di Cristian Samarpan Bertoli e Selenia Erye
Oggi approfondiremo il segno zodiacale con cui l’estate termina: il segno della Vergine…tadadà! aspettavo con ansia questo momento. Sono nata il venticinque agosto di diversi anni fa, il tempo è relativo per me. Mi accorgo di non essere più una ragazza, quando mi chiamano signora. Se non specifico l’età, quando conosco qualcuno, certamente sottolineo che sono nata sotto il segno della Vergine. Una cosa che mi piace molto è che molti scrittori, attori ed artisti, in generale, appartengono a questo segno. Per il resto, ammetto con franchezza, di non avere molta simpatia per il mio segno zodiacale. Spesso gli addetti ai lavori ne elencano i lati negativi o meglio le particolarità più pesanti, come la meticolosità e l’esigenza di ordine. Ordinata non lo sono proprio, meticolosa forse sì: ho un ordine mentale ben preciso, al quale tengo fede. Se ho un impegno faccio di tutto per portarlo a termine. Per il resto lascio la parola a Cristian, ed attendo con ansia di leggere quello che scriverà.
Grazie Selenia per la tua introduzione sempre simpatica e molto colorita. Con il segno della Vergine terminiamo il primo semicerchio dello zodiaco: da qui in poi è come se cominciasse una sorta di “nuovo mondo” costituito da archetipi che fanno un po’ da contraltare a quelli visti fino ad ora. E questo mi dà l’occasione di accennare ad un aspetto interessante della astrologia: ossia le coppie di segni opposti. Dal prossimo articolo, infatti, si potrebbe dire che tratteremo l’altra polarità di ognuno dei segni fin qui trattati (vergine compresa). Partiremo proprio dalla Bilancia, che è il segno opposto all’Ariete, ossia al primo segno con cui abbiamo cominciato, fino ad arrivare al segno dei Pesci, che conclude l’intera ruota dello zodiaco, e che è il segno opposto a quello della Vergine, che porta a compimento il primo semicerchio e che appunto sarà argomento principale di questo articolo. Ognuna delle sei coppie di segni opposti rappresenta un asse con un compito ben preciso, di cui i due segni opposti rappresentano le due polarità, per certi versi, contrapposte, o potremmo anche dire che rappresentano due modi opposti di vedere e di vivere la tematica portante dell’asse. In un’ottica però meno statica e più evolutiva, possiamo considerare il nostro segno opposto come la parte di noi con cui facciamo fatica ad entrare in contatto e che tendiamo a reprimere e a proiettare fuori. In termini psicoanalitici potremmo chiamarla la nostra ombra. E il compito evolutivo di ognuno di noi, da questo punto di vista, sarebbe proprio quello di integrare le qualità del segno opposto, che in realtà sono già dentro di noi. Lo vedremo meglio più avanti, quando parleremo specificamente di questo argomento: per ora mi limito a suggerirvi che potrebbe essere interessante, per esempio, anche solo cominciare a leggere la descrizione del vostro segno opposto, per fare un primo passo verso questo lavoro importante di integrazione. Giacché il processo individuativo, che ci consente di recuperare o costruire una sorta di integrità e realizzare in questo modo al meglio la nostra natura, non è fatto, cercando di escludere o rimuovere le parti di noi che non ci piacciono o in cui facciamo più fatica a riconoscerci, bensì, al contrario, riconoscendo e ricucendo i pezzi del puzzle che siamo, e che, di solito, più ci sforziamo di tenere lontani e nascosti.
