TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO 11^ giornata
Bologna – Lazio 1-0
di Pierluigi Califano
Dopo il lunedì si gioca il venerdì sera, sono sempre più convinto che siano le preghiere delle mogli e fidanzate verso la divinità nordica Ikea, per tenere libere le domeniche degli uomini. Si affrontano allo stadio Dall’Ara di Bologna, la squadra locale e la Lazio, sono lontani i tempi delle trasferte, me la guardo dal divano con tanto di plaid che sembro la vecchietta del cacao. La Lazio parte bene, scambi veloci e possesso di palla continuo, che lascia sperare in una serata fortunata per i romani. Il fraseggio continuo è comunque sterile, le occasioni sono poche e il portiere del Bologna potrà rivendere i suoi guanti su Wish. Ci sono cose che non vedrò mai nella mia vita: la cima del K2, le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e un cross decente di Lazzari. Il primo tempo volge al termine e il Bologna ha una piccola occasione che dovrebbe mettere in allarme i laziali, ma de che. Durante l’intervallo ricevo la telefonata di un capo di Stato africano che ha il tipico accento della Garbatella, nun se po’ mai sta’ tranquilli. Inizia la seconda parte e Patric colto da labirintite mentre canta: che anno è, che giorno è, lascia in gioco Fergusson che mette la palla in rete con grande gaudio di Provedel che da buon friulano elenca i santi contenuti nel catalogo autunno-inverno. La Lazio riprende a giocare con passaggi veloci che con il passare dei minuti diventano sempre più lenti. I romani arrivano fino al limite dell’area bolognese e non vanno oltre, credo che si chiami petting calcistico. Le squadre operano dei cambi, ma il gioco continua a essere lo stesso, con il Bologna molto corto e pronto a ripartire. Il tempo di vedere altri cross sbagliati di Lazzari, Immobile che si trascina la palla fuori da solo, Luis Alberto distratto dal libretto di istruzioni del suo nuovo telefono cellulare e l’arbitro dell’incontro che non vede degli interventi palesemente fallosi al limite dell’area bolognese. Finisce la partita, Sarri è sconsolato, io mi faccio prestare l’elenco dei santi da Provedel, Motta felice come una pasqua, anche se di solito Motta fa pensare al natale, ma non era un panettone?
Atalanta Inter 1 – 2
di Ludovico Begali
Sabato ore 18: orario scomodo. Avversario ancor di più. Gasperini pur di farci un torto si taglierebbe le braccia. Primi 30 minuti difficili e con pochi spazi. Appena ho visto Benji l’interista cadere a terra e urlare dal dolore ho sudato freddo. Entra Darmian al suo posto e si procura subito un importantissimo rigore su una grande invenzione di Chala, che trasforma lui stesso. 1 a 0 e fine primo tempo (Benji va ad esultare con tutta la squadra, segno che lascia ben sperare). Dopo 10 minuti della ripresa Lauti (sempre lui) sembra chiudere la partita con una perla a giro. Nemmeno il tempo di festeggiare che, come nostro solito, ci complichiamo da soli la vita, con il complice aiuto di Sozza che non fischia un fallo netto: Dimarco perde palla davanti alla porta con Lookman che serve Scamacca tutto solo e fa 1 a 2. Nonostante il possibile colpo psicologico reggiamo fino alla fine senza troppi patemi. Grande vittoria in un campo sempre ostico. Ora tutti a Salisburgo. Amala.
Fiorentina Juventus 0 -1
di Vinicia Tesconi
Nella mia Toscana ferita al cuore, arriva, per molti, cioè i viola, che son praticamente tutti toscani, anche la ferita del nemico più odiato che viene a vincere in casa loro, in una partita che è sembrata un eterno, spasmodico assalto alla baionetta da parte della Fiorentina. Mi dispiace: per il disastro causato dall’alluvione, per chi ha perso la vita, per chi ha perso la casa, per chi dovrà ricominciare da zero. Qualcuno, compreso il nostro preziosissimo collaboratore tifoso viola, Gianni Ammavuta, ha trovato inappropriata la scelta di far giocare questa partita, tanto da preferire non seguirla e non commentarla, e forse poteva anche essere la soluzione più decorosa, se le logiche del calcio di oggi non avessero, da tempo, perso ogni vago residuo di romanticismo e di rispetto dei valori. Quindi, a parte gli ultras viola della Fiesole, onorevolmente impegnati ad aiutare le popolazioni delle zone alluvionate – peraltro, gli unici che hanno provato a chiedere il rinvio della partita con la Juve – lo stadio Artemio Franchi era comunque pieno fino al sold out, la Federazione non ha minimamente contemplato la richiesta dei tifosi viola e le squadre sono puntualmente entrate in campo alle 8 e 45, come previsto. Bello l’abbraccio iniziale di tutti i giocatori delle due squadre per onorare le vittime dell’alluvione, ma tutto il rispetto per il dramma che si è consumato in Toscana non è andato oltre questo e da quando l’arbitro Chiffi ha dato il fischio d’inizio, i giocatori in campo (e i tifosi sugli spalti) se le sono “date” come in ogni Fiorentina Juve. Un assalto alla baionetta, dicevo, solo che le baionette – tantissime in verità – della Fiorentina erano tutte spuntate. Non credevo fosse possibile fare così tanti tiri e cross in aerea e riuscire a prendere sempre uno dei difensori. Quindi la lettura più immediata della partita sarebbe che la Fiorentina ha costruito molto più gioco della Juve, che invece ha riesumato il più solido e inespugnabile catenaccio dal calcio degli anni settanta. Di fatto, però, la Juve poi ha vinto: di corto muso, nello stile Allegri, e con un gol arrivato al decimo minuto e anche se queste sono cose che capitano nel calcio – fai tremila azioni e non segni mai, gli avversari ne fanno una e fanno gol – la verità è che la Juve ha messo in campo una difesa titanica che non ha mollato mai, nemmeno per un secondo. Le “distrazioni” che ci sono costate quattro gol contro il Sassuolo sono servite da lezione: da allora nessuno con noi ha segnato più e questo non avviene solo per caso o per fortuna. E forse, anche, se crei diecimila occasioni e non ne concretizzi una – e lo fai da tre partite e non solo contro la Juve – probabilmente qualche problema concreto nel tuo gioco ce l’hai. E i tifosi possono continuare a urlare il loro odio contro la Juve, la sostanza non cambia: la Juve vince a Firenze e resta in scia all’Inter. E di questo non posso dispiacermi.