prima parte
È una domenica mattina autunnale, posteggio la macchina in Piazza dell’antico mercato, a Gaiole in Chianti, ho appuntamento con Giorgio Pagni, conoscitore di storia e di storie del Chianti, presidente ad honorem della società di calcio Chiantigiana, capitano di Terziere della Lega del Chianti e convinto sostenitore e difensore del territorio del Chianti Storico. Nel 2020 gli è stato conferito dal sindaco di Gaiole in Chianti, Michele Pescini, il Clante d’oro: un riconoscimento per l’amore, la dedizione e la passione verso il proprio paese e per averne sempre difeso l’identità e le radici storiche. Conosco Giorgio da tanti anni, ma non sono mai stata a casa sua; abita proprio sulla Piazza dell’antico mercato e la sua abitazione è prospiciente al fiume Massellone. Ho chiesto di poterlo incontrare proprio per parlare non solo del Massellone, ma delle sorgenti che sono nella zona della valle del Chianti. Mi accoglie con un gran sorriso appena varco il cancello della sua proprietà e mi fa strada fino al suo studio. Ci sediamo l’uno vicino all’altra sul divanetto; su un tavolino basso ci sono alcuni fogli, sopra ai quali c’è uno schizzo fatto a mano delle sorgenti dei dintorni.
“Ecco, ho buttato giù questa mappa, una cosa veloce eh?!? Ma sicuramente utile per accompagnare quanto sto per dirti.” . Chiedo a Giorgio, prima di percorre le ‘vie d’acqua’, di fare un accenno alla piazza in cui ci troviamo: “La piazza ha questo nome perché il mercato da Barbischio fu portato a Gaiole dopo l’anno Mille, e la piazza si formò a seguito della costruzione delle case che ne determinarono la conformazione. La strada che passa qui di lato per andare a Montevarchi non esisteva. Alla fine dell’ottocento, primi del novecento dello scorso secolo, fu aperto un varco fra le case che chiudevano la piazza e da lì fu fatta passare la strada che c’è oggi. Venne identificata e scelta questa parte nella zona nord del paese per fare il mercato perché c’era una strada importante che andava verso San Donato e Radda, e una che andava a Vertine, che non è quella che facciamo oggi e si trovava proprio davanti a casa mia. Costeggiava una macchia che portava a Cavarchione, poi arrivava a una piccola cappella e infine usciva verso Vertine. Era quindi una strada medievale”. Perciò la strada che facciamo oggi per andare a Vertine, che sale di lato alla Chiesa di San Sigismondo, è più recente? Chiedo. “Una strada c’era, ma arrivava solo alla Pieve di Spaltenna, e finiva lì. L’antica strada che portava a Vertine era una strada in salita, difficilmente percorribile se non con un carro agricolo o con le bestie da soma. Con la caduta dell’Impero Romano la viabilità fu un po’ abbandonata. Impensabile percorrerla con un mezzo di oggi, quindi, come dicevo: solo con le bestie da soma o con carri agricoli”. Questa potrebbe essere la conferma che qui ci sono stati i romani? “Sì, sono arrivati un po’ da tutte le parti, forse anche da Siena perché là c’era una colonia, e anche da Cetamura che era qui sopra. Qualcuno doveva aver fatto anche un po’ di soldi, tanto è vero che è stato ritrovato un cofanetto con 193 monete romane d’argento, proprio a Cetamura.” Cerca fra i suoi appunti, io butto un occhio e leggo ad alta voce: Cetamura 400 anni prima di Cristo… “Il primo insediamento. Nel 1974 il professore che venne a fare i primi scavi datò questo insediamento proprio nel 400 avanti Cristo. Proprio davanti a casa mia c’è la casa più antica di Gaiole, molto probabilmente di impianto romano. Probabilmente Romani scesero da Cetamura, chissà, forse per comodità: era in pianura, e poi ci arrivava l’acqua. Cetamura è la sorgente che si chiama Fontecaresi e dà inizio alle sorgenti del Massellone, ma c’è un altro affluente, il San Donato. Questa è la sorgente del fosso di San Donato, – e mi indica lo schizzo della piantina – che confluisce poi nel fosso chiamato di Gaiole, non Massellone. Secondo quel che dicono le mappe dei Capitani di parte Guelfa, risalenti al 1585, il Massellone è quello che arriva da Barbischio.