foto di copertina di Antonio Carloni
Donatella Tognaccini è nata a Gaiole in Chianti, ricercatrice di storia del territorio chiantigiano e scrittrice, dopo aver concluso il ciclo di studi classici, si è laureata in Lettere all’Università di Siena con una tesi in Storia dell’Arte Medievale. Ha all’attivo molteplici pubblicazioni e la sua ultima fatica letteraria, prossima a uscire, è il libro: “Alle origini del Chianti: il torrente Massellone”.
Professoressa, prima di addentrarci nella sua opera, vorrei conoscere qualcosa di Donatella, per fare questo mi aggancio al titolo del suo libro e alla parola “origini” che mi ha particolarmente colpito: cosa sono le origini per Donatella Tognaccini?
Origini, è una parola che mi piace molto. Mi piace il passato, mi piace la storia e mi piace l’etimologia, che per altro studio molto, in quanto in essa si trova l’origine delle parole. Mi piacciono le lingue antiche, sia quelle che conosco che quelle che non conosco, sono affascinata da tutte le lingue. Quindi sì, l’origine ci riguarda, non solo da lontano, ma da vicino. Spesso, quando mi capita di approfondire lo studio dell’etimologia di una parola capisco, che ogni soluzione può partire da quel significato profondo e antico.
Perché è attratta dalle origini del territorio definito Chianti?
Perché ho fatto vari studi archivistici, storici e storico-artistici sul territorio, che raccontano anche le mie origini quindi, quando studio un castello, una villa, un borgo, vado alle origini, alle fonti, ovvero vado a studiare documenti. E qui accade un qualcosa di veramente interessante, si può osservare come, in parte, ciò che ci è stato tramandato, oralmente, oppure in testi di divulgazione, talvolta non corrisponda a verità. Attraverso lo studio delle fonti documentarie abbiamo la possibilità di correggere errori che sono stati fatti e devo dire che questi errori sono anche molto interessanti. Tutto ciò ci fa capire l’esigenza di tornare alle fonti, quindi alle origini. Per tornare alla sua domanda, il Chianti è interessante in quanto si presta a tantissime scoperte e io ho la fortuna di averlo sotto gli occhi tutti i giorni.
Quanto sono importanti le origini per l’identità di un popolo?
Questa è una domanda non facile. Nel passato, chi viveva in territori lontani dalle città aveva bisogno, proprio da un punto di vista antropologico, di trovare dei legami con altre persone. Avere storia e tradizioni comuni era fondamentale per riconoscersi nello stesso modo di guardare il mondo, per vivere nel quotidiano, per trovare una chiave di lettura nella natura circostante attraverso elementi identitari: storie, chiese, castelli. Oggi, con la globalizzazione molto è cambiato, però questo può essere un valore aggiunto, perché tutti coloro che vivono in un luogo o lo scelgono, desiderano riconoscervi qualcosa che è legato al proprio animo, alle proprie radici, forse lontane, forse anche recuperabili. Perciò, se in questo luogo si ha la sensazione di essere a casa, questa diventa la casa, ecco perché trovare la storia di un territorio può essere trovare le proprie origini. Tutte le origini si perdono nella notte dei tempi e comunque appartengono a tutte le persone che in un luogo si riconoscono. È un sentire legato ai sentimenti.
L’origine è il costituirsi di un fatto, di un evento, di un fenomeno in evoluzione o sviluppo nel corso del tempo. L’etimologia riconduce al latino: origo-originis che proviene dal verbo oriri che significa nascere, provenire, cominciare. Da autrice mi viene da pensare al verbo cominciare e ad esso collego l’inizio di una storia. Per raccontare una storia sono necessari alcuni elementi per costituire lo scheletro che, man mano che si procede nell’evolversi dei fatti, delle vicende, degli sviluppi, tesserà la trama del racconto. Professoressa come si fa per trovare, selezionare e collegare i vari elementi affinché la storia prenda corpo e si sveli al lettore nello sfogliare pagina dopo pagina?
