Se pensiamo alla primavera, ci vengono in mente Loretta Goggi e Botticelli. Come evidente, dovendo raccontare di toscani illustri ci soffermiamo su Sandro Botticelli. Alessandro Di Mariano di Vanni Filipepi nacque a Firenze nel mese di marzo del 1445. Suo padre Mariano era un conciatore di pelli e suo fratello Antonio un orefice. Probabilmente il soprannome di Alessandro, in Sandro Botticelli deriva dal gesto di battere l’oro o battigello, che venne cambiato in Botticello. L’apprendistato di Botticelli avvenne nella bottega di Filippo Lippi del quale abbiamo già raccontato le gesta. Le prime opere risentirono dell’influenza di Lippi. La Madonna col bambino e un angelo, del 1465, è un’opera rappresentativa di ciò che sarebbe stata la vita di Botticelli. In quel periodo produsse una serie di Madonne che furono propedeutiche per i lavori che sarebbero arrivati. Sandro Botticelli venne in contatto con Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio e anche loro influenzarono la produzione pittorica dell’artista. La Madonna col Bambino e due angeli, oggi conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte, è un fulgido esempio di quanto il Verrocchio avesse influito sulla formazione di Botticelli. Nel 1470 morì Filippo Lippi e Sandro Botticelli iniziò a operare da solo nella sua bottega. In quello stesso anno lavorò a una spalliera allegorica realizzata per il Tribunale della Mercanzia di Firenze. Riuscì a rappresentare i sentimenti con un marcato linearismo e un ideale equilibrio tra naturalismo e artificiosità. Nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di San Luca, che era la confraternita degli artisti di Firenze, un albo professionale ante litteram. Spinse anche Filippino Lippi, il figlio del suo maestro Filippo a iscriversi e il giovane divenne suo allievo. In quel periodo si avvicinò all’Accademia Neoplatonica e dipinse il San Sebastiano. Il dittico con le Storie di Giuditta e la Scoperta del cadavere di Oloferne, rappresentarono la volontà dell’artista di evidenziare che attraverso la ragione si poteva arrivare al divino e seguendo gli istinti si poteva recedere ai livelli più bassi della condizione umana. Nel 1474 dipinse l’Adorazione dei Magi, un’opera anamorfica, ossia osservabile solo in posizione orizzontale. Oggi è conservata alla National Gallery di Londra. L’influenza neoplatonica divenne sempre più evidente nelle opere di Botticelli. I temi della bellezza e dell’amore divennero primari e nella Venere celeste e nella Venere terrena, l’istinto e la passione furono cacciati verso il basso delle sue opere. Dopo aver lavorato a Pisa, Sandro Botticelli entrò nella cerchia degli artisti medicei. Nel 1480 dipinse il Ritratto di Giuliano de’ Medici, che risentì delle influenze fiamminghe che erano predominanti in Europa. In quello stesso anno Botticelli poté contare su numerosi allievi nella sua bottega fiorentina. Grazie a Lorenzo de’ Medici, alla fine del 1480 Sandro Botticelli si trasferì a Roma per lavorare agli affreschi della Cappella Sistina. Si fermò a Roma per circa due anni dipingendo: le Prove di Mosè, le Prove di Cristo e la Punizione di Qorah, Dathan e Abiram. Tornò a Firenze per la morte di suo padre e rimase in Toscana, anche perché non trovò a Roma il suo ambiente congeniale per la sua arte. Nel 1483 produsse la serie di Nastagio degli Onesti. Si trattava di quattro pannelli tratti da una novella del Decameron, la commissione era di Lorenzo de’ Medici come dono per il matrimonio tra Giannozzo Pucci e Lucrezia Bini. Arriviamo al racconto della Primavera.
Vasari nelle sue Vite, sostiene che vide l’opera verso il 1550 nella villa medicea di Castello. La commissione fu quella di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e il dipinto risentì delle influenze neoplatoniche. L’opera trasmette il volere di Botticelli di rappresentare l’amore carnale e la sublimazione dell’ideale umanistico dell’amore spirituale, in un processo di purificazione. Lo stesso ideale fu rappresentato nella Nascita di Venere, i due capolavori sono visibile a rischio Sindrome di Stendhal, agli Uffizi di Firenze.
La morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 gettò Sandro Botticelli in una crisi mistica profonda, acuita da Girolamo Savonarola e i suoi roghi delle vanità. La scomunica di Savonarola da parte di papa Alessandro VI e il supplizio del frate in piazza della Signoria il 23 maggio del 1498, fecero da spartiacque nella parabola mistica di Botticelli. Le sue opere di quel periodo risentirono del trauma e si dedicò solo a temi sacri. La Madonna Bardi, la Pala di San Barnaba, l’Annunciazione di Cestello, sono capolavori con un più marcato plasticismo e un uso del chiaroscuro che Botticelli non aveva mai sperimentato prima di allora. Nel 1495 dipinse la Calunnia, un quadro allegorico che alludeva alla falsa accusa del pittore antico Apelle nei confronti di Tolomeo Filopatore. Dopo la morte di suo fratello e alcuni lavori per i Medici, la stella di Sandro Botticelli si oscurò nel 1502 quando fu accusato di sodomia. Artisti affermati come Leonardo da Vinci, emergenti come Michelangelo, spinsero Botticelli a ritirarsi a vita privata. Morì il 17 maggio del 1510, in assoluta indigenza. Un artista che ha donato all’umanità capolavori inestimabili è mancato in solitudine e non potendo godere dei risultati del suo genio. Oggi osserviamo la Primavera e ci auguriamo che esista un mondo parallelo dove quando si pensa alla parola primavera ci venga in mente Botticelli e non Loretta Goggi.