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Diari Toscani

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I cento anni della Disney e l’omaggio di Pontremoli alla Mondadori editrice di Topolino

DiAlessandro Fiorentino

Ott 17, 2023

Il 16 di ottobre ha compiuto cento anni l’azienda che per generazioni ha rappresentato il mondo dei sogni e della fantasia di milioni di bambini e non solo: la Disney. Nata dal genio visionario di Walt Disney e di suo fratello Roy, sulle ceneri di una precedente avventura imprenditoriale la Laugh-O-Gram Studios, produsse inizialmente una serie di avventure intitolate “Alice Comedies”, un primo tentativo di cortometraggi muti e in bianco e nero, in tecnica mista, nei quali una bambina interagiva con un cartone animato. Dopo aver creato il personaggio di Oswald the Lucky Rabbit insieme al disegnatore Ub Iwerks, per questioni di natura contrattuali (la spiegazione più giusta sarebbe quella che gli fu rubato sotto il naso dalla concorrenza), fu costretto ad abbandonarlo e, per questo motivo, decise di  creare un personaggio tutto suo, che ebbe, in seguito, una fortuna decisamente maggiore. Stiamo parlando di Topolino il cui nome in inglese è Mickey Mouse. Apparve per la prima volta nel 1928, nel cortometraggio “L’aereo impazzito”, a cui seguirono “Topolino Gaucho” e, sempre nello stesso anno, il più famoso “Steamboat Willie”, che lo lanciò definitivamente nell’empireo dei personaggi animati. In questo film Topolino lavora come mozzo in un battello a vapore e viene vessato da Gambadilegno: durante il viaggio,  letteralmente “suona” diversi animali caricati in una sosta in un porto fluviale. Perché lo rese famoso? Perché fu il primo cortometraggio con il sonoro sincronizzato, seppur unicamente per ciò che riguarda la colonna sonora dal momento che i pochi dialoghi presenti erano praticamente indecifrabili. Fu anche il cortometraggio in cui appare per la prima volta Minnie e, appunto,  il burbero e sputacchioso capitano del battello Gambadilegno, che, all’inizio,  venne presentato con le fattezze di un orso e con tutte e due le gambe.

A seguito del successo ottenuto l’azienda si espanse, vennero creati altri personaggi e Topolino, anche grazie al disegnatore Floyd Gottfredson, nel 1930 arrivò sulla carta stampata con una serie di strisce (strips) intitolate “Topolino nell’isola misteriosa”. Nello stesso anno Topolino comparve anche  in Italia, nel settimanale Illustrazione del Popolo, supplemento illustrato della Gazzetta del Popolo con “Le avventure di Topolino nella giungla”. Nel 1932 nacque la rivista a sé stante che prese il suo nome ed era pubblicata dalla Casa Editrice Nerbini, acquisita, nel 1935 dalla Mondadori. Sempre nel 1930, accanto a Topolino, apparve un cane, inizialmente identificato come un chien de Saint-Hubert, che, nel tempo, assomiglierà sempre più ad un bracco o ad un bloodhound. Chiamato inizialmente Rover, divenne per la prima volta Pluto nella storia “Topolino incontra Pluto”. In molti si chiesero il perché di questo nome: alcuni  lo attribuirono alla scoperta del pianeta Plutone (Pluto in inglese) avvenuta nel marzo del 1930, mentre altri autori affermarono di non ricordare cosa li avesse spinti ad affibbiargli quel nome. Ben Sharpsteen, un animatore della Disney, disse in un’intervista: “Pensavamo che quel nome [Rover] fosse troppo comune, così abbiamo dovuto cercarne uno alternativo.  Lo cambiammo in Pluto il cucciolone, ma, onestamente, non rammento perché”.  Si sospetta però che chi decise quel nome dovesse essere un buon conoscitore della lingua latina perché, nel II secolo d.C., Sesto Pompeo Festo nel suo De Verborum Significatione scrisse: “Plauti sono chiamati i cani che hanno orecchie languide e flaccide e che appaiono estendersi più ampiamente”.

Nel 1934, nel cortometraggio “La gallinella saggia”, storia basata sulla fiaba russa intitolata “La gallinella rossa”, apparve per la prima volta Donald Fauntleroy Duck, che in Italia diventerà Paolino Paperino. Già dalla sua prima apparizione, nella quale è il vice presidente del Circolo dei Pigri, mostrò un carattere molto più complesso di quello di Topolino: sostanzialmente pigro e scansafatiche. Dalla successiva apparizione nel cortometraggio “Una serata di beneficienza”, Paperino aggiunse anche una spiccata irascibilità ed una costante frustrazione data dalla sfortuna che sembra perseguitarlo ovunque vada. Mostrò, però, anche delle caratteristiche positive quali la generosità, la lealtà ed un carattere aperto ed amichevole. Paperino venne disegnato inizialmente da Gottfredsson e Al Taliaferro ma fu l’incontro con Carl Barks, l’uomo dei paperi, a segnare indelebilmente il suo futuro e a cristallizzarne la figura. Barks approfondì la sua personalità spostandolo da attore in piccole gag nelle strisce quotidiane, a storie nelle quali, solitamente, era accompagnato dai tre nipotini, ed era il protagonista assoluto. Gli diede  un carattere ben definito tanto che nel tempo si è spesso pensato che Paperino rappresentasse alla perfezione l’immagine dell’uomo moderno con le sue ansie, le sue speranze, i suoi difetti e le sue frustrazioni. In questi ultimi decenni un disegnatore statunitense, di origini italiane, Don Rosa, ha ripreso il lavoro del compianto Barks, rimettendo ordine nell’universo dei paperi e soprattutto risistemando l’albero genealogico, nel quale tutti i personaggi acquistano una loro posizione ben definita nel tempo e nello spazio.

Approfittando di questo anniversario, ho colto l’occasione per raccontarvi brevemente di questi tre personaggi per il semplice motivo che in Lunigiana, esiste uno dei pochi, se non forse l’unico, monumento a loro dedicato. Se vi recate a Pontremoli, poco prima della stazione ferroviaria nel piccolo parco giochi di Via di Porta Fiorentina, esiste una statua dove Topolino, Paperino e Pluto salutano festosamente chiunque  passi loro davanti. La statua nacque come omaggio all’Editore Mondadori che per tanti anni  presentò questi personaggi ai bambini italiani accompagnandoli nella loro infanzia.

In chiusura non posso però esentarmi dal dire che quei tre personaggi sono in realtà portavoce di un complesso e folto universo di soggetti usciti dalla matita e dalla fantasia di Walt Disney e dei suoi collaboratori. Il mio preferito è Paperon de Paperoni (Scrooge McDuck) che nelle vignette italiane è sempre descritto come un personaggio negativo per la sua avarizia, la sua grettezza, la sua impassibilità nello sfruttare Paperino per il suo tornaconto. Sfogliando però le storie ideate d Barks e più tardi da Don Rosa, ne emerge un personaggio tutt’altro che negativo, anzi coraggioso, idealista, testardo, la personificazione del sogno americano. Compare per la prima volta nel 1947 nella storia “Natale a Monte orso” e da personaggio comprimario diventerà quasi subito protagonista principale di storie che lo vedono molto spesso alla ricerca di tesori nascosti o sepolti chissà dove. Don Rosa ne riprende il personaggio in “Ritorno a Monte Orso” dove, citando palesemente l’inizio di Citizen Kane (Quarto Potere) di Orson Wells (1941), a mio parere il film più bello mai girato nell’intera storia del cinema, lo riveste di un carattere romantico ed avventuriero, permettendo anche ai grandi di sognare pur rimanendo bambini.