Direi che nel caso del mio saggio sul torrente Massellone mi sono rifatta all’origine della parola ‘storia’, che viene dal greco: ‘historía’ e significa indagine, ed è proprio quello che io ho voluto fare: un’indagine. Inizialmente pensando che il mio fine fosse possibile, ma pensando anche che, forse, fosse superiore alle mie possibilità. Ciò che ho fatto, per raccontare l’importanza del Massellone, è stato mettere in fila le notizie che conoscevo e procedere come se facessi un’indagine, partendo da aspetti che potevano essere dimostrati; oppure per arrivare, comunque, a ipotesi interessanti, forte anche di un sentimento che già da tempo mi portava verso questa impresa. Per quello che ne so, non ci sono pubblicazioni su questo argomento in modo specifico, e questo mi ha dato la spinta per affrontare questo viaggio di conoscenza, perché, in fondo, è stato esattamente come un viaggio alla scoperta di qualcosa. Quando si fa un viaggio si ha una meta e il viaggio è un ‘nostos’, un ritorno a casa. Talvolta, può succedere che la casa non si veda, che sia lontana e si può correre il rischio di perdersi e non ritornare. Io non ero sicura di tornare da questo viaggio con un bagaglio di nuove conoscenze, ma avevo la fiducia nell’intraprenderlo e ho iniziato a farmi delle domande sul Massellone. Il risultato del saggio è proprio la risposta a queste domande, anche sulla base della logica e dell’argomentazione. Infatti è un testo fondamentalmente argomentativo in cui si escludono delle risposte già date in passato sulla base di elementi chiari e inequivocabili. Ho analizzato dove nasce il torrente e ho descritto il suo bacino: aspetti che potrebbero essere, nel tempo, motivo di ulteriori approfondimenti.
Questa non è la sua prima opera di ricerca sul territorio, cosa l’affascina del Chianti?
Il Chianti è un paesaggio particolarmente antropizzato, ricco di storie, racconti, tradizioni. È un libro aperto per chi sa o abbia voglia di leggerlo. Non è molto semplice avventurarsi negli archivi per effettuare ricerche sulle origini delle storie. Il fatto che sia fortemente antropizzato può essere considerato un pregio, in quanto la presenza dell’essere umano in ogni punto di questo territorio ci dice che, per quanto alcuni luoghi possano apparirci selvaggi, di selvaggio non hanno molto. Da questo selvaggio c’è sempre una via di fuga: una casa, un pascolo, uno spazio aperto, tutti aspetti che rappresentano un motivo di salvezza. È un territorio rassicurante. Chi viene in questa terra, sia per turismo che per viverci, vi trova una caratteristica fondamentale: è un territorio a dimensione d’uomo.
Il nome del fiume Massellone potrebbe avere un’origine etrusca?
In molti toponimi e idronimi del Chianti, gli etruschi sono ancora presenti. Se vogliamo vedere cosa gli etruschi ci hanno lasciato di più concreto, oltre ai reperti archeologici, questi sono proprio i nomi di luoghi e fiumi. I nomi nel passato erano fondamentali. Sono rimasta molto colpita dai significati che ho potuto trovare e dalla concretezza degli etruschi: descrivevano con un nome la particolarità di un luogo, perché così facendo, pronunciando quel nome, offrivano un’indicazione forte sul territorio. Il Massellone oggi ci sembra come un nome semplice da capire, ma non è così come appare. Non dobbiamo farci ingannare da somiglianze fonetiche o di parole. Anche in questo caso ho cercato di indagare nei documenti che ho consultato, per trovare qualche segno, qualche traccia, seppur piccola, che potesse offrire delle indicazioni. Che sia un nome antico è sicuro e, considerando che tanti idronimi del Chianti, sono di origine etrusca, perché escludere questa possibilità?
Acqua, sacralità e mitologia, professoressa Tognaccini, c’è un collegamento fra questi mondi?
