Alla fine dell’ autunno del 2023 è rimbalzata una notizia, in verità di un anno più vecchia, secondo la quale il noto cantante rap statunitense Snoop (Doggie) Dogg, nella sua residenza di Long Beach in California arrivi a consumare dalle 70 alle 150 canne al giorno. A rivelare questo segreto è stata la sua rollatrice di fiducia, Renegade Piranha, intervistata nel programma radiofonico australiano “Kyle & Jackie O Show”. La ragazza, già nota negli ambienti del jet set americano per aver offerto i medesimi servigi di “blunt roller” a divi del calibro di Rihanna, Kid Kudi e Elon Musk, sembra guadagni dai 10 mila ai 50 mila dollari per questa sua abilità. Snoop Dog l’ha descritta con una frase che non lascia dubbi: “È questione di tempistiche, quella motherfucker (termine inglese considerato un grave insulto, riferito a persone cattive e senza scrupoli. n.d.r.) è impeccabile. E quello di rollatrice è il suo lavoro”. In totale sembra che abbia fabbricato più di 450 mila sigarette dal 2016 a oggi. Certo l’artista non ha preso proprio bene questa notizia tanto da risponderle via Instagram con un messaggio abbastanza piccato “Lei dice che fumo. Smetti di mentire. Fumo tutta quell’erba in un giorno. Cosa sono, una fottuta macchina?” Ma alla fine quanto fuma questo artista? Non è dato sapere, secondo i numeri appena citati risulterebbero circa 150 sigarette al giorno che forse sono troppe anche per lui, ma una volta ha affermato di consumarne 81 al giorno. Insomma non si capisce più nulla.
Facciamo allora un passo indietro e ricominciamo il discorso cercando di capire di che cosa stiamo parlando. I ragazzi di oggi lo chiamano bombolone, cannone, carciofone, ma un po’ tutti lo conoscono col nome di spinello. Sembra che questo termine affondi le sue radici nella prima metà del secolo scorso, dal gergo carcerario, perché la sua fabbricazione ricorda un po’ nella forma una spina e altro non è che una sigaretta arrotolata a mano, contenente del tabacco e della marijuana o dell’hashish. Più tecnicamente, se invece della cartina, viene usata una foglia di tabacco prende il nome di blunt. Uno studio condotto nel 2016 da Greg Ridgeway e Beaut Kilmer e pubblicato per conto del National Center for Biotechnology Information, per meglio capire gli effetti dello stupefacente, riferisce che con un grammo si possono fare approssimativamente tre spinelli, il che vuol dire che secondo i numeri sopra citati, tra le mani della rollatrice di professione sono passati all’incirca 150 mila grammi di marijuana, cioè un quintale e mezzo di sostanza.
Secondo la UNODC, il dipartimento delle Nazioni Unite che si occupa di raccogliere i dati sulle sostanze stupefacenti ed i crimini ad esse legati, le cinque nazioni al mondo dove si consuma più cannabis, al 2022 sono: l’Islanda (18,3%), gli Stati Uniti (16,2%) nei quali la vendita è legale solo in 19 stati, la Nigeria (14,3%), il Canada (12,7) ed infine il Cile. In Europa invece la classifica delle prime cinque vede al primo posto la Francia (11,1%) seguita dall’Italia (9,2%) dalla Spagna (9,2%) dalla Repubblica Ceca (8,9%) e dai Paesi Bassi (8%).
Se andiamo a vedere invece i prezzi medi, ovvero quanto può arrivare a costare, attraverso uno studio effettuato nel 2019, prima cioè che il Covid arrivasse a scombussolare un po’ tutti i mercati, la piazza più cara era quella di Tokio, dove, per un grammo di sostanza, si spendevano circa 32,66 dollari con un consumo di circa 1,53 tonnellate l’anno: niente in confronto a New York dove se ne consumano ben 77 tonnellate al prezzo medio di 10,76 dollari al grammo. Curiosando in questa strana classifica troviamo che il prezzo più basso è a Karachi in Pakistan, mentre il consumo totale più basso è a Singapore con 0,2 tonnellate l’anno. In Italia le città più costose sono Milano, con una media di 8,85 dollari il grammo, seguita da Roma 7,86 e Napoli 7,75, mentre per quanto riguarda i consumi Roma troneggia con le sue 14 tonnellate l’anno, contro le sei di Milano e le cinque sempre di Napoli.
Los Angeles, dove la marijuana è legale, incassa ben 55 milioni di dollari sulle vendite, con un gran contributo del signor Dogg a questo punto.
L’ultima domanda che è giusto farsi, però, è: quali sono le conseguenze del fumare questa sostanza? Secondo gli scienziati del National Institute on Drug Abuse di Rockville, il consumo abituale di erba – cinque o più spinelli al giorno, per intenderci – fa sì che il cervello sia meno sensibile alla dopamina, il messaggero chimico associato a sensazioni positive, motivazione e ricompensa. Nel loro lavoro, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori sottolineano che la diminuzione della risposta alla dopamina potrebbe spiegare perché si tende ad abusare della marijuana. Detto in parole povere: l’uso costante induce alla depressione, alla mancanza di stimoli con la conseguente tendenza a non reagire più agli stimoli esterni, di qualsiasi natura essi siano.
Le conclusioni che possiamo trarre da questa storia sono molte, ma tutte convergono su un dato di fatto incontrovertibile: che la marijuana è qualcosa di cui possiamo fare davvero a meno e che, a volte, per essere più brillanti, più creativi, più reattivi verso il mondo in cui viviamo basta poco, magari un po’ di buona musica. Ascoltate Snoop Dogg e decidete voi, alla peggio farà sicuramente meno male di ciò che si fuma.
Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27346327/
https://www.unodc.org/unodc/index.html
https://www.agi.it/estero/cannabis_consumo_marijuana_guadagni-6163477/news/2019-09-10/