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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Girovagando sulle Apuane: Il Monte Gabberi

DiGiovanni Viaggi

Set 20, 2023

foto di Gianni Viaggi

Era un sabato di gennaio, la giornata era bella, ma non era prudente avventurarsi troppo a causa dei sentieri ghiacciati. E allora? Allora si va sul Gabberi!

Emanuele Repetti, illustre geografo carrarese, nella sua opera “Dizionario fisico storico della Toscana” così   descrive il monte Gabberi: “Sperone meridionale dell’alpe di Petrosciana….. che si alza sopra il livello del mare in alto 1895,9 braccia fiorentine equivalenti a tese 561,4”.  Insomma 1108 metri di quota.  Anche Gabriele D’Annunzio ne parla: “Sta nella cruda nudità rupestre il Gabberi, irto qual ferrato casco”. In effetti, il monte Gabberi è una montagna modesta delle Apuane meridionali, che ha il pregio di esser facilmente raggiungibile e di offrire una vista panoramica eccezionale.

Siamo partiti dunque per Camaiore e da lì abbiamo proseguito per Casoli, un bel paesino arroccato sulle colline camaioresi famoso per i bellissimi graffiti che adornano ogni casa, e, da lì, abbiamo raggiunto  la piccola frazione di Trescolli a quota526, dove abbiamo lasciato l’automezzo. Subito sulla destra si trova l’indicazione del sentiero CAI n°106 che abbiamo iniziato a seguire. Dopo un tratto asfaltato comincia il sentiero vero e proprio che presto si fa piuttosto ripido mettendo a dura prova gambe e fiato.

Poi tutto va per il meglio, il sentiero si addolcisce e noi siamo arrivati  in una quarantina di minuti nei pressi della Foce di San Rocchino a quota 801. Tenendoci a sinistra di un grosso muro di pietra abbiamo incrociato il sentiero CAI n° 107 e quindi ancora a sinistra ci siamo incamminati verso il versante sud del monte Gevoli.

  Il percorso è stato veramente agevole e dopo circa venti minuti, superata di poco una grotta modesta sulla destra abbiamo incontrato sulla sinistra un sentiero non segnato, che porta a due grotte ben più imponenti: la grotta della Vulva e la grotta del Tanaccio, meglio conosciuta come grotta del trono del Papa.

Abbiamo deciso di andare a visitarle; una decina di minuti, cinquanta metri di dislivello in basso ed eccoci al cospetto delle due grotte preistoriche, la prima delle quali prende il nome dal suo aspetto esteriore che assomiglia appunto all’organo genitale femminile, mentre la seconda prende nome da una roccia, forse una stalagmite, modellata come fosse un trono, sul quale si narra che sedessero le donne per favorire la fertilità. I loro ingressi sono molto ampi e contornati da una corona di stalattiti di ghiaccio formatisi col freddo della notte. Mentre eravamo intenti nell’esplorazione alcuni di essi, a causa del sole che nel frattempo si era affacciato, le stalattiti hanno cominciato a staccarsi dalle volte per frantumarsi a terra.

Non  volendo rimediare una stalattite in testa  abbiamo abbandonato le grotte e siamo tornati sul sentiero 107. Abbiamo proseguito in falsopiano fino ad incontrare una ripida salita che ci ha  portato, dopo una breve deviazione, ad una bella finestra naturale fra le rocce dalla quale si può godere una splendida vista sulle montagne circostanti.  Ripreso fiato siamo andati avanti: mancavano ancora 200 metri di dislivello.

Il sentiero, dopo aver attraversato un bel prato, si immette di nuovo in una fitta vegetazione. Il sottobosco era ricoperto da un sottile mantello di neve che ci  ha messo allegria, tanto da far volare qualche pallata. Siamo arrivati al Passaggio Hillary, un breve strappo fra le rocce dedicato, con tanto di targa in bronzo, a sir Edmund Hillary il primo uomo a scalare l’Everest. Superata quest’ultima difficoltà anche con l’aiuto delle mani, ma niente di pericoloso, siamo arrivati dopo pochi minuti in vetta.

Il panorama che si apriva era veramente ripagante. Dal Monte Gabberi si gode una bellissima vista sui monti Altissimo, Procinto, Corchia, Pania della Croce, Matanna e Piglione, oltreché sulla piana di Camaiore e sulla costa che va da Livorno al golfo di La Spezia. Si respira un’aria salmastra che mette appetito.

Ci siamo rifocillati. Altri escursionisti erano seduti ad ammirare il panorama ed il cane di uno di questi, approfittando di un attimo di distrazione, ha agguantato con mossa fulminea un succulento panino che uno di noi stava per spazzolare, per dileguarsi  vanamente inseguito. La scena ovviamente ha suscitato l’ilarità dei presenti. Il derubato, nonostante le scuse del proprietario del cane, è rimasto un poco perplesso più per la fame che per altro, ma la gara di solidarietà che è partita spontanea lo ha subito  rasserenato. E così ci siamo divisi da buoni amici tutto quello che avevamo, mentre quel figlio d’un cane è tornato come niente fosse accaduto, leccandosi i baffi.