Sì, il collegamento c’è, la fonte è l’origine. Fonte e acqua nell’antichità avevano un significato molto profondo rispetto a oggi. Pur essendo pienamente consapevoli che l’acqua è importante, oggi possiamo fare un insediamento senza la presenza di una sorgente. Nell’antichità, invece, questo non sarebbe stato possibile: senza una sorgente sarebbe stato impensabile. L’acqua era strettamente legata al territorio, al paesaggio, quindi in tutti questi insediamenti antichi nella nostra zona c’erano delle sorgenti. È naturalmente qualcosa di imprescindibile e di profondo, tanto è vero che, facendo ricerche e studiando il bacino del Massellone, ho pensato non tanto alle ‘vie d’acqua in funzione di’, quanto a tutto ciò che è legato a questi percorsi che sono innumerevoli. Sarebbe necessario fare ulteriori studi ‘in loco’ e andare a esaminare il percorso di ogni affluente, cosa tutt’altro che semplice dato il loro numero. Comunque, questi fossi, questi borri, alcuni dei quali veramente lunghi, ci raccontano tanto e hanno una loro enorme importanza. Oltre all’aspetto utilitaristico, ovvero quello dell’acqua utilizzata per le coltivazioni o per l’alimentazione, l’altro aspetto è legato ai cinque sensi. La sorgente è importante perché è sempre sacra. Poi ci sono sorgenti più importanti di altre: quella del torrente Massellone è una di queste in quanto si trova in un luogo sacro. Non sappiamo perché Cetamura avesse questa connotazione di sacralità, non conosciamo cosa fosse accaduto, forse non lo sapremo mai, a meno di ritrovamenti archeologici particolari, che ci possano dare maggiori informazioni. Sappiamo, però, che fu scelto come luogo sacro, ed essendo un santuario per gli etruschi, era un luogo di enorme importanza. E proprio alla sorgente venivano fatte preghiere e celebrate feste e rituali. Tornando ai cinque sensi, l’acqua-fonte era importante dal punto di vista del tatto, della forza della sorgente che determinava la grandezza dell’insediamento. Oggi, con i cambiamenti climatici, molti affluenti del Massellone sono in secca, e lo stesso fiume ha una portata ridotta, ma nel passato non era così. Io ricordo che fino agli anni ’90, andare nelle campagne significava anche vedere un enorme numero di fonti scroscianti che disperdevano l’acqua in tanti rivoli e polle, utilizzate per esempio per irrigare gli orti. La natura offriva spontaneamente ai contadini l’acqua di cui avevano bisogno. Oggi non abbiamo più lo scrosciare delle sorgenti, il suono del nostro territorio era una sorta di canto, di poesia, di preghiera delle pietre e dell’acqua che generavano una grande suggestione. Quello che abbiamo perso è l’aspetto uditivo e, a mio avviso, è una grande perdita.
Leggendo un libro si trovano spesso delle risposte, ma possono nascere anche delle domande, ce n’è una in particolare che vorrebbe suscitare nei suoi lettori?
Spero che questo saggio possa suscitare delle domande su cosa possiamo trovare, andando in giro lungo gli affluenti del torrente Massellone, per cogliere spunti e per vedere quello che c’è. È probabile, come spesso accade, che il territorio ci nasconda dei tesori che ancora non abbiamo capito come trovare. Sul Chianti ci sono tanti libri, belli e interessanti. Talvolta, però, sono scritti in modo difficilmente comprensibile dalla maggior parte delle persone, trattando argomenti complessi. Sicuramente sono molto importanti per gli studiosi o per chi ha un interesse specifico, tempo a disposizione e capacità di lettura. A mio avviso c’è bisogno, per chi vive nel Chianti, e non solo, di capire il territorio da un punto di vista dell’insieme, perciò ho cercato di dare una visione sinottica dell’argomento. Il torrente Massellone è importante e il mio proposito, in questo saggio, è che i motivi della sua importanza siano conosciuti dalla maggior parte delle persone.
Ha già in progetto un nuovo libro? E se sì, questa volta dove ci porterà?
Al momento no, anche se spesso le cose capitano quando meno ce lo aspettiamo. Se sento che una ‘cosa’, in un dato momento, è importante, allora posso essere spinta a seguire una traccia, si chiama sincronicità. Ogni lavoro comporta un grande impegno e devono esserci motivazioni forti a livello emotivo, ogni volta infatti è proprio come iniziare un viaggio.
Ed è proprio un viaggio quello che la professoressa Donatella Tognaccini ci fa intraprendere e il cui inizio è la parola ‘origine’. Pagina dopo pagina, accompagnati dal fluire dell’acqua, fa sì che il lettore si immerga risalendo verso la fonte per arrivare allo sgorgare della sorgente in un ritorno alle origini che spinge a una ‘rinascita’: una nuova consapevolezza di quanto questo terra ricca di storia, le cui tracce si perdono in un passato antichissimo, ci porti a desiderare di scoprire e conoscere di più, perché è attraverso la storia che ognuno di noi conosce maggiormente se stesso.