foto di Alessandra Pagliai
Bellissime foto quelle di Alessandra Pagliai. Rubate alla strada e al cielo, disegnano la pioggia, il selciato bagnato, i riflessi e anche il parallelo mondo delle ombre, imprescindibili, antitetiche alla luce con cui si mescolano giocoforza per dare corpo e tridimensionalità agli oggetti. Sono tre i temi in cui è suddivisa la personale di Alessandra: le pozzanghere, capaci di esercitare anche sugli adulti un fascino speciale, le ombre, proiettate sui muri, a tracciare linee o silhouette, e la pioggia, di gocce sottili e impertinenti, di ombrelli colorati e asfalti lucidi.
Il vernissage è previsto per giovedì 16 novembre alle 18,30. Da allora fino al 6 dicembre sarà possibile ammirare ben cento scatti della giornalista che, al suo attivo, ha molta conduzione radiofonica, anche a Radio Rai, fino all’esperienza televisiva e web dove si interessa dei problemi del lavoro, dando voce a chi non ce l’ha. Alessandra ama definirsi una “Flaneuse”. “Flâneur”, al maschile, è un termine baudelairiano per indicare l’uomo che oziosamente si aggira per la città, esperendo emozioni. Pagliai racconta: “Grazie alla mia natura di viandante senza meta, esco col cellulare in tasca, come tutti, non con la macchina fotografica, a caccia di immagini. Dunque, leggera col cellulare, uno strumento che può squillare e pure scattare foto appena riconosco un fatto insolito e sorprendente, senza alcuna posa, spontaneo. È proprio lo stupore di quel che vedo senza averlo cercato che vorrei condividere con chi verrà alla mostra, quel che è bagaglio di ciascuno da sempre, ma nella fretta di andare si guarda senza vedere”.
Noi di “Diari Toscani” abbiamo rivolto a Alessandra alcune domande dettate dalla nostra curiosità:
Cosa intende comunicare con i suoi scatti?
Sicuramente, oltre allo stupore, soprattutto quando sorprende la parte migliore di ciascuno, spero anche un po’ di bellezza e pure una carezza.
Lei è anche abile disegnatrice. Nella fotografia l’ aiuta il suo acuto spirito d’osservazione, di attenzione ai dettagli?
A qualche persona le mie foto ricordano quadri, disegni, lavori grafici. Quindi, perché no? Diceva Man Ray: ‘Forse il desiderio di ogni artista è quello di confondere o fondere tutte le arti, così come le cose si fondono nella vita reale'”.
Ricorre alla post-produzione?
Talvolta sì: d’altra parte, usando la nuova tecnologia per scattare foto, perché sottrarmi a questa possibilità? Senza però snaturare ciò che colgo in quell’istante.
Alessandra, lei ama citare una poesia di Louise Gluck, premio Nobel per la letteratura nel 2020 e scomparsa lo scorso 13 ottobre: “Guardiamo il mondo una volta, da piccoli, il resto è memoria”. Cosa la affascina di questo passo?
Mi colpisce questa verità sottesa, credo da ciascuno, che lei ha avuto l’ardire di raccontare. È così per me soprattutto nello sguardo che conservo nel guardare e vedere le pozzanghere, la pioggia e le ombre.
SCATTI SENZA META
Corridoio Fiorentino della Florence University of the Arts
American University of Florence
Firenze – Via Ricasoli – 21
dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 21,00
( chiuso la domenica )
Maggiori informazioni : 055 2658135