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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La via Francigena in Lunigiana

DiAlessandro Fiorentino

Ott 10, 2023

Cos’è un pellegrinaggio? È un viaggio compiuto per devozione o per espiazione in luoghi considerati sacri, a seconda della religione a cui si appartiene.  I pellegrinaggi sono presenti nelle tre religioni monoteistiche o abramitiche: per i cristiani è famoso quello di Santiago di Compostela; per  gli ebrei del tempio invece è noto quello compivano in una delle tre feste più sacre Pesach, Shavuot e Sukkot salendo a Gerusalemme – perché da qualsiasi parte si arrivi a Gerusalemme si sale sempre- e che ha dato origine a dei canti devozionali che noi oggi ben conosciamo col nome di Salmi. Per un buon musulmano è d’obbligo fare la Hajj, recandosi almeno una volta nella vita alla Mecca, dove la tradizione vuole che sia nato Maometto. Anche per il Buddhismo esistono pellegrinaggi sacri che comprendono i luoghi più importanti della vita di Gautama Buddha, come  Lumbini, dove nacque, Bodhgaya dove avvenne il risveglio spirituale e Kusinagar dove morì. Insomma ogni religione conserva i propri luoghi dove ogni buon fedele deve o almeno vorrebbe recarsi. Questi viaggi devozionali tracciano dei percorsi che nel tempo sono mutati in vie commerciali vere e proprie, arterie stradali attraverso le quali insieme a frotte di pellegrini sono transitate merci, eserciti, idee. Nella  parte settentrionale della Toscana c’è la via Francigena. In realtà più che un percorso netto vero e proprio, era, piuttosto, un percorso che poteva snodarsi attraverso diverse direttive, che prevedevano un punto di partenza ed uno di arrivo. Anche il più famoso e già citato cammino di Santiago offre più percorsi mantenendo però ben chiari e immutabili, inizio e fine.

Facendo un po’ di storia, la Via Francigena è una via di pellegrinaggio che unisce Roma alla città di Canterbury, attraversando oltre all’Italia, la Svizzera, la Francia e ovviamente il Regno Unito.  Il suo nome significa “strada originata dalla Francia” e cominciò ad essere conosciuta in questo modo dopo che Carlo Magno, su richiesta di Papa Adriano I, scese in Italia annettendo l’Italia settentrionale al Regno dei Franchi. In realtà la via Francigena si inseriva su una strada  preesistente, costruita dai Longobardi che avevano la necessità di collegare Pavia, la loro città principale, ai ducati di Spoleto e Benevento, circondati dai possedimenti bizantini. Questa antica via attraversava gli Appennini dal Passo della Cisa e si allargava nella Val di Magra in direzione di Lucca, prendendo il nome di Via di Monte Bardone dall’antico nome del passo della Cisa: “Mons Longobardorum”.

La prima testimonianza scritta di questo cammino è datata 876 d.C. ed è citata in una pergamena (Actum Clusio) conservata nell’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata, in riferimento ad un tratto stradale vicino a Chiusi, in provincia di Siena. Chi invece ci snocciola tutte le città toccate dalla via Francigena definendone le odierne tappe è un tale Sigerico che da Canterbury si era recato a Roma per ricevere dalle mani di Papa Giovanni XV il Pallio, ovvero il simbolo dell’autorità vescovile e dal 990 al 994, di ritorno presso la sua città descrive, numerandolo, ogni singolo posto in cui si ferma.

Col tempo crebbe di importanza, ma, parallelamente, si moltiplicarono anche altri percorsi di pellegrinaggio per portare i fedeli a Gerusalemme, oppure alla tomba di San Giacomo a Compostela o ancora alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. La via Francigena assunse quindi il compito di snodo tra le varie direttive condividendone l’approdo romano tanto che nel tempo il suo nome venne modificato in Via Romea. Tornando all’elenco fornitoci da Sigerico, troviamo al XXVI Luca (Lucca), al XXVII Campmaior (Camaiore), al XXVIII Luna (Luni), al XXIX Sce. Stephane (Santo Stefano Magra), al XXX Aguilla (Aulla), al XXXI Puntremel (Pontremoli), al XXXII Sce. Benedicte (Montelungo nel Comune di Pontremoli) poi al XXXIII Sce. Moderanne (l’odierna Berceto) e poi su attraverso la Pianura Padana.

Una curiosità: le tappe descritte da Sigerico trovano riscontro in quelle citate nel Leioarvisir (trad. itinerario), ovvero la relazione scritta del pellegrinaggio effettuato nel XII secolo dall’abate Islandese Nikulàs da Munkathvera, che proseguendo per Gerusalemme percorse parte della Francigena.

Una variazione della Via Francigena che da Pontremoli porta a Lucca, prende il nome di Via del Volto Santo perché i pellegrini si fermavano a pregare presso il crocifisso conservato al Duomo di Lucca e che prende appunto il nome di “Volto Santo”. Il suo percorso lunigianese parte da Pontremoli toccando la Pieve di Santa Maria a Venelia (Licciana Nardi), la pieve di Soliera Apuana a Fivizzano, la Pieve di Offiano a Casola in Lunigiana mentre un altro ramo passa dalla Pieve dei Santi Cornelio e Cipriano a Codiponte sempre a Casola in Lunigiana, proseguendo per la Pieve di San Lorenzo a Minucciano inserendosi poi in Garfagnana.

Tutti questi percorsi ed altri ancora sono diventati mete, non solo di fedeli, ma anche di semplici camminatori che possono godere delle meraviglie che i territori offrono: natura, accoglienza, buon cibo e la possibilità di incontrare altre persone che condividono le diverse motivazioni. Non è un segreto che semplici escursionisti abbiano esperienze diverse dal semplice contatto con la natura circostante e forse, coi tempi che corrono, sarebbe più utile mettersi in cammino per trovare proprio quello spirito che in origine diede vita a questi percorsi dell’anima.