È un’arte pulita, chiara, distensiva quella di Lolita Valderrama Savage. Paesaggi, nella stragrande maggioranza, ma anche ritratti, colorati, sereni e ben leggibili. Firenze omaggia la pittrice in una personale, “The Journey“, in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio da venerdì 13 ottobre fino al 3 novembre 2024: sessanta dipinti, realizzati in oltre cinquanta anni di lavoro, a rappresentare un viaggio ideale di sensazioni e rimandi lontani, con colori tenui che si alternano a tinte decise, costantemente alla ricerca della bellezza e dell’armonia. Lolita Valderrama Savage è filippina di nascita e americana di adozione, ma, oramai, anche fiorentina dato che trascorre buona parte dell’anno nel capoluogo toscano. Nonostante tragga soprattutto ispirazione dai paesaggi collinari toscani, ha deciso di stabilirsi nel centro di Firenze, in un appartamento studio che si affaccia su Piazza della Signoria, per essere circondata dalle grandi opere del passato. Lolita è arrivata in Italia nel 1973 e a Firenze, grazie ad una borsa di studio, ha frequentato l’Accademia delle belle arti, dove ha avuto come insegnante il pittore Silvio Loffredo. Da allora il suo amore per la città è cresciuto esponenzialmente. Oltre ad essere un’artista eccellente, Lolita ha anche un grande carisma e contagia tutti con il suo entusiasmo. È attiva nel sociale con organizzazioni onlus a favore di bambini, giovani e donne. È un esempio di come l’arte possa essere portatrice di ottimismo e di sostegno. Più volte Firenze la ha omaggiata con collettive o personali: a Palazzo Strozzi, nella Casa di Dante, a Palazzo Medici Riccardi e a Palazzo Bastogi. “La mostra in Palazzo Vecchio di questo autunno è un bellissimo viaggio dedicato alle comunità filippina e americana di Firenze, ma anche a tutta la nostra città – ha detto la vicesindaca Alessia Bettini durante l’inaugurazione – Un racconto che mette al centro il dialogo tra le due comunità, ponendoci di fronte anche a interrogativi e sfide improrogabili su cui tutti noi siamo chiamati, ognuno per la propria parte, a rivolgere lo sguardo. A partire dall’ambiente e della necessità di ripensare completamente il rapporto tra uomo e natura. Per questo voglio ringraziare l’artista, il Corpo Consolare di Firenze, il Consolato Onorario della Repubblica delle Filippine, il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Firenze e le comunità filippina e statunitense coinvolte nel progetto per il contributo che hanno dato alla mostra e che danno alla crescita della nostra città”.
