storia possono fare. Giovanni da Verrazzano morì nel 1528 e riposa forse nelle Piccole Antille o magari è vissuto qualche altro anno trovando in terra quel piccolo angolo di paradiso che tutti cercano. Oggi migliaia di automobili attraversano quel ponte a lui dedicato che è ancora oggi di quel nuovo mondo che gli uomini hanno cercato e trovato, chissà se è stato proprio un bene?