Nata come Stupor Mundi, incastonata ai piedi di una splendida catena montuosa ricca di una pietra preziosa che nei secoli avrebbero contribuito ad abbellire il pianeta, una fertile e ampia pianura in grado di produrre frutta, ortaggi e carne, se sapientemente coltivata, il tutto a specchio sopra un mare che più azzurro non è dato pensare, nel tempo sei cresciuta: importanti artisti ti hanno plasmata, scultori, pittori, architetti hanno dato vita a magnifici palazzi, edifici religiosi e statue di rara bellezza, il tutto attorniato da strade e vicoli che ancora oggi testimoniano dell’importanza di tutto il tessuto urbano. Ma molte altre opere parlano del tuo passato valore: la grandiosa costruzione della ferrovia marmifera, con le impossibili gallerie scavate nel marmo, i laboratori, le segherie e gli studi dove i giovani imparavano a modellare la preziosa e bianchissima pietra, due teatri per l’ascolto e il godimento di capolavori usciti dalla penna di menti eccelse.
Chi vi parla è la Veranda di palazzo Lazzoni in via del Plebiscito (già via del Purgatorio) a Carrara, la strada che si trova cinque metri sotto piazza Antonio Gramsci, (già piazza del luogo Pio e poi piazza d’Armi) e giardino del Principe, riconvertita in giardino pubblico fin dal XIX secolo, che, a sua volta, si trova alcuni metri sotto la via Eugenio Chiesa, a sottolineare che Carrara non fa parte della pianura Padana. All’inizio della strada è ancora visibile l’antica Accademia di Belle Arti voluta da Maria Teresa Cybo Malaspina e, ancora, Le Fontane, ricostruzione di Saverio Battani del 1876, in sostituzione della Fonte Antica. Il palazzo in stile neoclassico, a cui un tempo mi pregiavo di appartenere, si trova a due passi dalla chiesa del Suffragio in una zona centralissima della città. Murato sulla facciata lo stemma della città: la Ruota “Fortitudo mea in rota”. Qualcuno sostiene che questo simbolo deriva dal dio celtico Taranis che ha una ruota nella mano sinistra, “ma me ch’a son d’ Carara e a i ho la testa dura a m’ fa pu piaz’er p’nsar che la forza d’l me paes a l’è n’tla rota d’l car che p’r domila ani i ha portat ‘l marm dai monti al mar”.
Avrete certamente notato durante il mio racconto una nota di rammarico. Per capirla basta osservare la mia immagine qui riprodotta: ma vi sembra opportuno che da decenni io sia ridotta in questo stato? Vi sembra logico che in tutta la città abbandoni come il mio siano frequenti, oserei dire la norma? Cosa è accaduto che ha trascinato in un grande degrado la storia e l’importanza di questa città? Le leggende, come si sa, sono una via di mezzo fra la fantasia e la realtà, ma questa è purtroppo pura verità: “L’Arcangelo Gabriele fece notare al Padreterno la troppa cura dedicata alla costruzione di questo sito, questi così gli rispose: o Gabrì t’ha rag’on ma mo a rimedi ai met i Cararain”. E così è stato, fin dal dopoguerra, anziché procedere alla ristrutturazione degli edifici esistenti, si è preferito costruirli nuovi, ovviamente fuori del centro, invadendo con il cemento tutto il territorio dai monti al mare. Credo di non esagerare se parlo di grande speculazione edilizia a tutto danno di ciò che madre natura aveva sapientemente costruito, tanto che il suolo non è più in grado di assorbire violente e sempre più frequenti inondazioni.
Mi dicono che finalmente palazzo Lazzoni è in fase di ristrutturazione, “fusse che fusse…….”, non voglio pensare che anche la sua veranda sia rimessa a nuovo, sarebbe una cocente e insopportabile delusione se così non fosse. Intanto torno ai ricordi di un lontano passato quando, durante la bella stagione, i signori portavano le loro nobili membra a soggiornare in veranda per discutere o leggere di avvenimenti più o meno interessanti, sempre accompagnati da succulente merende e importanti libagioni.
Beh, scusatemi, ho scritto anche troppo ma non ho parlato soltanto per me, ma per una intera città e una comunità che, nonostante la leggenda, meriterebbe più attenzione. Vi attendo tutti in una delle prossime (spero non troppo lontane nel tempo) riesumazioni storiche delle Vasche in via Roma.
Vostra affezionatissima Veranda di palazzo Lazzoni a Carrara.