Per un politico ambizioso, fare il sindaco di una città relativamente piccola del Canada, che è un paese relativamente ricco, in cui conflitti e tensioni sono relativamente assenti, rappresenterebbe una cosa relativamente attraente. Non per Dan Carter. Quello che, per questo immaginario politico, non sarebbe altro che un incarico transitorio, propedeutico al raggiungimento di obiettivi più ampi, oggi per Daniel significa tutto. E forse di più. Ma nel suo caso non si può parlare di un sogno che si realizza, perché, per un lunghissimo periodo di tempo, la politica è rimasta l’ultimo dei suoi pensieri, un retaggio della suo difficile rapporto con il padre adottivo: le sue priorità erano l’alcol, quindi la droga – o entrambe le cose insieme – e infine la necessità di trovarsi un tetto sulla testa. Per quasi un terzo della sua vita, infatti, l’attuale sindaco di Oshawa, città canadese di 175mila abitanti che sorge sulle rive del lago Ontario, è stato alcolista, tossicodipendente e senza tetto. Il suo viaggio all’inferno è iniziato a soli sette anni, ed è finito quando ne aveva trentuno.
Non c’è fine all’abbiezione umana. Non riusciremo mai a capire in profondità cosa spinge un uomo a violentare un bambino di sette anni in un distributore di benzina, mentre il ragazzino sta cercando di tirare su qualche spicciolo, consegnando i giornali. Cose come queste trasfigurano, in modo più o meno latente, l’esistenza di chiunque. Ma non è stato questo a spingere Dan Carter tra le braccia della dipendenza.
Delle sue origini si sa poco o niente. Le scarne note biografiche che si trovano su Internet parlano di un bambino nato nel 1960 nello stato più ad est del Canada, il New Brunswick, e adottato in seguito da un famiglia di Agincourt, centro rurale inglobato presto dalle protesi periferiche di Toronto. Il padre adottivo è severo e gli nega la sua affettività profonda. L’unica parvenza di legame che si instaura fra i due, sono le discussioni di carattere politico che intrattengono dopo l’ascolto di un programma radiofonico di attualità. Fortunatamente, con i tre fratelli maggiori le cose vanno molto meglio. Il rapporto che si viene a creare è forte, e il piccolo Dan trova in loro lo spirito famigliare che manca alla sua vita di bambino. A scuola Dan manifesta enormi difficoltà, perché è dislessico. Ma il disturbo non gli viene diagnosticato, e i problemi di apprendimento sono interpretati come semplice svogliatezza o mancanza di QI. Il risultato è una condizione di analfabetismo funzionale che lo accompagnerà per moltissimi anni a venire. A 13 anni si registra la “wrong turn” – la svolta sbagliata – della sua vita.
Il fratello maggiore Michael, poliziotto, muore a 28 anni in un incidente stradale. Dan, a lui particolarmente legato, ne rimane completamente sconvolto. Durante il ricevimento allestito per la veglia funebre – stravagante tradizione americana celebrata in centinaia di film – alcuni amici gli fanno scoprire il potere oblativo e lenitivo dell’alcool, spalancandogli le porte dell’autodistruzione. È un percorso che può durare anni, oppure finire prestissimo, tra due bidoni della spazzatura di un vicolo malfamato. Dipende da molte cose, ma soprattutto da quanto aiuto sono disposte ad offrirti le persone che hanno fatto parte delle tua vita, prima che essa diventasse un giro di roulette russa quotidiano.
Dan parla apertamente del suo passato. Non se ne vergogna. Anche perché questo suo background “oscuro” gli è valso la fiducia degli abitanti di Oshawa, che hanno visto in questa sua atipicità curriculare, un patrimonio di esperienza a cui attingere per affrontare i problemi della loro città. Dan confessa che non si è fatto mancare niente della narrazione tipica di una persona affetta da dipendenza. Ha imbrogliato, mentito e persino rubato, causando dolore alle persone che gli volevano bene. Dal funerale di Michael in poi, è stata una lenta, ma inesorabile, discesa nel regno della disperazione.
Dimostrando più della sua età, e sfruttando un’innata predisposizione per la comunicazione e la vendita, a quattordici anni riesce ad entrare nel mondo del commercio al dettaglio. Ma l’alcool e le droghe, si divorano tutto quello che guadagna e, soprattutto, lo rendono inaffidabile. Così salta da un lavoro all’altro, fino a quando nessuno si prende più la briga di assumerlo, e finisce sulla strada. Ma alcool e droga danno a Dan la sensazione di fornirgli quello di cui ha disperatamente bisogno: sicurezza di sé, simpatia, carisma, e soprattutto diluiscono e anestetizzano traumi, delusioni e fallimenti. Senza fissa dimora, senza competenze specifiche, senza capacità, senza istruzione, alcolizzato e tossicodipendente: così Dan Carter ha vissuto fino al 1991, l’anno della seconda svolta. Quella giusta.
