foto di Giovanni Viaggi
È, questa, una vera e propria passeggiata che ci porta in un luogo ameno e poco conosciuto delle nostre belle Apuane: la Cascata dell’Acquapendente. Partiamo dunque da Massa verso Seravezza, da qui proseguiamo fino a Ponte Stazzemese per arrivare alla frazione di Volegno, la cui toponomastica deriva probabilmente dal ligure-apuano Belenio, cioè Sole, è un piccolo borgo arroccato alla montagna a quota 438 molto ben esposto e popolato ormai da circa cinquanta abitanti che però arrivano aumentano notevolmente nella bella stagione grazie ai numerosi turisti che qui vengono a godere di aria fina e di belle passeggiate Arriviamo nella Piazza dell’Appalto, adibita a parcheggio e, abbandonata la macchina, cominciamo a salire in paese. Subito lo sguardo si apre sulle montagne circostanti: la Pania della Croce, la Costa Pulita, il Monte Forato, il Monte Nona e la torre verticale del Procinto.
Dal paese si può assistere, nel solstizio d’estate, allo spettacolo del sole che sorge due volte la prima delle quali passando attraverso l’arco naturale del Monte Forato, mentre il 6 dicembre si può assistere al doppio sorgere della Luna.
Cominciamo quindi a risalire il paese per portarci all’abitato di Pruno, 468 metri di quota, attraverso un sentiero ben tracciato dove possiamo ammirare, con una piccola deviazione, un antico “metato” del 1849 ben conservato ed ancora utilizzato adibito all’essicazione delle castagne che qui un tempo costituivano una risorsa alimentare di primaria importanza. Attraversato il grazioso e ben tenuto borgo di Pruno, dal latino prunulus ovvero susino spinoso, dal quale si godono le stesse vedute di Volegno, scendiamo per una ripida mulattiera attraverso i castagni fino a raggiungere, dopo 40 minuti, un antico ponte in pietra di origine romana, con sopra un’edicola dedicata a san Francesco, che attraversa il Canal Deglio a quota 405.
Da qui partono due sentieri per la cascata: uno prima ed uno dopo il ponte. Scegliamo di percorrere il secondo certamente più facile, anche se più lungo ed in mezz’ora circa arriviamo, attraverso un bel bosco di castagni, a quota 525, dopo circa un’ora e quindici dalla partenza. L’ultimo tratto richiede un poco d’attenzione a causa del fondo scivoloso.
Ecco di fronte a noi la cascata che, nonostante la scarsità d’acqua dovuta al lungo periodo di siccità, si presenta in tutta la sua maestosa bellezza. Un tempo alla sua base esistevano due grandi pozze nelle quali si poteva trovare refrigerio nelle giornate più calde; purtroppo l’alluvione del 1996, che tante vittime e tanti danni ha provocato nella vallata, le ha riempite di detriti ed oggi non esistono più.
La cascata è formata da un salto di circa trenta metri dalle acque del Canal Deglio, che è alimentato, a sua volta, del fiume sotterraneo Vidal, nel quale confluiscono le numerose sorgenti che si formano nel sottosuolo del complesso carsico del monte Corchia.
Una breve sosta, un frugale pasto e riprendiamo il cammino di ritorno, che abbandoniamo, però, dopo circa dieci minuti per imboccare un sentiero sulla sinistra che segue un’antica captazione d’acqua. Il sentiero risale poi la montagna fino a scollinare, per discendere, poi, rapidamente ad incontrare il sentiero CAI n°7 che, partendo da Orzale, risale fino a Collemezzana, Foce di Valli, Costa Pulita per terminare al Rifugio Rossi.
Pieghiamo dunque a destra per raggiungere dopo pochi minuti l’abitato di Orzale, che deve il suo nome al fatto che qui un tempo si coltivava l’orzo. Aggiriamo il paese, per risalire ancora a destra lungo la vecchia mulattiera che imbocca la valle del Canal Deglio. Notiamo a sinistra, in basso, una serie di cave, la prima delle quali venne aperta nel 1561, tutt’ora attive dalle quali viene estratta la famosa pietra di Cardoso, ben nota a livello internazionale, di cui ancora si fa largo uso nell’edilizia.
Più in alto incontriamo, sempre sulla sinistra, il Mulino del Frate, prospicente il Canale, nel quale, sfruttando la forza dell’acqua, venivano macinate le castagne raccolte nei boschi circostanti ed essiccate precedentemente nei “metati”. Oggi la macinatura avviene ancora, ma soltanto a scopo didattico. Da qui, dopo una breve salita, eccoci di nuovo sul ponte romano che abbiamo incontrato all’andata; risaliamo verso il paese di Pruno per ritornare in quel di Volegno dove si conclude la nostra interessante e fattibilissima escursione: circa sei chilometri, 420 metri di dislivello, tempo di percorrenza tre ore. La giornata si conclude con un ultimo sguardo ammirato alle montagne circostanti, che alla luce del tramonto, si sono ammantate di rosa.