Eravamo una combriccola di una decina di bambini ed in qualsiasi stagione trascorrevamo le ore libere nei boschi vicino casa, dove ci inventavamo i giochi più disparati. In particolare avevamo costruito una capanna di frasche in mezzo ad un folto canneto di bambù, su un poggio al di sotto del quale c’era una cisterna, da cui, un tempo, le famiglie dei dintorni attingevano l’acqua. Ormai più nessuno la usava e così si era formato un piccolo stagno dove le rane la facevano da padrone. Com’era piacevole in estate, al calar della sera, sentire il loro continuo gracidio. Ci venne un’idea: fare il presepe all’interno del canneto; un presepe tutto per noi! Così ci attivammo: per prima cosa, occorreva trovare il muschio, e quello non era un problema perché il bosco ne era pieno, poi ognuno di noi cominciò a portare da casa alcune statuine; chi portava un pastore, chi alcune pecorelle, chi le oche, chi la stagnola per il laghetto, chi le candeline e così via. Mancavano però i personaggi della capanna: la Madonna, San Giuseppe, il bue, l’asinello e Gesù bambino: non potevamo di certo sottrarli ai presepi di casa. Giornalmente disponevamo di una modesta cifra per comprare un pezzetto di focaccia da consumare a scuola, durante l’ora di ricreazione, così, tutti d’accordo, decidemmo di rinunciare alla merenda, ed in breve tempo riuscimmo a racimolare la cifra necessaria per comprare le statuine mancanti. I più grandicelli di noi s’incaricarono di scendere in città a comperarle. Non avevamo una grande cifra e, anche se le statuine che comprammo non erano altro che fondi di magazzino, per noi furono bellissime. Così cominciò il lavoro: procurammo delle rocce per fare la capanna e piano piano il presepe cominciò a prendere forma, tanto che verso sera l’opera poteva dirsi completata. Era ormai buio: accendemmo con dei fiammiferi, sottratti, anche quelli, all’insaputa dei genitori, le candeline e…vorrei trovare le parole adatte per descrivere i nostri volti illuminati dalla luce delle candeline e rapiti di fronte a tanta commovente bellezza. Restammo così, chi seduto e chi sdraiato a pancia sotto, muti ed incantati ad ammirare il nostro bellissimo presepe in un silenzio irreale. Arrivarono poi inesorabili le voci delle mamme che ci chiamavano; spegnemmo con cura le candeline e, con ancora negli occhi il nostro bel presepe, ci avviammo ognuno verso la propria casa, certi che la sera dopo saremmo stati ancora lì.