A 31 anni, naufrago nel vuoto da lui stesso creato intorno a sé, chiama la sorella Maureen che vive in città ed è una donna d’affari di successo. Lei lo invita a casa sua. Al di là della porta si presenta un uomo svuotato della sua essenza, irriconoscibile. Ma Maureen è una donna pratica e non fa una piega. Vuole ancora bene al fratellastro, e ha le risorse per aiutarlo, ma non cede alla compassione: “Hai due possibilità”, gli intima: “O ti disintossichi, oppure muori oggi”. Dan sceglie di non morire, e Maureen lo mette su un aereo per Los Angeles. Dan resta in clinica per un anno intero, durante il quale il programma di disintossicazione scava a fondo, eradicando le sue debolezze e, di conseguenza, la sua dipendenza. Quando torna in Canada, Dan è un uomo nuovo. Trova lavoro in un centro scommesse, dove un attore gli fa notare che la sua voce sarebbe adatta a fare televisione. Senza esperienza nel settore, praticamente analfabeta, e con il ricordo delle conversazioni con il padre come unica base culturale, riesce a convincere un’emittente locale a fargli condurre un talk-show. Questo sconosciuto dalla voce gradevole e dalla gran parlantina, che mette in difficoltà i politici che intervengono al suo programma, cattura l’attenzione di una rete più grande. All’inizio, come compenso, Dan ottiene una parte degli introiti pubblicitari: il successo è immediato e il Dan Carter Show lo rende una celebrità a livello locale. Grazie ai tanti politici che frequentano il suo programma, il gap culturale si colma velocemente, nonostante che il suo analfabetismo di fondo freni le sue capacità di lettura e scrittura. Ma la strada gli presenta una nuova salita.
Nel 2000 Maureen muore suicida. La notizia ha un impatto devastante, addirittura superiore a quello avuto dalla morte del fratello maggiore, quando era solo un ragazzino. Dan deve, letteralmente, la sua vita a Maureen: l’uomo che è adesso, è nato dalle ceneri di quella figura smagrita e senza speranza che la sorella, nove anni prima, si era trovata davanti e che aveva deciso di aiutare. L’urto emotivo della nuova tragedia, porta alla fine del suo secondo matrimonio, ma Dan non si fa risucchiare dal vortice della disperazione e gli antichi richiami restano inascoltati. Il Dan Carter Show è la sua ancora di salvezza. Il pubblico lo ama e il successo del programma, che aumenta di anno in anno, è la migliore medicina possibile. Fama e conoscenze gli aprono le porte per l’ingresso in politica.
Nel 2014 si candida a consigliere regionale e viene eletto nella contea di Durham. Nel 2018, il grande salto. Dan decide di correre per la carica di sindaco di Oshawa, vincendo al primo turno con il 69 per cento delle preferenze. Quest’anno la storia si è ripetuta e Dan Carter ha ottenuto un secondo mandato, sempre con le stesse percentuali. Il suo programma è da sempre incentrato sulla lotta a due fenomeni sociali che lui conosce fin troppo bene: dipendenza e vagabondaggio. Ma dall’interno, paradossalmente e suo malgrado, Dan si è accorto subito che il sistema di cui fa parte non permette molti margini di manovra; questa difficoltà nella realizzazione di ampi progetti, volti ad una soluzione strutturale di questi problemi, per lui è fonte di una certa frustrazione. Per questo ha dichiarato che non correrà per un terzo mandato, e che una volta smessi gli abiti di primo cittadino, userà la sua esperienza politica e le sue conoscenze per continuare ad occuparsi delle questioni a lui più care. Fino ad oggi non tutte le iniziative intraprese o caldeggiate in tal senso hanno avuto gli effetti sperati. Alcune hanno sollevato dubbi e critiche da parte dell’opposizione, altre si sono rivelate semplicemente inefficaci. In ogni caso, si tratta di progetti perlopiù mirati a cambiare la percezione della gente rispetto ai senza tetto e ai tossicodipendenti, perché è come se queste due categorie di persone fossero invisibili, come se sparissero dai radar della società, per riapparirvi solo in caso di un fatto drammatico. Da un punto di vista strettamente politico, il suo più grande successo è stato, senza alcun dubbio, la riapertura dell’impianto della General Motors, avvenuta nel 2021. Poco prima di assumere per la prima volta la carica di sindaco, nel 2018, la casa automobilistica americana aveva annunciato la chiusura dello stabilimento di Oshawa, che dava lavoro a 2500 persone, e da cui dipendeva l’intera economia cittadina. Senza prendere posizioni di rottura, come invece fanno spesso i politici in questi casi, con l’intendo di ottenere consensi cavalcando il malcontento, Dan si è messo subito al lavoro per far tornare l’azienda in città, e nel 2021, dopo tre anni di trattative, lo stabilimento ha riaperto, portando il numero di dipendenti a 3400 unità, quasi mille in più rispetto a prima della chiusura.
Il sindaco deve amministrare una città nella sua interezza, occupandosi anche di tutte le altre realtà che la compongono, non solo dei senza tetto e dei tossicodipendenti, per quanto importanti siano queste due ultime istanze. Dan ha ancora cinque anni davanti a sé per far coabitare politicamente il dovere di amministratore super partes, con la sua battaglia personale contro il degrado sociale. Non sappiamo se il suo sforzo sarà coronato da successo o meno, ma almeno la buona fede di questo personaggio non è in discussione.
L’uomo che lo ha violentato tanti anni fa, è rimasto senza un nome e non è mai stato trovato.
Fonti: – The New York Times / Stati Uniti (pubblicato in Italia da Internazionale Spa)