Dopo aver narrato le gesta di sua moglie, la Contessina de’ Bardi, arriva il momento di raccontare la vita e le opere di Cosimo de’ Medici, il Signore di Firenze. Nacque il 27 settembre del 1389, ovviamente nel capoluogo toscano, da Giovanni di Bicci e Piccarda Bueri. Fu educato presso il circolo umanista del monastero dei Camaldolesi. Apprese il latino, il greco, l’arabo e nozioni filosofiche e artistiche. Fu introdotto da suo padre alla finanza, che era un affare di famiglia. Nel 1414 intraprese un viaggio insieme all’antipapa Giovanni XXIII, ossia Baldassarre Cossa, al Concilio di Costanza, indetto per far cessare lo scisma d’Occidente. L’anno seguente, quando Giovanni XXIII venne imprigionato, Cosimo lasciò Costanza e viaggiò in Germania e Francia, tornando a Firenze giusto in tempo per sposare la già citata Contessina de’ Bardi. La svolta per i Medici avvenne con l’elezione a papa di Martino V, divennero i banchieri del papato e principali finanziatori del pontefice. Nel 1420 Giovanni di Bicci si ritirò dall’attività e lasciò la gestione del Banco Medici ai suoi figli Lorenzo e Cosimo. Quest’ultimo fu fautore dell’espansione, quasi un franchising antesignano. Aprì filiali a Bruges, Parigi e Londra e nelle principali città europee. Cosimo finanziò anche le guerre che Firenze e la Signoria intrapresero contro Lucca e altri nemici scelti a caso. Grazie ai contatti con i politici Cosimo, che era davvero spregiudicato, fondò un partito politico, dopo qualche secolo sarebbe stato imitato da uno di Arcore. Grazie alle alleanze famigliari ed economiche, Cosimo de’ Medici seppe intrecciare una serie di coalizioni atte per arrivare al potere, anche se la sua famiglia non veniva considerata nobile. Come sempre accade in politica si fece dei nemici, in particolar modo le famiglie degli Albizzi e degli Strozzi. L’apoteosi della guerra tra famiglie avvenne il 5 settembre del 1433 quando Cosimo fu imprigionato e costretto all’esilio. Il ritorno nell’ottobre del 1434 fu trionfale: i fiorentini preferivano i Medici, molto più aperti e tolleranti, in pratica dei liberisti. Cosimo si premurò di spedire i suoi antagonisti in esilio e divenne Signore di Firenze potendo contare su grande disponibilità economica e la lungimiranza di creare il Consiglio dei Cento che avrebbe dovuto vagliare le leggi prima del passaggio al Consiglio del Popolo. Nel 1439 Cosimo de’ Medici riuscì a far spostare il Concilio da Ferrara a Firenze: era un momento importante, si stava discutendo l’unione tra la Chiesa latina e quella bizantina. Il grande fervore fu propedeutico per gli artisti fiorentini, tra i quali Benozzo Gozzoli che affrescò la Cappella dei magi con dipinti raffiguranti la moltitudine di partecipanti al Concilio. Ci fu un grande sviluppo dell’edilizia pubblica, in particolar modo della cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore ad opera del Brunelleschi. Cosimo de’ Medici si alleò con Venezia contro Milano che era governata dai Visconti. L’apice avvenne il 29 giugno del 1440, quando nella Battaglia di Anghiari l’esercito fiorentino e quello veneziano sconfissero quello milanese, ridimensionando i Visconti. In quegli anni iniziarono a crescere gli Sforza che sarebbero poi stati determinanti nelle alleanze future. Infatti, quando Firenze entrò in rotta di collisione con Venezia a causa di questioni di carattere commerciale e finanziario, Cosimo de’ Medici strinse un patto con Milano grazie al nuovo duca di Milano Francesco Sforza. Iniziò una guerra che si concluse nel 1454, grazie alla mediazione di Cosimo de’ Medici e papa Niccolò V, il quale era già abbastanza scosso dalla caduta di Costantinopoli per mano di Maometto. La pace fu stipulata a Lodi e fu una grande vittoria politica per Cosimo. All’epoca i sessantaquattro anni di Cosimo significavano essere nella età più anziana e lui, come sarebbe poi stato per suo figlio Piero, soffriva di gotta. Cercò di ridurre al massimo i suoi impegni lasciando suo figlio Giovanni alla guida del Banco Medici e Piero come collaboratore in ambito politico. Nel 1463 morì suo figlio Giovanni, che era quello prediletto e poi anche suo nipote. Cosimo de’ Medici entrò in depressione e preparò la sua successione insieme a suo figlio Piero, già malato e Diotisalvi Neroni, uno dei suoi più stretti collaboratori. Fu confortato da suo nipote Lorenzo, che già manifestava un’intelligenza e una maturità fuori dal comune: sarebbe poi divenuto adulto e appellato con l’aggettivo di magnifico. Nell’estate del 1464 Cosimo de’ Medici si ritirò nella sua amata villa di Careggi e lì trovò la morte durante una dissertazione con uno dei membri dell’Accademia neoplatonica, da lui stesso fondata, il suo amico Marsilio Ficino. Malgrado il desiderio dei fiorentini di celebrare Cosimo, il Signore di Firenze, Piero decise di rispettare le volontà paterne per un funerale privato. Cosimo de’ Medici, il signore di Firenze riposa in una tomba accanto alla navata centrale della Basilica di San Lorenzo. La lastra, ad opera del Verrocchio, riporta l’iscrizione: Pater patriae, con chiaro riferimento all’antica Roma e sottolineando il fatto che Cosimo de’ Medici fu l’indiscusso primo Signore di Firenze.