Ma passiamo ora ad analizzare meglio e più da vicino le caratteristiche del segno della Vergine, che in effetti, come accennava Selenia nella introduzione, di solito è uno dei segni più incompresi e più tartassati dello zodiaco. E diciamo subito che, innanzitutto, è il primo segno che a mio avviso porta uno sguardo rivolto verso il futuro. A dire il vero, e per essere più precisi, è il primo segno che prende consapevolezza del tempo. Del valore del tempo, della sua incessante e spietata corsa verso il deterioramento e la fine delle cose, e quindi della necessità di programmare, di portarsi “avanti”, di pre-occuparsi, di organizzare e di gestire le cose per tempo. Fino ad ora infatti, i segni di cui abbiamo parlato erano espressione di un periodo particolarmente fertile, come la primavera e l’estate, in cui la natura dona i suoi frutti in abbondanza. In cui tutto cresce e matura spontaneamente, senza la necessità di preoccuparsi di cosa faremo domani. Il segno della Vergine, da questo punto di vista, ha un compito strategico molto importante per la sopravvivenza, direi cruciale. Sente che la “pacchia” sta per finire, sente arrivare il freddo e l’inverno, e per questo sviluppa tutta una serie di qualità utili e necessarie a selezionare e conservare energie e risorse. Non so se sapete che ogni segno è associato a delle parti specifiche del corpo umano, e non a caso il segno della Vergine è associato all’intestino, ossia a quella parte del nostro corpo che ha il compito di separare l’utile dall’inutile, la parte nutriente dalla parte dannosa, ciò che va immagazzinato e conservato da ciò che va scartato. Ecco dunque, una delle qualità principali di chi ha valori importanti in questo segno: la capacità di discriminazione, oltre che un raffinatissimo senso critico, e una naturale predisposizione alla analisi e al riconoscimento a colpo d’occhio dell’errore. Tutte caratteristiche essenziali, se ci pensate, per poter svolgere al meglio, e con meno margine di errore possibile, il compito di sopravvivere all’inverno di cui abbiamo appena parlato. E qui possiamo cominciare, ovviamente, ad intravedere anche alcune delle più probabili difficoltà del segno, che a volte tende a diventare iper critico, cavilloso, esageratamente giudicante e troppo perfezionista. Cosa che, per inciso, raramente ferisce gli altri più di se stesso. Anzi, chi ha importanti valori in questo segno tende molto spesso ad essere più autocritico che critico e più giudicante e severo verso se stesso che nei confronti degli altri. Qui siamo ben lontani dall’orgoglio del Leone: tanto che un altro segno distintivo di chi nasce con il Sole, o con la Luna, in Vergine è l’umiltà. Questo archetipo sa meglio di chiunque altro di non essere perfetto, e vede meglio di chiunque altro tutte le sue pecche, tutte le sue macchie, tutte le sue imperfezioni. E questo aspetto ha due risvolti: da una parte, porta queste persone ad avere una tensione costante verso il miglioramento di sé, e dall’altra una costante frustrazione interiore che, spesso, porta ad un profondo sentimento di inadeguatezza. Del resto, come dice Lisa Morpurgo in un suo celebre libro di astrologia, se ci trovassimo nella condizione di dover costruire una sorta di Arca di Noè spaziale, per cercare nuovi mondi in cui poterci trasferire, questo lavoro lo farei fare solo ad una Vergine. Dominato da Mercurio, questo archetipo ha di solito una intelligenza cristallina e una capacità di analisi impareggiabile. Non gli piacciono le cose troppo vaghe e indefinite. Detesta le cose fatte pressappoco, in modo impreciso e superficiale. Ama invece le cose fatte in modo scrupoloso, attento, accurato. E qui apro una parentesi interessante: per tutte queste caratteristiche e, tenendo conto di quanto questo archetipo abbia a che fare con il tempo, con la dissoluzione e con la fine delle cose, possiamo facilmente intuire perché è spesso associato a tutto ciò che ha a che fare con la salute e con la medicina. Inoltre la Vergine ama sentirsi utile, ama risolvere problemi, trovare soluzioni pratiche, e difficilmente troverete qualcuno più capace nel farlo. Dirò di più: chi nasce con valori in questo segno, per sentirsi bene in qualche modo deve sentirsi utile, deve trovare il modo di mettere al servizio le sue competenze e qualità, che di solito sono sempre al di sopra dello standard. Allo stesso tempo però, deve trovare il modo di fare i conti con il proprio perfezionismo, con la propria tendenza a vedere sempre o soprattutto ciò che non va, ciò che non funziona. Perché altrimenti sarà sempre infelice e insoddisfatto. Troppo rigido per potersi godere un po’ la vita. Deve, in altri termini, imparare a lasciarsi andare un po’ di più, a fare spazio anche a momenti di semplice svago, lasciare un po’ di spazio alla follia, all’indeterminazione, all’improvvisazione, all’imprevisto. Giacché comprendo bene l’esigenza di avere tutto sotto controllo, ma questo semplicemente non è possibile. E le cose più belle e più importanti della vita, infondo, non sono programmabili. Perfino le scoperte più importanti della medicina, se pensiamo alla penicillina, a volte avvengono per “errore”.
Vi ricordo che se avete dubbi, domande o se volete mettervi in contatto con me, potete farlo scrivendo a cristianbertoli@hotmail.it, oppure sui miei canali Facebook e Youtube al nome “Cristian Samarpan Bertoli” dove potete anche trovare altri contenuti di questo tipo